Capitolo 14.

189 21 2
                                    

-arriva sassy oliver yee-

Per fortuna quella sera andai a dormire abbastanza presto, perché mi svegliai in un modo in cui non ero mai stata svegliata. Oliver sykes stava saltando sul mio letto.

"Ma che ore sono?" dissi con un lamento. Alzai la testa e guardai fuori dalla finestra. Era ancora buio. Ma che diavolo?

"le 4 am. Adesso sbrigati, o non faremo in tempo" disse saltellando.

"Ma che cazzo...dove vuoi andare alle quattro di mattina?!"

"Mi avevi detto che saresti venuta con me oggi, ricordi? La sorpresa.." Sorrise.

"Oh, è vero."

Mi preparai velocemente, per modo di dire, e mi trascinò fuori di casa quasi con forza.

"Sì può sapere dove mi porti? Mi vuoi rapire?" Guardai fuori dal finestrino della sua auto, un po' spaesata.

"Woah, calmati. No, non ti dico dove ti porterò, sweetheart. E no, non ti voglio rapire, sono troppo bravo per farlo. Guarda, siamo arrivati."

Fuori era rimasto buio. C'erano dei lampioni lungo la strada, poi, attraversata quest'ultima,...non ci posso credere.

"Il mare!" Esclamai. Mi ricordai di quando ci andavo ogni volta che avevo bisogno di pensare. Okay, forse quello non era il momento adatto.
Oli sorrise, ovviamente compiaciuto.
Mi tolsi le scarpe e attaversai la strada, poi corsi verso la riva del mare, ma non troppo vicino, mentre oli mi urlava di aspettarlo. Quando si avvicinò ci sedemmo sulla sabbia, poi ci guardammo. Scoppiai a ridere. Era imbarazzante.

"Perché mi hai portata qui?" Chiesi. Non fraitendete, non è che mi dispiacesse, però volevo sapere il perchè, tutto qui.

"È semplice, sta per sorgere il sole." Sorrise dolcemente.

Wow, questo ragazzo mi sorprendeva ogni giorno di più.
Rimasimo lì per un periodo indefinito, a parlare di cose a caso, del tempo, di noi stessi, cercavamo di conoscerci più a fondo, aspettando l'alba. Senza rendermene conto appoggiai la testa sulla sua spalla, mentre il cielo si schiariva, diventava di sfumature varie, tra il blu, l'azzurro, il viola, il rosa e il giallo. E il sole era spuntato. Lì, dove quella sfera si incontrava col mare, c'erano alcuni pescherecci, e il riflesso del sole schiariva ancora di più l'acqua.
Passammo qualche ora a fare giochi stupidi, come rincorrerci e lanciarci l'acqua.

"Ora cosa si fa?" Dissi, quasi senza fiato dalla corsa fino alla macchina.

"Beh, dato che sono le 7, direi di fermarci a fare colazione. Andiamo da Starbucks." Disse alzando le spalle.

"Yay" dissi, alzando un pugno in aria e entrai nell'auto.

Arrivati, io presi un cappuccino, mente lui scelse la cioccolata calda. Risi quando notai che la commessa aveva sbagliato a scrivere il suo nome. Lui invece disse che così era più originale, ma lasciai stare.

Tornati in macchina, mise un cd con canzoni di diversi artisti, e per la seconda volta mi dimostrò di avere un buon gusto musicale.
Guardavo fuori dal finestrino, immersa nei pensieri. Mi girai verso di lui. Lo osservai. Aveva i capelli scompigliati da solita persona trasandata, gli occhi color cioccolato fissi sulla strada. Avrei davvero voluto sapere quale era il significato di ogni singolo tatuaggio che aveva in corpo. Ad un tratto si girò verso di me, e subito distolsi lo sguardo. Forse si era accorto che lo stavo guardando? Diavolo penny, sei sempre stata imbarazzante, fin da quando sei nata. Arrossii un po', potevo quasi sentire che stava sorridendo. Tornò a guardare davanti a sé.

"A cosa pensi?"

"Uh, niente." Dissi piano.

Rise leggermente. "Certo."

Adesso, solo la musica del cd riempiva lo spazio, e continuai a guardare fuori.

"Avanti penny, ti puoi fidare di me. Non ti giudico." Disse.

Adesso ero io quella che rideva. "Ti interessa così tanto?"

Lui alzò gli occhi al cielo, ignorando la mia domanda. Voleva davvero che rispondessi.

La fortuna era dalla mia parte, perché eravamo arrivati...uhm. In centro!

"Perché siamo qui?" Chiesi.

"Fai così tante domande penny", ghignò, "questa è la zona più frequentata dai turisti, quindi noi gli daremo un po' fastidio."

E così anche la mattinata volò via, rovinando le foto delle persone e cercando di fare degli scherzi ai bambini.
Pranzammo sulla collina, mangiando la pizza e guardando le nuvole.
A volte oli faceva delle battute, a volte io lo prendevo in giro.

"Smettila, mi fai sembrare un idiota!" Rise.

"Nessuno può farti sembrare più idiota di quello che sembri. Non puoi essere più idiota di quello che sembri!" Osservai.

"Okay, questo però era cattivo." Disse, mettendo il broncio. Risi e lo abbracciai. Giuro che a volte era un bambino.

///

Dopo esserci intrufolati in un palazzo, aver lanciato nel cielo dei palloncini e mangiato un gelato, stava arrivando la sera.
Eravamo nel giardino di oli a sparlare delle persone della scuola, quando lui si alzò e mi chiese di seguirlo. Cercai di corrergli dietro, attraversò i due piani di casa sua finché non arrivammo sul tetto.

"Mi sembra giusto che, come abbiamo visto l'alba insieme, anche adesso potremmo vedere il tramonto." Disse, scompigliandosi i capelli più di prima. Mi guardò come per cercare una risposta, e annuii sorridendo.

-ho scritto per una settimana ogni giorno uff
Quindi at least fatemi sapere cosa ne pensate☆

Ps: vi auguro un buon 2016 yay-

Uknown // oli sykesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora