Nuovi piani

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CAPITOLO 22 (di Francycom)
Non so cosa potesse essere successo. So solo che non sembrava un sogno. E probabilmente non lo era. Non mi trovavo più in quel magnifico giardino posto sul portico del tempio di Feomor, ma in un laboratorio chiuso e buio. Solo uno schermo brillava rivelando una piccola apertura nel pavimento. Una botola probabilmente. Mi trascino fino a quell'apertura e mi ci infilo, non senza poche difficoltà. Inserisco prima le mani e afferro i bordi dall'altra parte del pavimento, inserisco anche la testa e, assecondando i movimenti con schiena e gambe, faccio forza con le bracci sui bordi di quella botola. Anche se mi impongo di mantenere la presa sui bordi di quella botola non ci riesco e finisco per cadere sul pavimento. Mi metto a sedere per guardarmi intorno: avrei preferito non farlo. Davanti a me sono seduti Metit e un ragazzo dagli occhi e dai capelli neri come la pece. Mi ricorda qualcuno, ma non so chi. Steso su una brandina stava invece Nick, pallido e sudante.

-Cosa ci faccio qui?-urlo.

Muovo qualche passo retrocedendo fino a quando non incontro una parete di metallo alla quale mi appiattisco contro, il gelo di quella parete mi inonda la schiena.

-Cris, non mi riconosci?-chiede il ragazzo, sovrastando la voce di Metit.

-Perché dovrei mai?-rispondo.

Qualcosa nei suoi occhi si spegne. Si volta di schiena, sussurra qualcosa all'orecchio di Metit poi si siede.

-Cris, mi lascerai spiegare tutto? Potresti farlo?- mi chiede con tono gentile Metit.

Non lo avevo mai sentito usare quel tono. Era quasi supplicante. Maghisa mi direbbe di non starlo ad ascoltare. E forse è proprio per questo che acconsento. Mi siedo, piegando le ginocchia e strisciando la schiena contro la lamiera alle mie stalle per riuscire a mantenere le dovute distanze dal gruppo.

-So che Itrahel ti ha raccontato la storia di questo mondo. Ebbene sì, ogni mille anni avviene la riconfigurazione. Fino ad ora si è creduto che non si potesse evitare la configurazione. Ora invece sappiamo come distruggere il dispositivo che la fa avvenire, ma questo richiede un sacrificio enorme: la tua vita. Mi sono presentato a te come un'armatura d'ombra perché tu potessi accettare l'oscurità, sono stato io a far esplodere quel tabellone il giorno della scelta dei draghi. Tutto perché per la prima volta nella storia di questo pianeta colui che avrebbe ricaricato il dispositivo avesse contenuto in sé entrambi i tipi di magia, sia oscura che chiara. Il dispositivo è programmato per ricevere un solo tipo di questa magia la quale non è altro che una particolare tossina che si sviluppa nel sangue degli eletti. Donando tu questa tossina avresti distrutto il dispositivo che non si sarebbe così azionato: il pianeta per la prima volta dopo miliardi di anni non si sarebbe disintegrato e avrebbe continuato il suo corso. E..-

-Aspetta un attimo-lo interrompo-la storia del saggio ha tantissime discrepanze con quella che mi avete raccontato tu e Maghisa-

-Questo perché lui non ha vissuto tanto quanto noi. E perché la sua non è una storia, ma una leggenda che è stata tramandata-

-Ok. Primo: ora mi diresti chi è quel ragazzo? Secondo: non si potrebbe sacrificare Nick?-

-Per risponderti:no, non si potrebbe sacrificare lui perche non racchiude nessuna magia oscura o chiara in sé, ma solo quella di un Roas. Mentre quel ragazzo è Horeith. Dovresti conoscerlo bene.-

Horeith. Quel nome mi è familiare. Il ragazzo si girò nuovamente verso di me e improvvisamente mi ricordai tutto. Mi alzai in piedi di scatto e corsi verso di lui, precipitandomi tra le sue braccia.

-Perché non mi ricordavo di lui?- chiedo ancora tra le sue braccia.

-Maghisa ti ha sottoposto a parecchi incantesimi.-risponde Metit.

Mi sciolgo dall'abbraccio di Horeith e poi, di scatto, lo bacio. Lui ricambia. Ora capisco cosa mi era mancato in tutto quel tempo. Lui. Stacco le mie labbra dalle sue e lo fisso negli occhi, occhi inondati di lacrime. È guardando quelle lacrime che i pensieri tornano a vorticare nella mia testa.

