Capitolo Undicesimo

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« Un mese. Solo un mese. » Questa voce inizió a ronzarmi in testa. Mi trovavo in mezzo a un bosco, era buio. Notte fonda, non riuscivo a vedere nulla. Non distinguevo nemmeno le sagome degli alberi. « Un mese! » continuava ad urlarmi contro quella voce, e sembrava la voce che avevo sentito la sera in cui avevo udito il fischio. Metallica, profonda, cattiva. Sembrava provenire dal diavolo. Mi tappavo le orecchie, e continuavo a correre, sbattendo contro le cortecce dure degli alberi che non riuscivo a vedere. Mi sembrava tutto un labirinto. Correvo senza fiato, ansimante e sopraffatta dalla paura. Inciampai. Mi ritrovai stesa in una pozzanghera, dalla quale proveniva un fetore nauseabondo. Ad un certo punto, una nuvola lasciò spazio alla luna, che venne fuori rischiarando il circondario. Con quella luce nuova riuscii finalmente a vedere dove mi trovavo. Non in una pozzanghera qualunque, ma in una fossa piena di sangue. Mi buttai con la schiena all'indietro, e mi resi conto che ero sporca di sangue dappertutto, vestito, mani e persino viso. Mentre cercavo di pulirmi una goccia mi cadde sulla testa, poi un'altra. Scossa da tremiti di paura alzai lentamente la testa. Un urlo straziante mi perforò le corde vocali, quando vidi appeso per i piedi l'uomo che era stato sgozzato fuori dal mio portico. Aveva il sangue che gli grondava dalla gola brutalmente squarciata. Ma un dettaglio rendeva tutta la faccenda più inquietante. L'uomo aveva gli occhi aperti, mi fissava e all'improvviso allungò una mano verso di me. Mi svegliai, sudata e spaventata. Mi misi al centro del letto e mi guardai immediatamente le mani. Erano pulite, niente sangue. Bash intanto si era svegliato, e mi guardò con gli occhi pieni di sonno. « Beth che succede? » Si tolse le coperte di dosso e si alzò anche lui, mettendosi seduto come avevo fatto io. Io respiravo a fatica, ed avevo gli occhi spalancati per la paura. Le mie mani erano ancora tese verso il nulla, quasi avessi timore di sporcare qualcosa con il sangue immaginario che le aveva imbrattate. « Beth, Beth. » disse Bash portandomi allarmato le mani al volto. Mi spinse a guardarlo. « Beth, cosa succede? » Io non parlavo. Facevo solo strani versi, che forse andavano a sostituire le parole che avrei dovuto pronunciare. « Era un incubo, solo un incubo. » continuava a ripetermi Bash. Mi prese le mani ed io le ritrassi immediatamente, scuotendo la testa. « No, Bash. C'era il sangue, sangue dappertutto anche sulle mie mani. » dissi portandomele al petto e serrandole. « No, Beth, le tue mani sono pulite. Guarda. » Bash mi prese dolcemente le mani e voltò i palmi verso l'alto, mostrandomi che in effetti aveva ragione. Mi spinsi con il volto verso il suo petto. Bash mi strinse in un abbraccio come non ne avevo mai avuti. Continuava a ripetermi che c'era lui, che andava tutto bene. « Finché ci sarai tu andrà tutto bene - dicevo - il problema è quando sarai andato via. » « Non me ne vado, Beth. Rimarrò con te fino all'alba. » mi diceva, posandomi dei baci sui capelli. « Mi ha detto che mi rimane un solo mese. » mormorai guardandolo negli occhi. La candela si era consumata, era buio, e l'unica cosa che ci permetteva di distinguere i nostri volti era la luce della luna. « Chi lo ha detto Beth? » « Quello del fischio. » riuscii a pronunciare. Sentivo gli occhi che mi si chiudevano, quasi come avessi preso un sonnifero istantaneo. Le immagini si facevano sfocate davanti a me, e Bash lo sentivo sempre più lontano. « Beth, dannazione, di chi parli? » diceva Bash in modo concitato. « Ho sonno.. » riuscii a dire, prima di cadere in un sonno tormentato. La mattina mi svegliai di soprassalto, convinta di aver fatto tardi. Guardai fuori dalla finestra, e vidi che il sole stava appena sorgendo. Mi tranquillizzai. Mi voltai e Bash non c'era. Mi portai una mano alla fronte, e addirittura arrivai a pensare che molto probabilmente avessi sognato tutto. Mi alzai ed andai dietro al paravento per prendere i vestiti da lavoro. « Oh, Misericordia! » pronunciai, quando vidi