Prologo

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~Impasse~

Prologo

Era una giornata nuvolosa, il vento soffiava facendo svolazzare le foglie secche appena cadute dagli alberi. Il parco giochi del piccolo paese era completamente vuoto, faceva decisamente troppo freddo per far uscire a giocare i bambini. Solo una ragazza era in quel parchetto, era seduta su una vecchia panchina arrugginita e stava leggendo un libro. Il vento ogni tanto le faceva muovere i capelli e le pagine del libro, ma lei non se ne preoccupava.

Ogni tanto smetteva di leggere e guardava il cielo nuvoloso con sguardo pieno di speranze, sognava una vita come quella dei libri; una storia d'amore pazzesca e una vita piena di avventure.

Incominciò a piovere, inumidendo il terriccio secco del parco. Così decise che era arrivato il momento di tornare a casa.

Aprì l'uscio di casa sua e sentì il profumino tipico di quando sua madre cucinava.

"Beatrice, dove sei stata? Ero in pensiero.-La rimproverò una signora di bell'aspetto, sua madre.

-Ero al parco.-Rispose lei, sedendosi al tavolo appena apparecchiato e smangiucchiando i salumi posti in un piatto al centro del tavolo.

-Beh, vai a lavarti le mani. Tra poco è pronto.-

Bea sbuffò e si alzò, per poi attraversare il salotto dove il compagno di sua madre, appena tornato dal lavoro, stava guardando la partita.

-Ciao Noah.-Lo salutò distrattamente lei mentre saliva le scale per mettere a caricare il cellulare in camera sua per poi andare a lavarsi le mani.

-Ciao Bea!-Ricambiò lui, sorseggiando la birretta che beveva sempre quando guardava le partite.

Noah non era il suo vero padre, ma di certo era una figura paterna migliore del suo vero padre, che non sentiva da anni. Bea aveva un bel rapporto con Noah, un bell' uomo moro e con gli occhi azzurri che trasmetteva sicurezza e tranquillità. Lui era una persona pacata, non amava alzare la voce, e questo a Bea dava sollievo, dato che non sopportava sentire urlare.

Appena scese giù in cucina, si sedette a tavola e sua madre gli mise nel piatto una spaghettata al ragù fumante con le polpette, che avrebbe fatto venire fame a chiunque.

-Hai preparato lo zaino?-Chiese la madre, tipica domanda rituale che le faceva tutte le sere.

-No, lo faccio dopo.-Disse lei annoiata, infondo le dava la stessa risposta tutte le sere.

-Come sta andando a scuola?-Le chiese Noah, sorridendo tranquillo mentre mangiava i fantastici spaghetti di sua madre.

-Bene direi, nessuna materia sotto, apparte fisica. Sono proprio una frana in quella materia.-Ridacchiò leggermente lei.

-Hai conosciuto nuovi ragazzi?-Chiese maliziosa la madre, Cristina.

-Mamma! Ma sono domande da fare?-Avvampò Beatrice guardandola scioccata.

-Okey okey, mi faccio gli affari miei.-Rise la donna.

-Brava.-Rise Beatrice.

Arrivò ben presto la giornata seguente, e come al solito Beatrice dopo essere stata buttata giù dal letto da sua madre si vestì in fretta e furia e corse fuori di casa, troppo in ritardo per fare la colazione.

Fuori di casa c'era Eleonora, la sua migliore amica.

-Come al solito in ritardo eh?-Rise Eleonora, una moretta dal carattere solare e spigliato, senza troppi peli sulla lingua.

-Eh si, è sempre una tortura alzarsi.-Ridacchiò leggermente Beatrice, per poi baciare la guancia di Eleonora, come tutte le mattine.

-Andiamo che siamo già in ritardo!-Disse Eleonora, correndo verso la fermata dell'autobus, che stranamente arrivò in orario.

Impasse #wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora