Capitolo Nono

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Cosa diamine era accaduto lì dentro? Il comportamento del Re era stato al quanto singolare. L'aria in quella stanza si era fatta pesante, quasi irrespirabile. Guardai appena fuori la grande finestra che adornava una parete spoglia, semplicemente tinteggiata di bianco. Il cielo plumbeo regnava gravoso sulla corte francese, con nuvole cariche di pioggia che si addensavano tra di loro creando coltri scure e cupe. « Beth, che ci fai qui? » Girai lo sguardo e vidi Lady Kenna fermarsi dritto davanti a me. « Lady Kenna, salve. Sono stata convocata da Re Henry. » « Oh, davvero? Di solito a quest'ora non riceve nessuno.. » sembrava turbata dalla mia convocazione. Io ero turbata invece dal fatto che lei fosse turbata. C'era forse qualcosa di celato in quella che il re chiamava una semplice convocazione? Preferii non prestare ulteriore attenzione alla faccenda e mi congedai da Kenna. Quando fui abbastanza lontana mi nascosi dietro ad una parete per osservare cosa succedesse. Kenna bussò due volte alla porta, senza farsi annunciare da nessuno. Era chiaro che sapeva il fatto suo. La porta si aprì e Re Henry la sollevò, baciandola, portandosela dentro e chiudendo la porta con un calcione. Ecco il motivo per cui Kenna aveva sospettato di quell'invito a quell'ora da parte del Re. Quindi Kenna era la seconda amante del Re, dopo Diane. Non sapevo nemmeno se Catherine ne fosse a conoscenza, e se avere due amanti fosse concesso. Ma era il re, in fondo. Le leggi se le creava da se. Di certo non doveva avere timore proprio di quelle. Decisi che avevo visto abbastanza per quel pomeriggio, e mi allontanai ancora pensando alla mia piccola scoperta. Entrai nella mia camera e guardai fuori. Sebbene il cielo fosse ricoperto da nuvole grigie, non mi lasciai intimorire e andai a fare una passeggiata. Forse era una buona occasione per passeggiare per il castello ed esplorarlo. Dal mio baule tirai fuori un paio di fogli bianchi e una mina e decisi di trovare ispirazione per qualche nuovo disegno. Mentre attraversavo il lungo corridoio un solo pensiero correva veloce nella mia mente ad affollare i miei pensieri: Bash. Bash che mi aveva ingannata. Poi Bash che mi aveva protetta. Bash che mi aveva mentito sulla sua identità. E poi di nuovo Bash che mi portava a letto. Quante versioni di lui c'erano veramente? E quante poche ne avevo conosciute fino a quel momento? Stringevo il mio materiale al petto, persa nei miei pensieri. Avevo dimenticato, forse, la più importante. Bash re. Non so quale di quelle versioni mi spaventasse di più. Quando finalmente trovai la porta per il giardino, dovetti nascondermi dietro di essa. Da lontano, Bash e Mary stavano passeggiando ed entrambi sorridevano. Mary camminava a testa bassa, e lui la guardava come si osserva l'ultima goccia di acqua cadere sulla sabbia calda di un deserto. Mary di voltò a guardarlo, Bash sorrideva. Poggiò un indice sotto al mento sottile della Regina e la baciò. Cosa si era scatenato nel mio stomaco? Un inferno. Un maledettissimo inferno. Con fiamme che mi laceravano le carni, mi salivano alla gola fino a bruciarmi tutta la pelle. Sapevo, io sapevo. Ma finché non avrei visto con i miei occhi, avrei negato. Negato per pura forza di sopravvivenza. Ognuno si attacca a ciò che può per andare avanti. Io mi ero attaccata alla speranza sbagliata, e adesso pian piano mi stava trascinando giù. In tutto il mio orgoglio ricacciai le lacrime indietro, alzai la testa e strinsi ancor più forte i fogli nelle mie braccia, fin quasi a stropicciarli. Con passo fiero avanzai verso il giardino, mentre i futuri sovrani continuavano tranquilli la loro passeggiata. Bash non appena mi vide cambiò espressione. Si allontanò impercettibilmente dalla regina, e deglutì. Quando arrivai a loro feci un inchino. Guardai gli occhi di Bash e mi sentii morire. Di nuovo quello sguardo, a pochi centimetri da me. Nessuna distanza, nessuna barriera. Apparentemente. E quelle barriere che erano state costruite tra noi erano molto più solide di qualunque fortezza. Quando accennò un sorriso rivolto a me un nodo mi strinse prepotente la gola. Non avevo la forza di parlare. « Vostre Maestà. » mormorai, distogliendo lo sguardo da Sebastian. Guardai Mary e quanto fosse perfetta nel suo abito nero intarsiato di smeraldi che correvano sul collo e sulle spalle. « Salve, Beth. » disse Mary con un sorriso. « Ciao. » disse semplicemente Bash, sorridendo anche lui. « Dove stai andando? » mi chiese la regina. « Ad esplorare il castello, vostra maestà. Re Henry mi ha convocata dandomi il pomeriggio libero. » ammisi. « Mio padre ti ha convocata? » mi domandò Bash, mutando la sua espressione. « Si, vostra maestà. » dissi sforzandomi a trattarlo come un principe. « Dove ti ha convocata precisamente? » domandava sempre più interessato, e per quanto potevo notare, sempre più accigliato. Mary guardava Bash senza capire il motivo di tutte quelle domande, e a dire il vero, non lo capivo nemmeno io. « Nei suoi alloggi, principe Sebastian. » confessai. Alzò le sopracciglia e sbatté le palpebre. « Oh. » si limitò a dire. « Ti lascio andare. » disse ad un tratto. Io, con un secondo inchino, mi congedai da loro. Avrei voluto capire cosa interessasse a lui dove mi aveva convocato il re. Camminai per un po', fino a trovare un luogo che mi sembrava già di per sé, un dipinto. Oltre il perimetro del castello, una piccola staccionata divideva il giardino inglese da un grande lago. Dalle nuvole dense filtrava un raggio di sole che andava a morire sul lago. Mi sedetti su un pezzo di erba soffice, e dopo essermi aggiustata il vestito, misi il foglio sulle mie ginocchia e con la mina iniziai a delinearne i contorni. Un leggero vento mi accarezzava il viso, distogliendomi dai pensieri intricati che si arrampicavano nel mio cervello. Non potevo di certo aspettarmi che Bash mi avesse accolta a braccia aperte, ma nemmeno essere rinnegata davanti a tutti era stata una bella soluzione da adottare. Poi mi rendevo conto da sola della superficialità dei miei stessi pensieri. Un re non poteva avere nulla che fare con una cuoca. Giusto? Questo era quello che facevano i re. « Questo è decisamente il mio posto preferito dove sfuggire dai pensieri. » una voce alle mie spalle mi obbligò a girarmi. Poggiai il foglio sull'erba e fissai il ragazzo dai capelli biondi che dolcemente mi sorrideva. Mi alzai, sistemandomi il vestito. Guardai il panorama insieme a lui, che teneva le mani dietro la schiena. « Credo sia diventato anche il mio. » dissi, assentendo con lui. Lui fissava ancora il raggio di sole che cadeva perpendicolare allo specchio d'acqua, con lo sguardo assente di chi sta meditando. Poi, lo sguardo gli si posò sul mio disegno poggiato a terra. « posso? » mi chiese dolcemente. Con un cenno della testa gli feci capire che poteva. Prese il foglio ed iniziò ad osservarlo. Mentre lui osservava il disegno io osservavo lui. Aveva un viso dai lineamenti molto dolci, pelle candida, labbra rosee curvate in un rassicurante sorriso. Occhi azzurri magnetici. Capelli biondi e mossi. Esile. Poi i suoi occhi si posarono su di me, con uno sguardo di ammirazione. « Siete brava. » disse annuendo, come se fosse davvero sicuro di ciò che stava affermando. Io sorriso imbarazzata. « Beh, grazie. » « Ti hanno chiamata come artista a corte? » io stavolta risi di cuore, e lui mi guardò per cercare di capire perché stessi ridendo. « No, sarebbe bello, ma sono solo la cuoca. » « Siete sprecata però. Un talento del genere va preservato. » « Non esagerate. » dissi posando lo sguardo sull'erba fresca e morbida. « Non siete una che parla molto, a quanto vedo. » « No, non direi proprio. » lui annuì di nuovo. « Come vi trovate a corte? » chiese ad un tratto. « Beh, è il mio primo giorno qui, quindi non saprei ancora dirlo con precisione ma.. Non molto terribile, devo dire. Mi aspettavo di peggio. Mi hanno