Bash senza la camicia che si stava abbottonando i pantaloni. Uscii frettolosamente da lì dietro, sentendomi colpevole di aver interrotto un momento del tutto intimo. Bash uscì poco dopo, sorridendo. Si stava abbottonando i bottoni della camicia e mi venne dietro. « Buongiorno, Beth. Perché sei corsa via? Mi hai visto tante volte senza la camicia. » disse in un tono molto malizioso. « Lo sai per quale motivo di ho visto senza la camicia, Bash. Per via della tua ferita. » « Oh, si a proposito. Ti va di darle un'occhiata? » Io mi voltai, storcendo la bocca. « Disponi dei migliori medici, qui a corte, e cerchi un'occhiata da me? » « La mia piccola infermiera sei tu, però. » Scossi la testa, e lui si alzò la camicia. La ferita era quasi guarita del tutto, e se non avesse subito ulteriori danni probabilmente la cicatrice sarebbe stata quasi invisibile. « Sono stata molto brava a suturartela. » dissi con orgoglio. « Si, sono d'accordo. Allora.. ieri notte hai accennato ad un uomo. Hai parlato di un fischio e di una voce. Puoi spiegarmi meglio tutta la faccenda? » « Bash, è molto tardi ed io devo scappare. » mi avvicinai verso la borsa e tirai fuori le lettere che erano riservate a lui. « Tieni. » lui le guardò con aria interrogativa. « Sono delle lettere che ti ho scritto quando sei partito. Sebbene di te non sapessi nulla, la speranza di rincontrarti come vedi non è mai morta in me. » Bash mi guardò, con quegli occhi che io amavo tanto. Fissò le mie labbra, che si erano piegate in un leggero sorriso. Si avvicinò lentamente, e con il dorso della mano mi sfiorò la guancia. Adesso non staccava i suoi occhi dai miei. « Ho voglia di baciarti da quando sei arrivata a corte. » disse quasi in un sussurro. Nel mio stomaco si aprì un vortice. Era il vortice delle emozioni che si era scatenato all'udire quella frase. Mi allontanai da lui e andai dietro al paravento per sciacquarmi il viso. Sentivo la pelle andare in fiamme, il cuore impazzito e le gambe leggere. Mi vestii rapidamente. « Esci prima tu. Assicurati che non ci sia nessuno. » dissi a Bash. Lui annuì. Aprì leggermente la porta e si guardò attorno. Era ancora troppo presto ed il castello era ancora silenzioso. « Ci vediamo dopo. » disse sorridendo. « Beth.. » io mi voltai verso di lui. « Non riuscirai a sfuggirmi per sempre. » disse strizzandomi l'occhio. Chiusi la porta, con un sorriso felice che mi illuminava il volto. Dopo qualche minuto uscii anche io e mi recai in fretta e furia nelle cucine. Gli altri erano già tutti lì, persi ad assolvere i loro compiti, e fortunatamente nessuno si accorse del mio ritardo. Iniziai come al solito le procedure e in poco tempo, riuscii a preparare un'ottima colazione. « Beth, hai sentito? » Penelope mi raggiunse, mentre stava sbattendo le uova in un tegamino di ceramica. « Cosa, Penelope? » « Stanotte il principe Sebastian non ha dormito nella sua camera! » La piccola dai capelli rossi sembrava tutta eccitata da quella notizia. Diventai in un batter d'occhio dello stesso colore del pomodori che Miranda stava affettando. « Beh, avrà avuto i suoi impegni. Dopotutto, con Mary.. » « Ma l'abbiamo sentito dire proprio dalla Regina Mary! Quindi significa che non ha dormito con lei. Ha già un'amante! » Guardai Penelope sprizzare felicità da tutti i pori, e sinceramente il motivo mi fu oscuro fino a qualche secondo dopo. « Penelope, perché sembri così entusiasta di questa cosa? » domandai senza giri di parole. « Perché se il principe Sebastian ha un'amante significa che è propenso ad averne anche più di una, ed io potrei propormi. Oltre ad essere un Re hai visto quanto è bello? » mi rispose lei, senza altrettanti giri di parole. A sentire quell'affermazione mi montò una rabbia dentro tale che se avessi potuto l'avrei presa a schiaffi. La piccola lady aveva già un piano per abbandonare quel troppo umile lavoro di collaboratrice. Diventare la nuova puttanella reale. Il problema è che di quel passo lo stavo diventando io. La mia unica consolazione era che tra Bash e me non c'era stato nulla di carnale fino a quel momento, a parte qualche abbraccio e qualche occhiata