-Sono disposta a sacrificarmi per questo pianeta ma qualcosa mi dice che non sarà poi così facile.- dico.

-La prima cosa che dovrai fare è scappare da Itrahel, Jules e Omega...-

-I Riis-lo interrompo.

-Esatto. Ora sei qui perché Nick sta usando la sua magia su di te. Avevamo paura che non ti sarebbe riuscito a raggiungere ma grazie alla tua curiosità sei riuscita a spezzare uno degli incantesimi che ti ha imposto Itrahel e hai reso possibile fare questa conversazione. Quando ti sveglierai prendi solo lo stretto necessario e scappa, raggiungici, ti guiderò io con la mia magia. Noi ti aspetteremo.-concluse.

Guardai un'ultima volta Horeith poi mi rivolsi a Metit.

-Sono pronta-

-Chiudi gli occhi, tutto il resto lo farà Nick.-

Faccio come mi ha detto, sento una leggera pressione all'altezza del petto popi riapro gli occhi. Mi trovo di nuovo nel giardino del tempo di Feomor e non perdo un secondo di tempo: scendo i gradini a due a due, ripercorro il tempio e una volta fuori corro più velocemente che riesco.

-Cristina fermati! Dov'eri finita?-urla Maghisa.

Non mi fermo, arrivo al nostro accampamento, prendo la prima arma che mi capita vicino e continuo a correre, correre e correre. Metto quanta più distanza riesco tra me e l'accampamento. Non penso neanche di chiedere aiuto a Luce. Non mi fido più di lei e del gruppo dei Riis in generale, punto. Mi fermo a riprendere fiato ma non avrei dovuto. O meglio: avevo due possibilità: fermarmi e rischiare di essere raggiunta o non fermarmi e finire il fiato solo pochi metri più avanti. Putroppo la fortuna mi ha assistito e Jules in poco tempo mi afferra per il braccio, mi fa ruotare su me stessa e facendo leva sul braccio mi sbatte a terra, facendo peso sulla mia schiena con il suo corpo. Mi dimeno ma non serva a nulla.

-Avevo detto a Maghisa di controllarti. Non avresti dovuto farlo ragazzina.-mi dice all'orecchio.

Devo trovare il modo di liberarmi dalla sua presa oppure aver quella botta di fortuna che non ho avuto prima. E fortunatamente arriva prima la botta di fortuna piuttosto che un piano. Un gruppo composto da circa una trentina di uomini e donne che cavalcavano draghi e cavalli corre nella nostra direzione. Jules mi lascia andare poco prima che un drago lo colpisca e lo stesso strado prende me. Inverte il suo volo e mi lascia andare poco dopo. Il mio braccio viene afferrato e vengo issata sulla sella di un drago.

-Clemont al suo servizio signorina, sono un amico di Metit e Sharonne. E ora, se vuoi scusarmi, ho un ordine da impartire. Chi sopravvivrà sarà ricompensato!- dice prima rivolto a me poi al gruppo di persone.

Il drago inizia ad alzarsi e ad alzarsi fino a quando non supera la coltre di nubi, poi rallenta.

-Ah, il mio fiero destriero si chiama Storachin. Ma non farci caso, è piuttosto silenzioso a differenza mia. Io parlo troppo. E ora, non l'ho mai fatto e mai lo farei a una signorina bella quanto lei, purtroppo la devo fare scendere. Buon viaggio, Cristina!-

Quella parlata veloce mi confonde un po' e non faccio in tempo a realizzare cosa ha detto Clemont che mi ritrovo a cadere nel cielo. La mia mente non riesce a progettare nulla, è bloccata quanto me in questa caduta. Chiudo gli occhi e mi preparo ad atterrare duramente sul suolo e a ciò che questo comporta: morire. Invece l'impatto non arriva: apro gli occhi e mi trovo tra le zampe di Reclais, sospesa nel vuoto.

-È un piacere essere nuovamente in tua compagnia Cristina. Trova un posizione comoda, sarà un lungo viaggio.-urla il cavaliere dal dorso di Reclais.

Riconoscerei quella voce tra altre mille, nessuno aveva la divina voce di Sharonne de le Montis.

Io, il mio drago e il mio potereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora