32.

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Quando mi alzo dal letto, l'orologio segna le nove e trenta del mattino: oggi è Domenica, e dato che mi devo ancora far fare il certificato dal medico per poter smettere di lavorare, domani sarò costretta a recarmi in ufficio e oggi a tornare a casa, perché se non andassi avanti con i vestiti di Niall, probabilmente avrei ancora indosso la mia roba.
Decido di preparare la colazione al biondo, come per ringraziarlo dell'ospitalità: così scendo in cucina e faccio del caffè, preparo del tè per me, un bicchiere di spremuta d'arancia, dei biscotti e delle uova con delle fettine di bacon sopra.
Faccio la mia colazione in silenzio, pensando, dopodiché porto quella di Niall nella sua stanza. L'irlandese è sul letto, che si guarda intorno, evidentemente già sveglio e, come me, pensieroso.
Mi chiedo se dovrò raccontare ad Harry ciò che è successo ieri sera: prima vorrei avere un'opinione del biondo, ma non so come chiederglielo. Lui non è mai stato bravo a capire ciò che volevo solo dallo sguardo, come invece il riccio era solito fare. Harry mi capisce sempre, a volte non me ne accorgo neanche: forse è solo confuso per le ultime cose che sono successe, voglio dire, non è facile carpire cose che non gli sono mai accadute prima d'ora, ovvero scoprire di essere padre.
Quando Niall si accorge di me, mi guarda in modo silenzioso, come studiandomi, senza proferire parola. Io faccio il giro del letto e gli porgo il vassoio pieno di cibo, e quando lui vede mi guarda, sorride e al contempo fa una faccia stranita. «Perché questo?», chiede, guardandomi divertito.
«Per ringraziarti dell'ospitalità.», poi sussurro, «Oggi devo proprio tornare a casa.»
Un raggio di sole lo illumina, avvolto tra le lenzuola bianche: «Oh, in tal caso, grazie a te.»
Gli sorrido e mi sdraio sul letto, parlando con lui del più e del meno.

Quando entro in casa, l'odore è caldo, accogliente, famigliare. Cercando di fare meno rumore possibile, guardo ogni vano, per cercare Harry, ma lui non c'è. È Domenica, e dato che il weekend non lavora, non posso fare altro che chiedermi dove sia. Forse è in giro con Louis, Liam o Zayn, forse ha delle faccende da sbrigare: fatto sta che dieci minuti e io già sono ansiosa. La giornata è già brutta di per sé e, quando mi sono appropriata pienamente dell'identità che mi sembrava di aver perso stando con Niall, le nuvole grigie danno i primi segni di pioggia. Quando sento l'acquazzone improvviso imperversare, decido di farmi un bagno caldo: così scendo al primo piano e comincio a far andare l'acqua, e quando diventa tiepida chiudo il buco, facendo sì che si riempia la vasca.
Nel frattempo mi spoglio, metto la bomba da bagno alla lavanda ed infine entro, lasciando che l'acqua calda mi faccia venire i brividi. Sospiro: ci voleva proprio.
Dopo essere rimasta a bagno per un po', prendo dello shampoo e mi insapono i capelli, rilassandomi completamente. Mi sento un po' sollevata, quando mi immergo sotto l'acqua e risalgo, appoggiandomi al bordo con il collo e sorridendo.
«Cloe», sento una voce interrogativa e al contempo esclamativa. Come ho fatto a non sentirlo? Mi giro con lentezza, nonostante io sia irrigidita. «Ciao, Harry.» fingo inespressione, quando in verità la sua visione mi sta facendo avere un collasso: i suoi occhi verdi, i suoi capelli così morbidi, le labbra rosee. Non me lo ricordavo così bello. Odio ammetterlo ma sono felice di rivederlo.
Fa qualche passo avanti, indifferente, verso di me. È vestito con un completo elegante: evidentemente doveva concludere un affare con un cliente.
Quando sento i suoi occhi sfiorare il mio sguardo mi sento come inferiore ed impotente, come se con un solo gesto potesse decidere se farmi vivere o farmi morire. Rimane a fissarmi negli occhi per istanti interminabili, poi si abbassa, e all'improvviso mi sembra tornato il solito Harry. Quello che mi fa ridere, che mi fa vivere bene, che mi regala gioie ed emozioni forti, quello che amo.
Mi guarda in un modo particolare, non riesco a capire se sia compassione o tristezza per avermi persa per qualche istante o gioia per l'avermi ritrovata. Poggia la mano sulla mia guancia, bagnata e anche insaponata. Si avvicina alla mia bocca ma non la tocca, anzi si allontana. Si toglie le scarpe e toglie le giacca, dopodiché entra con i pantaloni nella vasca, mentre si toglie la camicia. «Harry, ma che fai?», gli chiedo, stranita dal suo comportamento. «Allagherai tutto così», gli faccio notare, ma lui ride e, dopo aver lanciato la camicia, si inginocchia, facendo uscire un po' d'acqua.
Si allunga oltre le mie ginocchia, ora piegate contro il mio petto, e mi bacia. Mi bacia come solo lui sa fare: rudemente ma anche dolcemente. Delicato e profondo. Con l'altra mano tocca le mie gambe, e le porta sotto di lui, in modo da non avere più ostacoli. I suoi pantaloni si bagnano completamente quando si sdraia e fa combaciare i nostri petti, continuando a baciarmi.
Io mi sciolgo perché non posso fare altro: non ricordavo quanto fosse bello stare con lui.
«Quanto mi sei mancata.», sussurra tra un bacio e l'altro. Io sono abbastanza incredula ma non mi importa. Lentamente le mie braccia vanno a circondargli la schiena, per quanto io ci riesca. Posso sentire le sue scapole sotto le mie mani. Il riccio si ferma, circondandomi a sua volta i fianchi e poggiando la fronte sulla mia clavicola, bagnandosi i primi ciuffi di capelli.
Respiro: «Harry, sono incinta.»
Lui mi bacia il collo una volta, poi poggia il naso dell'incarico del collo e si lascia andare al pianto.
Non mi sarei mai aspettata si mettesse a piangere tra le mie braccia, così.
Gliel'ho detto, mi sento cento volte più leggera: ce l'ho fatta. Finalmente.
«Da...Da quanto?», riesce a dire, tra le lacrime. «Due mesi e qualcosa.»
«Sarò papà», sussurra, scoppiando in un pianto ancora più profondo ed abbracciandomi.

Buonanotte!

Ho sonno anche se è mezzogiorno.

Commenti sul capitolo? Finalmente la dichiarazione, oooh.

Al prossimo capitolo!

His Life - Sequel Of His Prey //H.S//Where stories live. Discover now