Capitolo tredici: La Festa パーティー

248 16 2
                                    

-M-mamma?
-Sì tesoro, io.
Inolya divenne bordeaux, nel vero senso della parola. In effetti, era strano che fosse tornata con un ragazzo a casa, lei che considerava i ragazzi degli alieni extraterrestri.
David era rimasto sorprendentemente indifferente e aveva le mani in tasca, dietro di lei.
La biondina sussultò di nuovo e abbassò la testa.
-Allora? - Fumiko inarcò un sopracciglio, in attesa di chiarimenti.
-Mi chiamo David, signora Zuko. Ho solo accompagnato sua figlia a casa, me ne stavo andando.
David aveva salvato la situazione, in un modo o nell'altro.
Inolya annuì, come a confermare, e dopo aver mormorato un flebile "ciao David" scappò nella sua stanza, con il cuore a mille.
Fumiko scrutò il ragazzo andarsene. Non le sembrava proprio un gentiluomo, in realtà si stupiva anche del fatto che Inolya avesse potuto fare amicizia con un simile tipo.
-Inolya!
Inolya si preparò ad una sonora ramanzina, tirandosi le gambe al petto con ancora la divisa della Royal Academy addosso.
La madre aprì la porta della sua stanza e quasi rise nel vederla chiusa a riccio.
-Tesoro, non ti mangio mica. - si sedette accanto a lei maternamente.
Inolya aprì prima un occhio nero e poi un altro.
-Ehm,!credevo che David ti avesse dato fastidio.-disse piano.
-Sinceramente non me lo aspettavo piccola, tutto qui. Ormai hai quasi quattordici anni.
-Sai una cosa, mamma? Nemmeno io me l'aspettavo.