trattato tutti bene, tranne la regina Catherine. » lui alzò lo sguardo, interessato, come se si fosse accesa una lucina nel suo cervello. « Ah, davvero? La Regina Catherine.. Vi ha spaventata? » tentennai. « Non proprio, ma mi ha detto che dovrò stare attenta al mio comportamento se voglio rimanere qui a lungo. » dissi cercando di imitare la sua voce. Il ragazzo rise. « Beh, non è l'unica a decidere le sorti di una persona qui a corte. Ci sono persone influenti almeno quanto lei. » « Chi si sognerebbe di contraddire la Regina Catherine? Avete idea di quanto sia potente? » dissi sconcertata dalla sua affermazione. « Si, ne ho una vaga idea.. » disse sogghignando. « Siete coraggioso se avete la presunzione di contestarla! » « Forse non si tratta di coraggio ma.. » « Arriva il principe Sebastian! » dissi interrompendo bruscamente il ragazzo dai capelli biondi quando vidi l'incedere elegante di Bash verso di noi. Lui non si voltò nemmeno mentre io feci qualche passo indietro. « Ciao Beth. » disse Bash una volta che ci ebbe raggiunto. « Vostra maestà. » dissi inchinandomi. « Vedo che hai già conosciuto il mio fratellino minore » disse dandogli una sonora pacca sulla spalla, con un grande sorriso « Il Principe Francis de Valois. » Francis abbassò lo sguardo sorridendo « .. E l'incanto è svanito - disse voltandosi verso Sebastian - grazie fratello, rovini sempre tutto. » « Oh Dio Misericordioso. » dissi ad alta voce. Entrambi si girarono verso di me risero. « Vostra maestà, non avevo idea che voi foste Francis. Se lo avessi saputo avrei avuto maggior decoro verso di voi e per l'amor del cielo .. Di sicuro non avrei fatto certe affermazioni sulla regina Catherine, vostra madre! » dissi portandomi una mano alla fronte, sentendomi un vero disastro. « Oh, Beth, cosa mai avrete avuto da dire su quella donna così .. Adorabile? » disse Bash, mentre Francis gli lanciò un'occhiata per ammonirlo a starsene in silenzio. « Elizabeth, non ve ne fate una colpa. Non sapevate chi fossi e in ogni caso vi siete comportata benissimo. Inoltre, non dovrete mantenere alcuna distanza da me. Non sono più il principe ereditario. Da quando sono stato spodestato dal mio fratellino. Quindi sono solo Francis. » Bash fece un sospiro, e in quel momento vidi tutti i sensi di colpa che lo attraversavano, e sebbene ce l'avessi a morte con lui, mi sentii male. « Beth, potrei invitarvi a farmi un ritratto di persona, quindi tenetevi pronta, uno di questi pomeriggi. É stato un piacere conoscervi. » disse facendo un cenno con il capo, sorridendo. « Anche per me, principe Francis. » Francis diede una piccola pacca sulla spalla a suo fratello, poi si voltò ed andò via, rimanendo me e Bash da soli. Mi sentivo tremendamente a disagio, ma nel contempo ero felice di averlo di nuovo a pochi passi da me. Se non ci fosse stato alcun protocollo da rispettare, me ne sarei infischiata delle gente attorno a noi e lo avrei abbracciato fino a fargli mancare il fiato, urlandogli al cuore che mi era mancato. Invece mi limitai a fissare i suoi dolcissimi occhi da felino, mentre nel mio stomaco infuriava una tempesta. « Come stai? » disse con la sua voce calda e soffice, che tanto avevo amato in quelle fredde sere in cui mi raccontava le favole. « Sto bene, vostra maestà. » lui sospirò. Io continuavo a mantenere quel riguardo formale nei suoi confronti, e mi rendevo conto che lui non lo sopportava. « Beth, volevo dirti una cosa. La prossima volta che mio padre ti manda a chiamare, vieni prima ad avvisarmi, per favore. » la sua richiesta mi sembro al quanto bizzarra. « Vostra Maestà, per me sarebbe un piacere esaudirvi, ma vi ricordo che a noi delle cucine non è permesso recarsi negli alloggi reali, per cui.. » « Tu non hai bisogno di un dannato permesso! » disse afferrandomi le mani con fermezza, mentre nei suoi occhi stava iniziando ad infuriare una tempesta. Trattenni il fiato, alla vista di quel contatto così audace. « Vostra maestà, questo gesto potrebbe