12. Roll The Dice [Tirare I Dadi]

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" Nothing can compare to when you roll the dice and you swear that your love's for me "

Dice - Finley Quaye

[Cermak - Chicago, IL]

La portai al Tuxedo, dove altro avrei potuto portarla? A quell'ora il locale era praticamente vuoto e Jay fu felicissimo di vedermi con qualcuno che non fosse Derek.

Jay era un uomo corpulento, sulla sessantina, di poche parole e molti fatti: il tipo di persona che piaceva a me. Bravissimo nel suo lavoro, con una cultura infinita in materia di birra e ottimo dietro ai fornelli: i suoi hamburger non li batteva nessuno.

«Sembra che tu non abbia mai assaggiato un hamburger» commentai osservando Miriam tuffarsi sul cibo quasi senza respirare. Io avevo preso solo una birra ed era già tanto che il mio stomaco riuscisse a tollerare quella, non sarebbe entrato nient'altro lì dentro, non in quel momento.

«Mmm è una cosa...» disse con la bocca piena, contemplando il panino da ogni angolazione.

«Lo so» la anticipai capendo benissimo cosa intendeva: il cibo era divino.

Miriam bevve un sorso di coca cola. «Figo questo posto» lanciò un'occhiata al locale vuoto. Avevo scelto un tavolo isolato, in fondo alla sala, accanto al piccolo palco su cui nel fine settimana si esibivano gruppi di band della zona, credendo fosse opportuno avere la giusta riservatezza anche se ancora non sapevo cosa dirle. I propositi scottanti che mi avevano spinto a portarla lì cominciavano a raffreddarsi, colpiti a più riprese dalla ragione che continuava a suggerirmi che non erano affari miei. Perché non erano affari miei, giusto?

E' sempre esilarante sentirti raccontare le favole, Tyler Dixon!

Non erano affari miei. Cosa mi importava di una foto sulla pagina economico culturale del Chicago Tribune? Un bel niente.

Mmh...

«Puoi anche metterlo sul tavolo, sai?» Miriam indicò un punto che ero sicuro non potesse vedere dalla sua posizione. «Tanto lo vedo che il tuo sguardo cade sempre lì.»

Colto alla sprovvista, finsi indifferenza alzando le spalle e tornando a guardarla. «Solo perché sto cercando di capire di preciso cosa ti ha sconvolto.»

«Non è abbastanza evidente?» chiese addentando una patatina fritta.

«Non per me» mentii. Stavo cercando di sbollire anche la sua di angoscia. Ora che avevo visto le foto tutti i suoi discorsi e le sue domande strane avevano acquisito un senso. Era abbastanza chiaro chi l'avesse sconvolta, com'era chiaro che la cosa non mi piaceva per niente.

Inclinò la testa sulla spalla «Allora perché mi hai portata qui con tanta ugenza?» domandò cercando una risposta sulla mia faccia senza espressione.

Distolsi lo sguardo e lo portai su Jay che stava spolverando le bottiglie di Rum sul primo ripiano dietro il bancone. Già, perché l'avevo portata lì? Non potevo semplicemente continuare il discorso nel mio ufficio?

O non continuarlo affatto!

Ecco, appunto...

Oh, ma tu vuoi continuarlo coglione!

«Pensavo ne volessi parlare» dissi scaricando tutta la responsabilità su di lei.

«Ed è così» confermò pulendosi le dita nel tovagliolino rosso. «Ma tu di solito non parli mai e se lo fai è per abbaiare rimproveri o per recitare una delle tue lezioni da manuale.»

The Moon's coming up... like an Eye In The DarkWhere stories live. Discover now