Capitolo sette: Ricordi e Punizioni 思い出と罰

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-Mamma, sono tornata!
Inolya si sfilò le scarpe ed entrò in casa, andando in camera sua per potersi togliere la divisa e posare i libri di scuola.
-Ciao, piccola. Tutto bene nella nuova classe?
-Sì mamma. Ho trovato un nuovo amico, credo, si chiama Ben.
Inolya evitò di raccontare alla madre il piccolo incidente con il preside e, facendo dondolare i piedini nudi, prese la chitarra.
Fumiko sorrise nel vedere la sua bambina finalmente fare amicizia con qualcuno che non fosse già figlia di amici di famiglia, e soprattutto con un ragazzo.
La lasciò sola, consapevole di aver fatto la scelta giusta e di aver scelto per il bene della sua bambina. In realtà, non sapeva di essere andata totalmente contro ogni suo desiderio.
Quando la madre uscì dalla sua stanza, Inolya accordò la sua chitarra e prese la sua agenda azzurra, il suo colore preferito, e frugò fra le pagine.
Estrasse un foglio, lo mise davanti a lei ed iniziò a suonare, a provare e a riprovare, perché quella melodia era particolarmente difficile.
Inolya seguiva studi di musica fin da quando aveva cinque anni ed era grazie ad essa se riusciva ad esprimersi e a comunicare.
Inolya amava suonare e scrivere nella sua agenda per sfogarsi e per aiutare se stessa ad articolare i suoi pensieri. Quella melodia, su cui si esercitava da quando aveva undici anni, era il suo punto fisso ogni giorno perché non riusciva ad eseguirla, ma la trovava stranamente familiare, come se fosse qualcosa di recondito in cui avrebbe potuto perdersi per sempre.
Amava lasciarsi cullare dalle prime note di quella pagina di musica, anche se doveva ancora completare la sua esecuzione.

Ben's point of view.
A scuola, in un luogo che non poteva essere definito né una palestra né uno stadio, circa venti studenti si stavano allenando duramente sotto la guida inflessibile di Jude Sharp, capitano della squadra e fiore all'occhiello di Ray Dark, che amava esibire la sua creazione in qualsiasi momento.
Quando il famigerato allenatore arrivò, Jude fece sospendere gli allenamenti e si avvicinò per ottenere nuove istruzioni sul da farsi.
La loro infatti non si poteva definire una squadra vera e propria, come la Raimon di Mark Evans, loro acerrima nemica, ma piuttosto un agglomerato di giocatori spietati che combattevano insieme, ma allo stesso tempo ognuno per la propria strada, per un unico obiettivo: la vittoria, da ottenere a qualsiasi costo.
-Comandante, gli allenamenti stanno procedendo bene.
Già il fatto che l'allenatore della squadra venisse chiamato in modo formale comandante testimoniava come la Royal Academy fosse più un esercito che un team di giocatori affiatati ed uniti da uno spirito fraterno di amore per il calcio.
Ray Dark sbatté un piede a terra e, attraverso i suoi occhialetti scuri, riuscì con una sola occhiata ad intimorire i suoi giocatori.
-C'è stata una ragazzina prima, qui nei nostri corridoi. Chi ha osato lasciarle libera la strada?
Tutti si guardarono perplessi e Jude rispose:
-Nessuno, signore. Non avremmo mai avuto l'ardire di disobbedire ai suoi ordini.
-E invece l'avete fatto! Lei non sarebbe mai riuscita ad arrivare qui senza il mio o il vostro consenso!
La voce cupa del preside inondò la palestra e le orecchie dei giocatori atterriti.
-Allenamenti più duri fino a questa sera. E guai a voi se parlerete ancora con una qualunque ragazza o anche ragazzo della scuola. Sapete bene di cosa posso essere capace - ghignò.
Detto questo, girò i tacchi e se ne andò.
Non avrebbe mai rivelato il vero motivo della sua ira, Ben lo sapeva bene.
Intanto, fra i giocatori già esausti, serpeggiava un profondo astio. Ben, il nuovo amico di Inolya, sospirò, conscio del fatto che era colpa sua e che sicuramente era stata la biondina a mettere nei guai la squadra e la sua incolumità, tanto che ora non avrebbe più potuto avere un qualsiasi genere di relazioni all'interno della scuola.

Ray Dark's point of view.
Le scarpe nere laccate di Ray Dark producevano un rumore sinistro calcando il pavimento di metallo duro e freddo che conduceva al suo ufficio, anch'esso oscuro e cupo.
Portò le mani nei capelli e si sedette, non appena fu certo di essere completamente solo.
I ricordi gli facevano male e non solo a lui, ma anche alle sue ambizioni e ai suoi progetti.
Al pensiero delle scuole che aveva fatto cadere sotto la sua egemonia tramite la Royal si sostituiva lo sguardo impaurito della piccola ragazza bionda che aveva soccorso già tre volte durante l'anno.
Inolya l'avrebbe fatto uscire fuori di senno.
Era un tarlo continuo.

"𝔓𝔞𝔭à!"𝔏𝔬 𝔰𝔤𝔲𝔞𝔯𝔡𝔬 𝔱𝔢𝔫𝔢𝔯𝔬 𝔢 𝔦𝔫𝔫𝔬𝔠𝔢𝔫𝔱𝔢 𝔡𝔢𝔩𝔩𝔞 𝔟𝔞𝔪𝔟𝔦𝔫𝔞 𝔠𝔬𝔪𝔲𝔫𝔦𝔠𝔞𝔳𝔞 𝔞𝔩 𝔫𝔢𝔬 𝔤𝔢𝔫𝔦𝔱𝔬𝔯𝔢 𝔩𝔞 𝔣𝔢𝔩𝔦𝔠𝔦𝔱à 𝔡𝔦 𝔞𝔳𝔢𝔯 𝔰𝔢𝔫𝔱𝔦𝔱𝔬 𝔭𝔯𝔬𝔫𝔲𝔫𝔠𝔦𝔞𝔯𝔢 𝔮𝔲𝔢𝔩𝔩𝔞 𝔭𝔞𝔯𝔬𝔩𝔞 𝔭𝔢𝔯 𝔩𝔞 𝔭𝔯𝔦𝔪𝔞 𝔳𝔬𝔩𝔱𝔞 𝔫𝔢𝔩𝔩𝔞 𝔰𝔲𝔞 𝔳𝔦𝔱𝔞. 𝔈𝔡 𝔢𝔯𝔞 𝔯𝔦𝔳𝔬𝔩𝔱𝔞 𝔞 𝔩𝔲𝔦.𝔓𝔢𝔠𝔠𝔞𝔱𝔬, 𝔭𝔢𝔯ò, 𝔠𝔥𝔢 𝔫𝔬𝔫 𝔩'𝔞𝔳𝔯𝔢𝔟𝔟𝔢 𝔪𝔞𝔦 𝔭𝔦ù 𝔯𝔦𝔰𝔢𝔫𝔱𝔦𝔱𝔞

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