Capitolo 1

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Appena uscimmo dall'aeroporto trovammo l'autista di zio Hall che ci aspettava. Dopo aver sistemato le valigie in macchina partì a tutto gas.
Papà aveva perso il lavoro e zio Hall, il fratello di mamma, ricco avvocato londinese, gli aveva chiesto di lavorare insieme. Papà aveva accettato e ora da Dallas, Texas, USA ci stavamo trasferendo nella reggia di zio Hall appena fuori Londra, UK.
Ogni estate lo zio ci veniva a trovare con sua moglie, zia Mary e suo figlio Thomas. Negli ultimi cinque anni però non erano più venuti né in estate e né a natale. Hall era troppo impegnato con il lavoro. Ogni causa era sempre più importante di qualsiasi altra cosa. Forse era proprio grazie alla sua dedizione per il lavoro che era diventato così ricco e famoso.
Era persino riuscito a comprare una nuova casa. Dalle foto che ci aveva mandato più che una casa sembrava un vera e propria reggia.

Per quanto l'idea di vivere in una reggia con piscina e prato all'inglese mi allettava non ero molto contenta di condividere le mie giornate con la famiglia di mio zio. Un po' perché a Dallas avevo lasciato il mio ragazzo Trevor e un po'... anzi soprattutto, perché odiavo Thomas.
Lo odiavo perché quando eravamo piccoli mi prendeva sempre in giro, si comportava come un bulletto. Quando ero in prima media mi costrinse a vedere un film horror e per la paura la note dormi nel letto con mamma e papà e da allora cominciò a chiamarmi "cagasotto." E questo era solo uno dei suoi scherzi stupidi. Capitava che quando uscivamo tutti insieme mi faceva lo sgambetto e io cadevo spalmandomi al suolo. Ogni volta mi faceva sporcare il vestito di fango. Altre volte invece mi attaccava le gomme da masticare tra i capelli. Potete ben immaginare che quando mia zia Mary ci comunicò che non sarebbero più venuti per le vacanze estive io ero al settimo cielo.

Quando finalmente arrivammo a destinazione di fronte a noi c'era un'imponente struttura in pietra. Era davvero bella. L'autista parcheggiò e aiutò mio padre con le valigie. Avevamo due bagaglie enormi a testa. Mentre io trascinai le mie verso l'ingresso vidi un uomo vestito da pinguino correre per aiutare mia madre, che a parer mio se la stava cavando abbastanza bene. Quando arrivammo nell'ingresso caddi a terra perché inciampai nei miei stessi piedi. Lo zio ci abbracciò e dietro di lui la zia aspettava impaziente il suo turno. Di fronte alla porta dell'ingresso c'era un enorme scalinata che si divideva in due. Vidi Thomas correre giù dalle scale e saltare addosso a mio padre, poi bacio mia madre e infine mi strinse fortissimo tra le sue braccia. Stizzita cercai di liberarmi da quella morsa. 

<<Kay quanto sei cresciuta!>> Esclamò sciogliendo l'abbraccio.

La quiete prima della tempesta. Pensai.

<<Lui è il nostro maggiordomo, si chiama Albert e per qualsiasi problema chiedete pure a lui.>> Disse lo zio. <<Tom, aiuta tua cugina con le valigie.>>

Tom prese la prima valigia e la sollevò facendo una smorfia.

<<Cosa c'è qui dentro... un cadavere?>> Mi chiese mentre si trascinava verso le scale.

Arrivati al primo piano ci trovammo in un lungo corridoio diviso a metà da un lato le scale e dall'altro una grande vetrata che dava su un loggiato tipo balconcino reale. Mi accompagnò nella mia stanza dove c'era un letto a baldacchino con due comodini. Sulla parete di sinistra c'erano delle mensole e sotto una scrivania in legno. Sulla parete di destra c'era una finestra e una cassettiera in legno antico. Invece di fronte al letto c'era una porta scorrevole, quando la aprii mi trovai un armadio grande quanto la metà della stanza.

<<Woow!>> Riuscii solo a dire.

Tom si avvicinò senza staccarmi gli occhi di dosso.

<<Perché mi guardi?>> Chiesi acida. Non avevo nulla da spartire con lui. Non dopo che per colpa sua avevo dovuto tagliarmi i capelli.
<<Con il maglione che indossi non si vede, ma le tette ti sono cresciute o sei ancora un maschio?>> Chiese ridendo.

Gli tirai uno schiaffo in pieno viso e finalmente smise di ridere.

<<Mi hai fatto male!>> Esclamò lui.
<<Se avessi voluto farti bene non te lo avrei dato.>> Dissi ancora più acida.

