4.

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Tra il lavoro e gli amici, io ed Harry non abbiamo praticamente più tempo da passare insieme: Lunedì sera siamo andati a casa di Philip, e ci sta, è stato piuttosto divertente. Venerdì sera ci vediamo con i ragazzi, e ci sta, tempo sprecato a divertirsi.
Ma quando mia madre stamattina mi chiama, obbligandomi praticamente ad andare da loro questa sera, il mio mondo si spezza. Questo non ci sta per niente.
Capitemi: è come se vi foste abbuffati di una deliziosa pasta, e vi siete davvero riempiti lo stomaco. Roba del tipo se-mangio-anche-solo-una-nocciolina-scoppio. Poi, tutt'ad un tratto, vi servono una fetta di torta così bella e così squisita, -dal parere altrui-, che preferireste vomitare e mangiare quella fetta di torta piuttosto che guardarla e basta, ma non avete altra scelta che rifiutarla.

Ecco, la similitudine ci azzecca alla perfezione, solo che mia madre non può essere affatto comparata con il cibo delizioso.
Comunque, stavo dicendo: quando quella piattola-succhia-vita alias mia madre mi chiama, io vado in panico. Un bullone rosso si illumina dentro di me dando l'allarme ai miei neuroni.
Quando ho dato la notizia ad Harry, lui mi ha sorriso, ed ha risposto con un semplice: «Ma dai, non è mica così male.»

«Sul serio lo pensi?» Lui non è riuscito a trattenersi, -probabilmente per il mio sguardo omicida-, dalle risate. «Okay, devo ammettere che non è proprio il massimo, ma ehi, almeno i tuoi non raccontano di quando ti sei schiacciato i suddetti cercando di uscire dalla vasca da bagno all'età di quattro anni.»
E qui, anche io ho ridacchiato.

Vedete, io e mia madre siamo simili in tre sole cose: il fare i letti, lo stendere e lo stirare. Entrambe siamo fissate con le grinze. In queste tre occasioni saremmo d'accordo, tranne per il fatto che a. È praticamente impossibile che io faccia i letti o stiri e stenda con lei dato che b. Non vivo con lei, tuttavia c'è un grosso strappo alla regola, ovvero: non litigheremmo se mia madre non aprisse bocca ogni volta che la lancetta dell'orologio faccia tic.
Per cui sì, è impossibile non litigare con mia madre.

E io da buona ragazza e buona figlia, cerco sempre di prepararmi psicologicamente e fisicamente al meglio. Almeno non è lui quello che deve subirsi le miliardi di domande sparate a raffica da quel robot-umano. La parte imbarazzante per cui lui non la passa, ma ormai si sa: sono le donne a fare il lavoro sporco.
Come tutte le volte io probabilmente sparecchierò pregando il riccio di stare seduto, altrimenti potrebbero sentire i commenti di mia madre. Commenti osceni e puntigliosi, per una neocinquantasettenne.

Lui starà seduto a parlare con il compagno di mia madre, e alla fine commenterà dicendo che non è andata poi così male. Io sorriderò e gli dirò: «Già, non è andata poi così male.»

Quando mi sto preparando, il mio collega mi chiama. «Philiptipregooranonèilmomento.» Mi dimentico quasi di prendere fiato, passando del blush sulle mie guance. Proprio come mamma vuole, perché mi dona. «Okay, okay. Volevo solo dirti che Sabato sera c'è la festa di ringraziamento di Craig, in ufficio.»
«E-chi-diavolo sarebbe, Craig?» Alzo gli occhi al cielo. Possibile che Philip non ne azzecchi una?
«Quello...» Lo immagino seduto su una sedia con una mano che sostiene il palmare e con l'altra che gesticola trovando le parole. «Quello con cui parlavo quel giorno che avevi bisogno del mio aiuto per consegnare un elaborato a tipo settecento persone diverse.»

