Capitolo 13

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Jackson Wheeler.

La testa mi pulsa di dolore.
Sento i capelli incollati alla mia fronte, mi coprono gli occhi e un liquido rugginoso mi sfiora le labbra e le orecchie.
Sento i battiti del mio cuore, ora lenti, ora veloci. Sento lo scorrere del mio sangue nelle vene, sangue celeste.
Sento i miei respiri, irregolari, i polmoni che fanno fatica ad allargarsi, l'aria che si rifiuta di entrare dentro di me e salvarmi.

E infine sento una mazza di legno venir raccolta da terra. Sento dei passi che lentamente si avvicinano a me e sento una risata disprezzante.

"Che ironia," una voce maschile arriva alle mie orecchie, "l'arcangelo che una volta lottava per il Paradiso, adesso è steso per terra, nel suo stesso sangue."
Cerco di aprire gli occhi ma il dolore dietro la testa è troppo forte. Faccio fatica ad aprire la bocca e le labbra appiccicose dal mio stesso sangue non vogliono dischiudersi e lasciarmi parlare.
"Sai," continua la voce, "nessuno credeva alle voci che Michael, il grande Michael!, era diventato un Caduto. Ma, diavolo, se avevano ragione. Lucifero ne sarà contento. Davvero contento."
Fa una risata.
Ordino ai miei arti di funzionare. Li prego di farmi alzare, di aprire le mia ali e dire a tutti che io non sono un Caduto. Ma non mi ascoltano.

"Sei caduto nella nostra trappola. Davvero ingenuo. Ci credi davvero così sciocchi? Ti sentiamo da chilometri."
"Stai zitto," riesco a mormorare. Troppo piano perfino per le mie orecchie. "Come? Stai dicendo qualcosa?" Fa un'altra risata. "Non volevamo ridurti così, sul serio, ma oops, la mazza si è mossa da sola."

Non riesco a riconoscere la sua voce ma mi suona così familiare. Tanto da rievocare in me ricordi centenari.

"Ithuriel."
"Oh, giusto! Risposta esatta!" Ride di nuovo. Una risata folle, così come tutte le cose che dice.

Riesco ad aprire gli occhi. Sbatto più volte le palpebre e muovo impercettibilmente le braccia. Un dolore al centro della schiena mi fa gemere di dolore. Le ali. Le mie ali. Hanno osato toccare le mie ali.
"Scusa per le ali. Volevamo solo guardarle. Le abbiamo solo stropicciate. "
"Stai facendo un grosso sbaglio. Puoi ancora chiedere la redenzione. Ti sarà data se ti penti davvero di quello che stai facendo. Avrai di nuovo la libertà."

Ithuriel sbuffa e dà un calcio per terra, alzando della polvere che cade sopra di me.
"Redenzione? Credi ancora che qualcuno di noi la voglia? Sei ridicolo.
Eravamo in una dannata gabbia la sù e non ce ne rendevamo neanche conto. E tu questa la chiami libertà?"
"Gli ideali di Lucifero sono sbagliati! Vi state comportando tutti da umani, è per questo che vi piace qui, no?" Chiedo alzando la voce. Ithuriel avrà meno di un anno da quando è Caduto e ha ancora la mente giusta nonostante stia facendo azioni orribili.

"Ma non lo vedi Michael? Non lo vedi come sono felici? Hanno la libertà di scegliere, di amare! Noi perché non dovremmo averla?" Ormai sta urlando e le sue parole riecheggiano tutto intorno a noi.
"E cosa ci fai con Lucifero? Lui vuole ucciderli tutti! Lui pensa che siano l'errore più gran-" "ti sbagli," mi interrompe. Alzare la voce mi fa girare la testa e stranamente la ferita non si sta guarendo così velocemente come pensavo.
"Adesso lui vuole che tutti noi abbiamo un libero arbitrio. Perché vivere per decenni in solitudine? Ci sta dando una scelta che non abbiamo mai avuto."

È tutto così sbagliato. Il fatto che loro davvero credono alle parole di Lucifero.
"È davvero questo quello che credi? Siete più ridicoli voi, se credete alle sue parole."
Ormai i Caduti hanno raggiunto un numero troppo grande per essere ignorati. E se hanno queste idee per la testa, non so quanto facile sarà farli redimere. Fino adesso nessuno aveva mai voluto così tanto.

"Si, Michael. Una volta assaggiato la libertà ne diventi dipendente."
"È folle, Ithuriel. E lo sai anche tu. Non siamo in grado di essere umani, porteremo solo distruzione sulla Terra. Noi dobbiamo proteggere l'umanità, non essere la causa della sua morte."
"È troppo tardi ormai," sussura.

Kate Rise.

Un bussare continuo alla porta mi obbliga ad alzare il mio corpo dal letto caldo e attraversare scalza il pavimento gelido del salotto.
"Arrivo, arrivo," urlo per farmi sentire dalla persona dietro la porta. Guardo di sfuggita l'orologio elettrico della TV e vedo che non sono neanche le cinque di mattina.
La vista dell'orario mi ferma dall'aprire la porta per paura che dietro ci sia qualche maniaco ubriaco e pronto a derubarmi.
Restando dietro la porta guardo dallo spioncino però è troppo buio per vedere qualcos'altro se non una sagoma maschile molto alta.
"Chi è?" Chiedo infine.
Sempre guardando dallo spioncino vedo il ragazzo guardare verso la porta e passarsi una mano tra i capelli.
"Ehm...sono Gabriel. Sono un amico di Michael. Cioè di Jackson, si, Jack," si corregge.
Il fatto che conosca il suo nome angelico mi fa pensare che lui stesso sia un angelo.
"E perché sei davanti alla mia porta?" Gli chiedo. "Mi puoi fare entrare? Così ne parliamo faccia a faccia." "Perché mai dovrei aprire ad un angelo che sta davanti alla mia porta," ribatto.
Lo sento ridacchiare e un attimo dopo la porta si apre e un ragazzo davvero attraente entra dentro casa mia.

"Non mi sembra molto educato entrare così ma non mi hai dato altra scelta," sorride come se non avesse fatto niente di strano e si avvicina al divano sedendosi e invitandomi a fare lo stesso.
"Adesso, cara Kate, che ne dici di parlare del nostro amico comune?"

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Alive (The Rescue Fall Sequel)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora