Stanza di reclusione

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Capitolo 21

Newt

Quella notte, dopo che la ebbi colpita alla testa per impedirle di uccidere Brenda, Riley pianse nel sonno.
Mi sdraiai accanto a lei consapevole di non poter fare niente per guarirla, per farla smettere di soffrire.

«Se solo potessi prendere il tuo posto...» le sussurrai all'orecchio stringendola tra le braccia. Sentivo il calore del suo corpo sul mio e il pensiero che da un giorno all'altro avrei potuto non averla più con me, mi faceva una paura fottuta.

Si mosse e d'un tratto aprì le palpebre mostrando gli occhi azzurri velati dalle lacrime.

«N-newt,» balbettò e io chiusi gli occhi nascondendo il viso tra i suoi capelli biondi per non vederla piangere. «mi dispiace.»

«Shh, non è stata colpa tua.»

Nella piccola stanza era piombato il silenzio. Guardai il soffitto per alcuni minuti, poi Riley, con voce flebile, parlò di nuovo.

«Newt» questa volta riuscì a dirlo fermamente, aveva smesso di singhiozzare. «voglio che tu mi chiuda nella stanza di reclusione.»

Mi mancò il respiro quando quelle parole le uscirono dalle labbra. Sentivo un bruciore terribile agli occhi come se volessi piangere, ma non ci riuscissi.

Squassai la testa prendendole la mano. «Non se ne parla, non ti lascerò a marcire in una caspio di stanza!» ribattei cercando di mantenere la voce ferma.

Lei sia alzò a sedere e quasi impulsivamente la tirai verso di me per sentirla di nuovo vicina.

«Non sarà per sempre, solo finché Teresa non troverà una cura.» le labbra rosee e sottili tremarono sotto ai miei occhi.
Provai il forte desiderio di baciarla in quel momento, volevo baciarla in ogni momento a dire la verità. «Ho quasi rischiato di uccidere Brenda stanotte. Non voglio far male a nessun altro di voi.» Fece una pausa per voltarsi verso di me, i suoi occhi cercarono i miei nella penombra. «Solo... per precauzione.»

Sospirai. Annuii quando il suo sguardo si fece insistente. «Solo per precauzione.» ripetei sui suoi capelli.

***

La stanza era semplice, bianca, con solo un letto e una scrivania, simile alle altre tranne che per una cosa, la porta era in ferro e si apriva solamente dall'esterno.
Riley era li seduta a terra, in un angolo, già da quattro giorni. Ed io ero li con lei, ogni minuto di ogni ora. Quando mi allontanavo, le prime volte, era solo per andare da Thomas, ma ora che si era ripreso veniva lui da me.
Anche Minho di tanto in tanto veniva a trovarla, ma senza entrare nella stanza perché lei non voleva. Aveva chiaramente espresso di non volere nessuno nella stanza per evitare di ferirlo.
Chuck diceva di volerle parlare, di volerla salutare, di volerle dire addio, ma neanche in quel caso riuscimmo a convincerla.

«Sta li seduta da giorni» stavo dicendo a Thomas. «e non vuole mangiare.»

Mi affacciai alla piccola finestrella sulla porta in ferro e la guardai senza riuscire a vederla in viso. Aveva i capelli arruffati davanti al volto e guardava a terra, cosa di preciso non lo sapevo.

Thomas sospirò avvicinandosi a me, anche lui la guardò, gli occhi marroni erano stravolti dal dolore. «Teresa sta interrogando la Paige proprio ora, riuscirà a farsi dare la formula del Nirvana.» spiegò, il tono era fiducioso.

«A volte mi sembra di vederla parlare da sola...» gli raccontai come se non avessi udito un caspio di tutto ciò che aveva detto. «Tommy e se...» mi mancò la voce. «e se non dovesse farcela?»

«Ce la farà.» disse risoluto.

Cercai il suo sguardo, gli occhi freddi e marroni si posarono su di me. «Come fai ad esserne così sicuro?»