compromettervi. » dissi con la voce spezzata, corrosa dalle tante parole che avrei voluto buttar fuori, giusto per il semplice gusto di vederle librarsi nel vento per andare a posarsi in un posto dove le speranze diventano certezze. « Tu credi che me ne importi qualcosa? » disse assumendo un'espressione mista tra il rimpianto e fermezza. « Dovrebbe importarvi, vostra maestà. La regina Mary cosa potrebbe pensare? Cosa potrebbero riferirle le sue dame? » Bash ansimava. Pian piano la sua presa perse vigore e in poco tempo le mie braccia furono di nuovo libere di muoversi. « io sono al piano di sopra. Terza stanza sulla sinistra. Se qualcuno ti ferma digli che ti ha mandata a chiamare il principe Sebastian, chiaro? » « Ciò che mi state dicendo non ha alcun senso, vostra maestà. Sarete sicuramente insieme alla vostra consorte. » « Io non sono ancora sposato, Beth. Sono ancora un misero bastardo! » disse digrignando i denti. « Non sono ancora stato legittimato, lo capisci? Cosa é cambiato rispetto a qualche settimana fa? » sentii le che mie difese stavano per cedere. « È cambiato tutto, vostra maestà. Tutto.. » dissi con la voce rotta dal pianto. « Quando finisci di preparare la cena vieni da me, nella mia camera. Ho bisogno di parlarti. Ti prego. » mi disse implorante. Per un momento ero capace di fare qualsiasi cosa mi avesse chiesto, se lo avesse fatto con quegli occhi. Mi teneva le mani, e le stringeva con una forza tale da non farmi sentire più il sangue che fluiva in esse. « Vostra maestà, lady Lola è alle vostre spalle e ci sta guardando. Potrebbe riferire alla vostra fidanzata informazioni sbagliate. » In effetti, lady Lola era alle nostre spalle che parlava con altre ragazze, ma io riuscivo a vedere che ogni tanto la sua attenzione si concentrava anche su me e Sebastian. Lui mi lasciò andare le mani, e potei finalmente vedere il colore che si espandeva su di loro. « Promettimi che verrai. Ti devo delle spiegazioni. » « Lasciatemi andare, adesso. » detto questo mi allontanai velocemente da lui, recuperando il materiale dall'erba. Cercai di non guardare Lady Lola, ma sapevo che lei aveva visto noi. Non che avessimo fatto qualcosa di compromettente, però un Re che tiene le mani ad una cuoca per una corte reale non è un comportamento propriamente ortodosso. Mi rinchiusi in camera mia, e mi cambiai di nuovo per tornare in cucina. La cena di quella sera fu molto più impegnativa, in quanto il Re aveva ospiti importanti. Quando finimmo ero sfinita. Salutai Leith e me ne andai dritta in camera. Chiusi la porta e mi spogliai. Nella mia camera c'era una vasca, non molto grande, ma abbastanza confortevole e soprattutto invitante dopo tutte le sorprese di quella strana giornata. Riempii la vasca con dei sali e degli oli che mi aveva regalato mia zia e mi infilai dentro. Il tepore dell'acqua mi avvolgeva soffice, i sali mi solleticavano la pelle e gli oli sprigionavano un profumo di orchidee per tutta la stanza. Ad un certo punto sentii un rumore di passi, sempre più forte. Aprii un occhio, giusto per guardarmi attorno. Non c'era nessuno. Conclusi che fosse tutto stato tutto frutto della mia immaginazione, complice anche lo stress che avevo accumulato durante la giornata. Un rumore come di qualcosa che cadeva in frantumi mi fece sollevare a mezzo busto dalla vasca. Mi guardai intorno, spaesata. Presi la un telo e me lo avvolsi attorno al corpo. Feci qualche passo verso la mia porta e l'aprii. Nulla. Nel castello regnava il silenzio più assoluto, spezzato soltanto dal russare di qualche sentinella. Chiusi la porta e tesi l'orecchio verso il punto in cui avevo sentito il rumore. Il suono che sentii mi fece gelare il sangue nelle vene. Sentivo ridere. Sentivo un risolino sommesso, che man mano diventava sempre più perverso e grave. La cosa che mi inquietava ancora di più era che quella risata la sentivo provenire direttamente dalla mia stanza! Come se qualcuno si fosse intrufolato di nascosto e si stesse