Capitolo due: Sorprese 驚き

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-Inolya, vieni a tavola!
Inolya si precipitò in salone dove i suoi genitori la attendevano per mangiare, accomodandosi in fretta accanto al kokatsu con le mani bianche poggiate sulle sue ginocchia scoperte dall'abito o azzurro che indossava.
Era la sua prima sera a Tokyo ed era molto stanca. D'altronde, il fuso orario era diverso rispetto a quello al quale era abituata.
Inolya si sedette e si mise a guardare fuori la finestra che dava su un piccolo ma curato giardino antistante la loro abitazione.
La loro casa era situata in un quartiere non troppo rumoroso, c'erano diverse scuole medie e superiori e anche un bel fiume poco lontano, come aveva avuto modo di osservare dal balcone.
-Inolya, ci sei fra noi?
La ragazza scosse la testa e notò che i suoi genitori l'avevano richiamata per tre volte.
-Stavo dicendo -mormorò suo padre, masticando un onigiri -che ti ho acquistato la divisa della Royal Academy. Ti starà bene, è la taglia più piccola che avevano in sartoria!
Inolya annuì, sorridendo, e continuò a piluccare le polpettone di riso che sua madre aveva preparato guardando le sue gambe, perché erano seduti per terra accanto ad un tavolino basso, cosa che si usava fare molto nei Paesi orientali. Era molto minuta, tanto che a volte la scambiavano per una bambina di undici anni mentre ne aveva quasi tre in più.
Finì di mangiare e salì in camera sua, portando con sé la divisa che suo padre le aveva lasciato sul divano.
Se la provò e girò su se stessa davanti allo specchio incastonato nell'armadio, sorridendo di nuovo.
Oltre all'altezza immatura ed acerba che la caratterizzava, Inolya aveva anche un carattere infantile, da vera bambina. Era molto dolce, non le era mai uscita una brutta parola dalla sua bocca ed era talmente timida che a scuola, in Cina, non aveva nemmeno avuto molte amiche, al massimo una o due.
Inolya era timida per la propria natura, ma anche una permanenza forzata in casa fin dalla sua infanzia l'aveva spinta a rinchiudersi in se stessa più di quanto già non facesse. I suoi genitori iperprotettivi, infatti, si erano assicurati che la ragazza rimanesse sempre in casa con la donna delle pulizie, che lei si era abituata a chiamare balia, poiché avevano paura che potesse subire qualche agguato poiché la Cina era un Paese grande, caotico e spesso violento anche nei suoi distretti minori. Inolya desiderava molto uscire da sola, ma lo faceva sempre con i suoi genitori e per poche ore. Inolya però non si era mai posta il problema di ribellarsi né di insistere sul motivo della situazione che la vedeva quasi come una prigioniera nella sua stessa abitazione: a lei stava bene così, dopotutto.
Prese la sua chitarra, ancora con la divisa addosso, ed uscì distrattamente fuori dal suo balconcino, iniziando a suonare una melodia che aveva composto tempo addietro. Sorrise, perché era la prima volta che le usciva così bene un'armonia improvvisata.
Ad un certo punto, però, una finestra della casa accanto alla sua si aprì ed un uomo strillò con violenza:
-E smettila con quella chitarra, cerchiamo di dormire!
Inolya portò la mano alla bocca e abbassò la testa, perché non si era accorta di essere uscita fuori. Non era certo come il suo vecchio paese in Cina, abbastanza piccolo ma comunque solare e amichevole. Nelle grandi città funzionava così.
-Sei molto brava.
Una voce la fece sobbalzare di nuovo ed Inolya iniziò seriamente a preoccuparsi di aver causato del disagio ai suoi vicini.
Un ragazzo dai capelli castani incolti e sbarazzini tenuti su da una fascia arancione la stava osservando dal balcone di fronte, sorridendo ampiamente e dileguando parte della paura della fanciulla bionda.
-Ciao, io sono Mark Evans e ho quattordici anni. Frequento il primo anno di medie superiori alla Raimon Junior High. Tu sei nuova qui? Non ho mai visto nessuno abitare nella tua palazzina!
Inolya non ebbe il coraggio di rispondere sul momento e arrossì così vistosamente da avere il timore di essere diventata un peperone.
-Ehm..ecco..-
-Tranquilla, ho capito che sei timida. Un momento, ma quella è la divisa della Royal!
Annuì piano, stringendosi nelle spalle e con una mano afferrando la gonna nel suo piccolo pugno.
-Ah...immagino che tu debba andare alle medie inferiori, no?
Com'era possibile che un ragazzo più grande stesse parlando con lei?
Il suo viso si imporporò ancora di più e si rifugiò dentro la sua camera, tirando dietro di sé le tende e buttandosi sul letto con il fiatone.
Era troppo, troppo timida.
E poi, chissà perché il ragazzo aveva esibito una strana espressione quando aveva saputo che lei era iscritta alla Royal. Il giorno dopo sarebbe stato il suo debutto nel nuovo istituto.
Pensò, addormentandosi lentamente per le emozioni che quel posto continuava a regalarle ed ascoltando il battito del proprio cuore, che comunque la divisa avrebbero potuto farla blu. Il verde petrolio era un colore orribile.

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