«Perché lei tiene a noi, non ci lascerebbe mai.» strinse le labbra in una riga dritta e posò la fronte sul vetro della finestrella. «So che combatterà fino alla fine e so che è abbastanza forte per vincere.» A quel punto la sua mano era sulla mia spalla e il suo sguardo di nuovo su di me. «Sai non te l'ho mai detto ma... sono felice che lei abbia scelto te.»
Sorrisi e lo strinsi in un abbraccio.

Trascorsero altri quattro giorni da quella volta. Riley era sempre li. Sempre immobile. Sempre malata. La Paige non voleva parlare, diceva che se non poteva essere lei a curare la propria figlia, allora l'avrebbe lasciata morire.

«La rincontrerò dall'altra parte.» aveva blaterato con un ghigno sulle labbra.

Avrei voluto spararle un sacco di volte in questi giorni, ma Thomas e Minho mi tenevano alla larga dalla sua stanza.

Tre giorni dopo ancora, iniziai a perdere la speranza. Trovare la formula del Nirvana era impossibile se la Paige non parlava e trovare la cura richiedeva troppo tempo perché Riley riuscisse a prenderla in tempo.

Il diciannovesimo giorno la Paige morì. Diedi di matto e mi infuriai parecchio, misi sottosopra quella che doveva essere la mia stanza -non ci dormivo più da quando Riley era nella stanza di reclusione- e mi lasciai cadere a terra.

«Troveremo un'altro modo.» stava dicendo Thomas avvicinandosi. Scavalcò qualche oggetto e mi raggiunse sedendosi a terra.

Cercai di contenere la rabbia nella voce. «Non c'è un altro modo, Tommy. È la fine!» gridai sull'orlo delle lacrime. Invidiai Thomas per il suo autocontrollo, io avevo una voglia pazzesca di piangere, sentivo il petto farmi male per le lacrime trattenute. «Forse dovremmo solo dirle addio e basta.»

Mi alzai e uscii dalla stanza. Dovevo andare da lei, avevo bisogno di sentirla vicina, non mi importava ciò che aveva detto.
Sentii i passi di qualcuno alle spalle, Thomas mi stava seguendo. «Newt, dove vai?» disse.

Ma io avevo già raggiunto la stanza di reclusione ed ero già alla porta. Mi affacciai e una chiazza rossa sul pavimento attirò immediatamente il mio sguardo.

«NO!» Riley era inginocchiata a terra, stringeva una matita nella mano sinistra e con una forza quasi sovrumana scagliava dei colpi sulla mano destra posata a terra.
Si fece un buco proprio al centro del palmo, vidi la matita conficcarsi nella carne una decina di volte al secondo prima di riuscire ad aprire la porta, aiutato da Thomas.

Riley continuò a infliggersi dolore anche quando irrompemmo nella stanza, la raggiunsi in un istante. I suoi denti bianchi erano digrignati e gli occhi azzurri pieni di una follia che dava ai brividi. «Riley, ti prego fermati.» la implorai e le afferrai i polsi dal davanti.

Thomas cercò di rendersi utile tenendola da dietro, solo allora si calmò. Sembrò ritrovare la pace, ci guardò e capii che ora era lei, la nostra Riley.

«Perché l'hai fatto?» chiese Thomas scostandole i capelli dal viso. Lei lo fissò con uno sguardo ingenuo e infantile come di bambina. «Perché ti sei fatta del male?»

Studiai la mano ferita, il sangue sgorgava dal buco che si era fatta con la matita. Doveva fare un male allucinante, eppure lei non urlava.

Alla fine rispose: «Ho dovuto farlo, non voleva più scrivere. E io voglio scrivere ancora qualcosa.»
...

*SpazioAutrice*

Questo è il primo capitolo pubblicato nell'anno nuovo, pive! Come vi è sembrato?
Ne manca ancora uno (+Epilogo) e poi la fan fiction sarà terminata! ❤️

Al prossimo e ultimo capitolo...

The Maze Runner - Stato TerminaleWhere stories live. Discover now