nascondendo da me. Poi cercai di focalizzare meglio, isolandomi dagli altri rumori. Quella risata sinistra proveniva da dietro un grande arazzo appeso al muro, sulla quale erano cucite le figure trionfanti di Catherine de Medici e Henry De Valois. Mi sembrava irreale. Decisi comunque di avvicinarmi cautamente, con il respiro che si iniziava a fare pesante. Con la mano spostai un po' l'arazzo, giusto quel tanto che mi serviva per fare una scoperta sconvolgente. Dietro di esso c'era una porta. Era una porta di legno, piena di cardini e chiodi storti ed arrugginiti. La serratura sembrava apposto ed era nuova rispetto a tutti gli altri elementi che la caratterizzavano. Forse era stata cambiata di recente. La risata intanto si era fermata. Appoggiai l'orecchio accanto al legno spesso e cercai di capire cosa stesse accadendo all'altro capo. « Va via! » una voce roca, innaturale mi lanciò contro quella affermazione. Sobbalzai all'indietro, rimettendo velocemente l'arazzo al suo posto. La risata adesso si era fatta più forte, isterica, quasi in preda ad una follia incontrollabile. Gettai il telo a terra e mi infilai velocemente addosso della biancheria e un vestito che avevo conservati nell'armadio, e aperta la porta, scappai via nei corridoio del castello. Mi chiedevo perché ultimamente la mia vita era diventata così strana. Non riuscivo a stare tranquilla, ovunque andassi c'era qualcosa che mi spaventava. Cercavo di darmi qualche spiegazione razionale rispetto a quanto mi era accaduto poco fa. Ma non la trovavo! La voce era sicuramente quella di una donna. Continuavo a camminare con lo sguardo perso a terra, senza una meta, desiderosa soltanto di allontanarmi dalla mia camera. Non sapevo cosa pensare. Aveva detto chiaramente "vai via." Vai via, ma da cosa? Dal castello, forse? Per quale motivo? Pensai anche a ciò che avevo fatto prima della mia partenza, al sacrificio interrotto e mi chiesi oziosamente se potesse avere qualche collegamento con quella maledetta faccenda. Mentre camminavo avevo la netta sensazione di essere osservata. Era una sensazione soffocante, molto più di un semplice presentimento. Potevo sentire il respiro di quella cosa a pochi centimetri da me, sentire la sua risata perversa, addirittura riuscivo a sentirne i passi che man mano aumentavano la loro velocità. Mi voltai a controllare se ci fosse davvero qualcuno alle spalle, ma non vidi un'anima viva. L'unica cosa che si apriva ai miei occhi, era il lungo corridoio che avevo percorso. Ad un certo punto urtai contro qualcuno. Feci un piccolo urlo per lo spavento, e qualche passo indietro. « Beth, calmatevi! Sono Francis. » in effetti ero andata ad urtare proprio contro di lui, mentre ero troppo impegnata a guardarmi alle spalle, non avevo visto che qualcuno mi stava venendo addosso. « Principe Francis, sono mortificata. Non vi avevo visto.. » dissi cercando di scusarmi. « State tranquilla, sembrate sconvolta. » disse guardando il pallore mortale che faceva sfondo ai miei occhi castani e spalancati. Io deglutivo a fatica e avevo le mani che mi tremavano. « Beth, mi dite cosa vi è successo? » non riuscivo più a dire una parola, mi ero come bloccata. « Venite, vi porto a prendere un bicchiere d'acqua. » avrei voluto dirgli di no, che non ne avevo bisogno, ma non avevo la forza di rispondere. Mi appoggiò una mano sulla schiena e mi portò nella sua stanza. Dal carrello in mezzo alla sua stanza versò dell'acqua in un bellissimo calice lavorato e me lo porse. Ero nella stanza del Delfino reale, e lui mi stava offrendo dell'acqua. Quando la mia gola smise di bruciare riuscii a pronunciare poche semplici parole. « Non so come ringraziarvi, principe Francis. » lui si sedette sul bordo della sua scrivania e sorrise. « non dovete ringraziarmi, Beth. Allora, volete dirmi cosa vi è accaduto? » « Ero in camera mia, quando ho sentito una risata malefica provenire da dietro ad un arazzo. Mi sono avvicinata, l'ho spostato e vi era una porta. Quando