thirty-one

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Non mi sembra sia passato molto tempo dall'ultimo capitolo, quindi diciamo che sto migliorando con la storia dei ritardi.

Comunque, spero che il capitolo vi piaccia!

-Gil




-Puoi fermarti un istante?- Ashton mi guarda con le sopracciglia aggrottate al centro della fronte seduto sulla poltrona rossa.

Non gli presto attenzione e continuo a passeggiare nervosamente su e giù per il salotto.

Scuoto numerose volte la testa e calpesto un paio di cuscini buttati a terra -Potresti almeno far finta di essere una brava coinquilina ed evitare di pestare le suole sporche delle tue scarpe sui cuscini del nostro divano?- punta le mani sui braccioli e si sporge leggermente verso di me.

Mi blocco all'istante e lo guardo scocciata -I cuscini sono l'ultima delle mie preoccupazioni, dato che tra sei giorni potrei non essere più una vostra coinquilina- borbotto -e dovrebbe essere anche l'ultima delle tue- concludo, atterrando con un saltello sopra la stoffa rossa.

Ashton sbuffa e si sbilancia verso i miei piedi, afferrando un'estremità poco imbottita la tira a sé. L'oggetto scivola facilmente da sotto i miei piedi, causandomi un leggero squilibrio.

-Solo perché suoni la batteria con quei gran muscoli da scimmione troglodita, non vuol dire che devi approfittarne ogni qual volta se ne presenta l'occasione- mugugno di nuovo, lamentandomi più con me stessa che con lui.

La sua espressione si indurisce di poco e le sue scapole tornano a posarsi contro lo schienale fasciato. Sta in silenzio per qualche secondo.

Sembra che stia osservando i pulviscoli che danzano nell'aria davanti ai suoi occhi. Spero che gli si incrocino e che rimangano bloccati così.

Imparerebbe a prestarmi attenzione.

-Nessuno di noi vuole che tu sia così ... ansiosa e arrabbiata- deglutisce, ritirando le labbra in una stretta linea e lanciando un'occhiata al corridoio e alla porta chiusa.

-Con "nessuno di noi" intendi mio padre?- chiedo bruscamente, sedendomi sul tappeto, di schiena alla televisione accesa ed impostata sul muto.

Non mi piace averla spenta quando sono in sala, ma allo stesso tempo mi da noia sentire le voci provenire da quell'aggeggio quando non gli sto prestando attenzione.

Ashton si fa silenzioso tutto ad un tratto.

Annuisco consapevole e sospiro, tenendomi i piedi con le mani e dondolando sul sedere avanti e indietro. Assumendo una strana e decisamente poco stabile, posizione a uovo.

Più che un uovo sembra una farfalla con le ali sfasciate.

Una farfalla-uovo distrutta.

-Lui vuole solo il meglio per te- si gira i pollici tre volte, prima di avere il coraggio di guardarmi dritta negli occhi. Io butto la testa all'indietro e lascio andare una risata dal profondo della gola, che risulta essere più un rauco gorgoglio.

-Non me la bevo la solita cazzata del "lui vuole solo il meglio per te"- affermo duramente, ricominciando a dondolare.

-Quale cazzata del "lui vuole solo il meglio per te"?- ripete confuso -non c'è nessuna cazzata del "lui vuole solo il meglio per te"- biascica mentre si gratta la mascella con le unghie corte e squadrate.

Io lo guardo con un sopracciglio mezzo inarcato e schiocco la lingua -Fermati prima che impazzisca, lo hai ripetuto già troppe volte. Comunque non ci casco.

Vivere con i 5SOS (cinque sotto un tetto)Where stories live. Discover now