«Non si chiamava Sasha o qualcosa di simile?» Harry mi fa segno di sbrigarmi. «No, no.»
«Okaycisaròoradevoandare.» Gli attacco praticamente in faccia.
Entriamo in macchina. «Certo che sei sempre impegnata, con il tuo lavoro.»
«Parla l'altro...» Sussurro.
«Io non ho attaccato ventiquattro ore su ventiquattro quell'aggeggio all'orecchio.» Commento, mentre guardo fuori dal finestrino gli alberi scorrere.

«È funzionale!» Controbatte lui.
«Toglitelo.» Alzo un sopracciglio, guardandolo.
«Ma fa figo con i-»
«Harry, toglilo.» Tendo la mano per farmelo dare, e lui obbedisce.
Non è da molto che Harry ha scoperto di essere interessato ai lavoro parzialmente dietro alle scrivanie: parzialmente perché vende auto.

Arriviamo a casa dei miei con dieci minuti di ritardo: mia madre dice sempre che un minimo bisogna far aspettare. In fondo lei è una all'antica, e credo che stia convincendo Harry a farsi tagliare i capelli. Per me sta bene comunque, ma quella deve sempre infilarci il naso. Ovviamente il suo naso è un naso da pesce spada, non uno innocuo.
Mmh, bella analogia.

Sono una poetessa, lo ammetto.

«Qualsiasi cosa succeda, sai come comportarti.»
Lo avviso, poi entriamo.

«Vi aiuto a sparecchiare.» Harry fa per alzarsi, ma gli poggio una mano sulla spalla. «Non ti preoccupare, facciamo io e mia madre.»
«È vero Harry, è un lavoro da donne!» Gli ricorda con grinta mia madre.

Una volta in cucina, l'aspirapolvere si accende. Bella analogia pt. 2.
«Quanto sono lunghi i suoi capelli! Sembra una donna!» Commenta.
«Lascialo. Stare.» La guardo in modo storto, mentre impila i piatti. Certe volte vorrei regalarle qualcosa come una colla per sigillarsi quella stramaledetta ciabatta. E saremmo alla parte 3.
E questa cosa la penso ogni santissima volta che vengo qui.
Una volta di nuovo tutti seduti a tavola, mi rivolgo ad Harry. «Sabato sera abbiamo una serata ai Caesar's.»

«Ah sì? Cosa si festeggia?» Chiede mia madre.
«Il primo anno di un mio collega...»
«Harry fai attenzione che non ti tradisca eh!» Il compagno di mia madre aka CIP, -coglione irreversibilmente perso-, ride alla grande. Io ed Harry accenniamo ad una risatina, poi, lontani da occhi indiscreti, ci rivolgiamo un'occhiata confusa.

Quando sparecchiamo anche la portata dei dolci, mia madre mi rivolge per la novecentesima volta la parola. «Come va Harry al lavoro? Com'è il suo ufficio? Come sono le sue colleghe? Non è che ce n'è qualcuna che ti supera?»
«Ma possibile che tu lo debba sempre tingere come un depravato infame e infedele? Io mi fido di lui.»
Stare sola con mia madre per due minuti equivale a tre aneurismi quando uscirò. Per adesso siamo a tipo diciotto, vediamo a quanto arriviamo alla fine della serata.

«Ciao.»
«Ciao, buona serata!» Urla Harry, mentre ci avviamo alla macchina. E. Finalmente. Quella. Maledetta. Porta. Si. Chiude.
«Dai, non è stato poi così male.»

Sorrido, lasciandomi andare sul sedile. Trovo la forza di rispondere un «Già» mentre i primi sintomi di rabbia cominciano a salire.

✍ Am I late? ✍

Sento odio nell'aria. È di nuovo un ritardo eheheheh. Ma pazienza, non mi accorgo del tempo che vola!
Altre 1050 parole per voi, contenti?

Cosa ne pensate di questo capitolo? Commentate e votate e sorridete e basta.
Basta, sì.
Al prossimo capitolo, un bacio!

His Life - Sequel Of His Prey //H.S//Where stories live. Discover now