mi sono avvicinata per sentire che ci fosse qualche altro rumore ho sentito una voce femminile che mi ha urlato "va via." » sembrava una storia inverosimile, ne ero consapevole, ed ero anche consapevole del fatto che molto probabilmente il principe non mi avrebbe creduta. Invece, diversamente dalle mie aspettative, Francis assunse un'espressione piuttosto seria. Si portò gli indici alla bocca ed iniziò a pensare. Mi sentii di troppo. Era notte fonda ed io mi trovavo nella camera del Delfino. Era una situazione scomoda per lui. « Forse dovrei andare via, vostra maestà. » « Beth.. - disse quasi come se non mi avesse sentita - che me dite di venire a fare due passi in giardino insieme a me? » « ora? - esclamai - ma è notte fonda, vostra maestà.. » « Vuol dire che passeggeremo al chiaro di luna. » disse sorridendo. Mi fece strada verso i giardini, e il tragitto si svolse in silenzio. « La voce che avete sentito probabilmente so a chi appartiene. » disse Francis rompendo il silenzio. Camminava con lo sguardo dritto davanti a se, e le mani dietro la schiena. Io lo guardavo, in attesa di informazioni. « Sapete che si narra che questo castello sia infestato dallo spettro di una bambina? » « No, vostra maestà, questa informazione mi era del tutto sconosciuta. E sarei potuta vivere meglio senza saperla. » lui rise, di fronte alla mia risposta. « Lo spettro in questione si chiamerebbe Clarissa. » io annuii. « da quando ... Ehm, la regina Mary è giunta al castello le sue attività si sono intensificate. Nessuno l'ha mai vista, ma Mary mi ha raccontato di averla sentita molte volte. Inoltre pare che la stessa le abbia salvato molte volte la vita. » « Quindi mi state dicendo che questa Clarissa sarebbe una specie di angelo custode della regina Mary? » « Così pare. » Mi resi conto che il principe si era rabbuiato all'improvviso. « Vostra maestà, c'è qualcosa che vi turba? » Francis rimase in silenzio per un po'. « Parlare di Mary. Questo mi turba. » afferrai l'argomento spinoso, e mi resi conto che era molto doloroso per lui. Dopotutto aveva avuto una batosta non proprio facile da digerire. La sua promessa sposa stava per sposare suo fratello. Forse era ancora peggio di quello che era accaduto a me. Mi sentivo totalmente solidale con lui. « Vostra maestà, mi dispiace moltissimo. » accennò un sorriso triste. Non dicemmo nulla, e continuammo a camminare nel chiaro di luna, per tutto il perimetro del giardino all'inglese. Alzai lo sguardo verso il cielo. Era stellato. Io e Bash non avevamo mai assistito insieme ad un cielo stellato così bello. Mi si strinse lo stomaco a quel pensiero. « Principe Francis, è davvero molto tardi e io dovrei andare, domani mattina alle cinque devo alzarmi per preparare la colazione. » « Si, avete ragione. Vi ho trattenuta già troppo. » « Oh, no, anzi. Vi ringrazio davvero tanto. Siete stato straordinariamente gentile. » dissi sorridendo di cuore. « La mia unica paura è quella di rientrare in quella stanza, adesso. » confessai con non poco imbarazzo. Francis mi condusse fino alla mia camera, poi si fermò dinanzi a essa. « Permettete? » « Sì, ovviamente. » aprii la porta, e Francis entrò prima di me. Ispezionò l'intera stanza, guardò dietro l'arazzo, sotto al letto. Guardò dietro i paraventi e dietro le tende. « Clarissa non sembra essere qui, al momento. » « No, a quanto pare no. » « Bene, allora io posso andare. Vi auguro una buona notte, Elizabeth. Se avete bisogno non esitate a chiamarmi. » « Vostra maestà, non potrei mai permettermi di disturbarvi ulteriormente. Ma non vi sarò mai abbastanza grata per stanotte. » si avvicinò di qualche passo a me. « È stato un piacere. » chinò leggermente la testa ed io mi inchinai, fin quando non ebbe richiuso la porta alle sue spalle. Chiusi a chiave e mi spogliai. Mi misi direttamente a letto, oramai la stanchezza aveva preso il sopravvento sulla paura e caddi in un sonno tranquillo.

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