Scesi a prendere l'altra valigia. E Tom mi seguì in silenzio.

<<Hey ragazzi!>> Gridò Thomas superandomi a tutta velocità. Alla fine della scalinata vidi un gruppetto di ragazzi.

Mentre lui chiacchierava con i suoi amici provai a salire l'altra valigia da sola, ma era pesantissima.
Riuscii a salire quattro scalini ed ero piegata in due per cercare di salire anche il quinto.

<<Ma che bel panorama!>> Esclamò qualcuno che mi stava guardando il sedere, ma non mi voltai per vedere chi fosse.

<<Ragazzi vi presento la mia cuginetta Kay!>> Esclamò Tom.

Persi l'equilibrio e mi rotolai giù dalle scale e la valigia per poco non mi cadde addosso.

<<Hey stai bene?>> Chiese il ragazzo con la carnagione scura.
<<Sì.>> Dissi non molto convinta.
<<Cugina, tu sì che sai fare un entrata col botto!>> Scherzò Thomas.

Mi aiutarono ad alzarmi e poi Tom me li presentò tutti. Non riuscii a capire neanche un nome e poi disse: <<Volete vedere il nuovo videogioco che ho comprato?>>
E come tanti bisonti iniziarono a salire le scale per raggiungere la camera di Tom. Mi piegai a prendere la valigia e mi sentii toccare la schiena.

<<Aspetta ti aiuto.>> Disse il ragazzo con i capelli rasati.

Non avevo la più pallida idea di quale fosse il suo nome. Non avevo prestato molta attenzione alla veloce presentazione che Thomas aveva fatto. <<Grazie.>> Mi limitai a dire.

<<Hey Max stai attento che appena posi la valigia ti prende a schiaffi!>> Esclamò Tom da in cima alle scale.
<<Ecco perché tu hai cinque dita sulla guancia.>> Rispose un ragazzo minuto con un cappellino in testa.

Scoppiarono tutti a ridere. Tranne io.
Arrivati in camera Max posò la valigia vicino all'armadio e prima di lasciarla del tutto mi guardò corrugando la fronte.

<<Non mi prenderai a schiaffi vero?>> Chiese.
<<No tranquillo.>> Dissi facendo un sorriso smorfia.
<<Oh bene.>> Disse lasciando la valigia e facendo un magnifico sorriso.

In quel momento notai che aveva due bellissimi occhi celesti/verdi. Molto probabilmente arrossii perché mi sentii le guance calde. Mi sorrise e se ne andò. Era davvero carino.

No Kay! Non ci prendiamo cotte inutili! Il fatto che sia stato gentile con te non vuol dire che sia diverso da Thomas. Pensai.

Iniziai a sistemare le mie cose. Il maggiordomo mi portò le scatole che avevamo spedito una settimana prima. Finito di sistemare tutto ero stanchissima. Mandai un messaggio a mia madre dicendole che non sarei scesa per cena. Mi buttai sotto la doccia e ci rimasi per tre quarti d'ora.
Mi misi nel letto per cercare di dormire un po', ma tra il mal di schiena e il fuso orario non riuscii a prendere sonno.
Uscii dalla stanza e nel corridoio incontrai un amico di Tom, quello con i capelli ricci.
Gli feci un cenno con la testa, ma la schiena mi faceva troppo male.

<<Hey non stai bene?>> Chiese il riccio piazzandosi davanti.
<<Erm... veramente no. Ho mal di schiena.>> Dissi e feci per oltrepassarlo, ma mi fermò.
<<Io faccio dei massaggi fantastici. Vuoi che te ne faccia uno?>> Chiese.
<<Ehm... io, non...>> Mi prese per un braccio e mi trascinò in camera mia.

Chiuse la porta dietro di sé e mi lasciò andare.

<<Dai sdraiati.>> Disse sorridendomi.

<<Sembri un po' troppo contento per i miei gusti.>> Dissi mettendomi a sedere sul letto.

<<Ti dispiace se metto le mani sotto la maglietta? Così è più facile.>> Disse guardandomi.
<<Ehm... direi di no.>> Risposi.
<<Tranquilla non la devi levare, infilo solo le mani e non tocco nulla se non la tua schiena.>> Disse e lo lasciai fare.

<<Va bene... ma bada a quello che fai altrimenti lascio anche a te cinque dita sulla faccia.>> Lo minacciai.

Lui alzò le mani come a dire mi arrendo. Mi sdraiai a pancia in giù e lui iniziò a massaggiare. Era davvero bravo come aveva detto. Mi rilassai talmente tanto che mi addormentai.

All I wanna do is have some fun.Where stories live. Discover now