Era finalmente arrivato il giorno fatidico della festa.
Inolya aveva ottenuto dalla madre il permesso di andarci, a patto che fosse sempre rimasta con Ben.
Inolya annuì tranquillamente, tanto non conosceva nessun altro eccetto David.
Si rifugiò in camera ed estrasse fuori da una busta il costume che aveva comprato il giorno precedente ad un negozio specializzato. Erano le 19.00, Ben sarebbe passata a prenderla alle 20.00, aveva tutto il tempo per prepararsi.
Infilò il body nero, sotto cui abbinò una gonna in tulle sempre nera e delle parigine viola.
Si sciolse i chilometrici capelli biondi e fece un piccolo semiraccolto, appuntandolo con delle forcine.
Infine, infilò un cerchietto con delle orecchie viola da gatto. Si guardò allo specchio contenta: sembrava una bambina, ma i gatti le piacevano tantissimo.
Corse poi in bagno, dove con un po'di titubanza tirò fuori da un armadietto la pochette con i trucchi di sua madre. Aveva già gli occhi neri, perciò decise di mettere dell'ombretto argentato, l'eye-liner e applicò dei minuscoli glitter vicino alle sopracciglia bionde.
Con la matita nera si disegnò poi il naso e i baffi.
Era soddisfatta, si piaceva.
Posò i trucchi ed uscì, prendendo la sua borsetta ed infilando dentro il cellulare, che le sarebbe servito per chiamare la madre quando avrebbe finito, dal momento che lo zaino con le sue cose era già stato portato a casa di Ben, dove sarebbe rimasta a dormire.
Scese le scale e il piccolo tacchetto delle scarpe che indossava produsse un rumore fievole.
La madre si affacciò dalla cucina e il padre alzò lo sguardo dalla televisione. Entrambi si sorrisero, poi fu Liang a parlare.
-Mi raccomando piccola, stai attenta.
-E ricorda - continuò la madre -di..-
-Di non dare confidenza agli sconosciuti. -finì Inolya per lei, sorridendo dolcemente.
-Brava, tesoro. Quando arriverà il tuo accompagnatore?
Neanche a farlo apposta, il campanello trillò.
Liang aprì la porta, trovandosi un allampanato Ben abbigliato da vampiro.
Gli lanciò un occhiata che per Ben fu sufficiente ad esserne intimorito. Inolya si avvicinò e uscirono insieme, non dopo aver salutato i suoi genitori con un caloroso abbraccio.
-Ci vediamo domani!
Si incamminarono verso la scuola, la festa si sarebbe tenuta nella palestra,non quella della Royal, ovviamente, ma quella comune:
Ben la studiò a lungo.
Inolya camminava elegantemente e aveva un portamento sinuoso e serafico, una deliziosa gattina a spasso con un temibile succhiasangue.
-Ehm. -si schiarì la voce -sei veramente bella, Ino.
Lei lo guardò e arrossì, imbarazzata.
-Grazie..
Arrivarono a scuola e già dall'esterno dei cancelli si poteva sentire il trambusto delle urla degli studenti e della musica.
All'entrata erano presenti, chi in piedi, chi seduto, coloro che controllavano pass o biglietti.
David, Joe e Jude avevano organizzato come sempre tutto alla perfezione.
Joe, appena li vide arrivare, si posizionò all'ingresso ma David gli fece un cenno della mano.
-Sta tranquillo Joe, la ragazza la conosco.
Mentre entravano, David rivolse un'occhiata furiosa a Ben che ricambiò con una altezzosa.
Inolya non se ne accorse, troppo presa ad osservare la festa e le persone che mai aveva visto sotto quella luce.
Le ragazze erano tutte vestite con abiti succinti e solo lei aveva un costume del genere.
Si sentì in imbarazzo di nuovo, ma cercò di non darci peso.
Come se fosse un gioco del destino, si avvicinarono Megumi e le sue amiche. Megumi indossava un lucido abitino nero e dei tacchi ai piedi, i capelli color mogano arricciati alla perfezione.
-Non credevo che le poppanti venissero alle feste, sai?
Inolya abbassò la testa, incassando il colpo. Fu Ben a zittirle.
-Non credo ti converrebbe parlare, Megumi.
Lei tacque, come se Ben fosse a conoscenza di qualcosa che gli altri non sapevano.
Inolya sospirò di sollievo mentre procedeva con Ben fino al bancone, stringendosi nelle spalle.
-Lasciale perdere, davvero. Non ti faranno nulla, sono solo delle oche.
Inolya annuì, mentre Ben prendeva un bicchiere con un liquido rosso all'interno.
-Voglio presentarti degli amici, ti va?
I membri della Royal avevano infatti saputo che Ray Dark aveva allentato l'obbligo di sicurezza e non potevano essere più felici.
Non sapevano però per quale motivo subdolo egli lo avesse fatto.
Ben prese sottobraccio Inolya, che avvampò, e la portò ad un tavolo, facendola sedere accanto a lui.
-Ciao, ragazzi.
-Ehi Simmons, chi hai portato? -rise un ragazzo dai capelli quasi grigi, ammiccando in direzione di lei.
Inolya arrossì e ingobbì ancora di più le spalle, come per non farsi vedere e nascondersi dietro Ben.
-Un'amica. Si chiama Inolya.
Inolya non parlò, era davvero troppo timida e tutti quei ragazzi che la scrutavano non la aiutavano per niente. Sembravano essere i membri della squadra di calcio.
-Piacere piccola, io mi chiamo Herman, Herman Waldon. - continuò quello che le aveva fatto l'occhiolino.
Gli altri si presentarono come Daniel Hatch, John Bloom e Derek Swing.
Ben si mostrò infastidito da Herman, tanto che strinse la presa sul suo braccio.
Fu però chiamato da un compagno di classe e lasciò sola Inolya in mezzo a loro.
Inolya abbassò la testa, torturandosi il tulle della gonna, quando Herman le alzò il viso.
-Ti va di prendere qualcosa?
Inolya non ebbe il coraggio di rispondere né un sì né un no e venne trasportata dal ragazzo al bancone.
Herman era un anno più grande di lei ed andava in classe di David, scoprì mentre lui le offriva un bicchiere contenente del liquido viola.
Inolya lo prese, titubante.
-È succo di mirtillo.
Convinta dal suo sguardo suadente, lo bevve e poi seguì Herman che le voleva far vedere un posto tranquillo. Finalmente avrebbe potuto respirare con calma, la festa la stava facendo scoppiare!
Lo seguì all'esterno, dietro una porta secondaria e dietro i cassonetti della spazzatura.
A lei però non sembrava affatto un posto tranquillo, se ne rese conto dall'aria torbida che faceva rizzare i peli del suo avambraccio.
Mise un piede all'indietro ma Herman già l'aveva bloccata.
Perché non era rimasta con Ben?
Herman la spinse verso il muro freddo e le sussurrò:
-Adesso ci divertiamo.
Inolya voleva morire.

The Other Side Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt