11. Football Player

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Suono della campanella, mi affrettai a uscire.
Scesi le scale a spintoni e dopo alcune persone che si lamentavano del mio comportamento, riuscii ad arrivare all'ingresso principale sana e salva.
Cercando di evitare la ressa, sentii il telefono vibrare dentro la tasca dei pantaloni, così lo estrassi. Era mia madre che con un altro appuntamento di lavoro, doveva stare fuori città più del previsto. Quasi sorrisi, convinta che data la sua assenza, sarei potuta uscire senza problemi alla festa di quella sera.

Allungai il passo e quando riportai lo sguardo davanti a me, scorsi due ragazzi scambiarsi effusioni. Riuscii subito a distinguere mio fratello, che con poca delicatezza, sembrava scambiarsi un bacio, o qualsiasi cosa ci assomigliasse, con Crystal. Mi irrigidii all'istante. Sapevo che non fosse affar mio, ma nonostante fossi abituata ai cambiamenti repentini in fatto di ragazze, non riuscivo affatto ad ingoiare per quale motivo stesse abbarbicato a lei, tra tutte. E poi cosa, Crystal era stata così veloce a dimenticarsi di Harry? Mi posi altre mille domande, per esempio come avesse fatto a conoscerla, ma questa insieme a molte altre rimasero volutamente dentro la mia testa, represse da una sensazione di voltastomaco.

Ad un tratto sentii una voce provenire da dietro le mie spalle che sembrava chiamarmi. Non mi voltai tentando di evitare eventuali fraintendimenti.

«Dico proprio a te Cinderella!»

Quando però afferrai quel nomignolo, riconobbi subito a chi appartenesse.
Da quando avevo messo piede in quella scuola, tutti i miei amici erano soliti soprannominarmi così, grazie alla mia distinta trascuratezza e disattenzione che ponevo quando tentavo di avere successo nell'ambito scolastico. Anche Ashley lo utilizzava spesso quando aveva intenzione di ferirmi, non capendo però il reale intento giocoso.

Mi fermai, e vidi arrivare dalle mie spalle un ragazzo che conoscevo perfettamente.

«Era ora!» esclamò con un sorriso smagliante mettendosi difronte a me.

«Louis...»

«Cinderella!» continuò lui allargando le mani. Chiusi gli occhi facendo una piccola smorfia.

«Non urlare ti prego, e smettetela di chiamarmi così», gli raccomandai.

«Assolutamente no, ricorda che l'ha inventato il genio qui davanti a te», disse indicandosi da capo a piedi con un ghigno malizioso in volto.
Gli feci un piccolo cenno pregandolo di continuare.

«Stavo aspettando proprio mia sorella, a volte le dò uno strappo e la riporto a casa. Vieni alla festa? Perché ti ha invitata, vero?»

Alzai gli occhi al cielo e risi appena.

«Sì, piuttosto non spargere la voce. Non voglio che in giro si sappia.»

Seguì una lunga pausa. Louis alzò un sopracciglio e capendo al volo la sua espressione dubbiosa mi rassegnai.

«Okay okay, scusa se ho fatto una richiesta stupida.»

«Esattamente Cinderella, molto stupida. Be' allora ci vediamo stasera e non dimenticarti il regalo», mi raccomandò, prendendo un attimo le distanze e dandomi una pacca sulla spalla anche troppo forte, che mi fece sobbalzare.

«Sì ciao Louis», dissi veloce.

Lui mi aveva già dato le spalle, ma al mio saluto voltò appena il viso, accennando un sorriso.
Finalmente potevo incamminarmi verso la fermata del pullman.

«Cindy?»

Avevo un'espressione scocciata, ma quando vidi un bell'esemplare di ragazzo venire verso la mia direzione, il mio volto cambiò leggermente. Teneva un casco da football sotto braccio e indossava una felpa sportiva nera che gli fasciava perfettamente le spalle. Da questo potevo dedurre che faceva parte della squadra di football e che stava per iniziare gli allenamenti pomeridiani.

Trust. [h.s]Where stories live. Discover now