troppo eloquente. Quella mattina, avevo la testa fra le nuvole. Ripensavo alla nottata passata insieme a Bash, alle sue mani morbide, al suo buon profumo, al suo petto schiacciato contro la mia schiena che si alzava e si abbassava allo stesso ritmo rilassante del mio cuore. Non ascoltai quasi nessuno dei pettegolezzi che si scambiavano le ragazze tra un piatto e l'altro, quelli che riguardavano il bellissimo bastardo del Re e della sua presunta amante. Una volta preparata la colazione me ne andai in camera mia, e dopo essermi rinfrescata e cambiata andai all'appuntamento con Francis. Anche quel giorno avremmo continuato la creazione del ritratto. Salii l'imponente scalone e percorso un tratto di strada mi feci annunciare dalla sentinella. « Mi dispiace - sentenziò - il principe Francis è occupato. » mi sembro strano. « Occupato? Avevamo un appuntamento.. Ed era questa l'ora. » la sentinella non mi rispose, chiaro segno che sarei dovuta andare via. Discesi le scale, pensando a quanto fosse strana quella faccenda. Probabilmente era insieme ad una donna. « Mia cara! » soprappensiero, balzai all'udire quella voce proveniente alle mie spalle. « vostra maestà. » dissi facendo un lungo inchino. « Mi pare che l'altra volta siamo stati interrotti.. » non era possibile. La situazione da incubo si ripresentava. « Vostra Maestà, non credo sia il momento adatto.. » provai a rifiutarmi. . « Oh, no. Il momento è propizio. Venite, seguitemi in camera. » sospirai. . « Beth, Beth! » mi voltai di scatto, mentre Re Henry mi aveva preso già la mano per portarmi nei suoi alloggi. Il principe Francis scalzo, con solo una vestaglia a coprirgli l'esile corporatura, correva verso di me. Fu una visione che mi fece quasi sorridere. « Francis, cosa vuoi? » disse Henry portandomi dietro alle sue spalle, passando dalla mano al polso, e stringendolo quasi facendomi bloccare il sangue nelle vene, come a dire "tu non ti muovi da qui." . « Beth, scusatemi, ma .. Ero, ecco, occupato. Ora sono libero, potete seguirmi. » indicai con la mano libera il polso bloccato nella possessiva morsa di Re Henry. « Padre? » Henry fece un sorrisetto, senza accennare a lasciarmi. « Padre, lasciatela. » « Francis, la ragazza è impegnata con me. » « Nient affatto. Beth aveva un appuntamento con me. » nulla. Henry era irremovibile sulla mia posizione. Iniziò a camminare, trascinandomi dietro di lui quasi come un sacco di spazzatura. Francis afferrò la mia mano libera, arrestando il passo del Re. « Padre, vogliamo vedere vostra moglie cosa pensa a riguardo? Non credo sia disposta a tollerare la presenza di tre... » Henry a quelle parole fece un segno con la mano, intimando Francis a non continuare. Si trovò sopraffatto da un senso di dominio. Cosa fare? Prendere o lasciare? Prima di lasciarmi andare strinse ancora un po' la presa, fino a lasciarmi un segno violaceo. Prima di seguire il principe, mi sfregai il polso, sentendo finalmente il sangue riprendere a scorrermi lungo il braccio. « Vi chiedo scusa per il comportamento di mio padre. Se volete seguirmi. » io annuii, seguendo l'andamento elegante del principe, seppur senza calzari. Entrai in camera sua e la prima cosa che notai fu il letto disordinato. Guardai Francis che si accorse che stavo fissando il suo giaciglio, probabilmente intuendo molto bene anche a quali conclusioni fossi giunta, e arrossii. Francis sorrise del mio imbarazzo e, messosi dietro al paravento tolse la vestaglia. Uscii con un paio di pantaloni e nient'altro sopra. In mano aveva una camicia che avrebbe indossato da li a qualche secondo. Tutto quel lasso di tempo passò in un silenzio, colpevole per lui, imbarazzato per me. Prese una sedia e la posizionò al centro della stanza, mentre un raggio di sole gli colpiva i capelli biondi, rivelando delle leggere sfumature ramate. Mi avvicinai, iniziando la solita routine. Gli aggiustai il colletto della camicia, e gli ravviai i capelli. Sentii su di lui un penetrante profumo di donna. Se andava a letto con qualcuna sicuramente non era un mio problema. Mentre stavo facendo questi semplici gesti, Francis mi alzò il mento, fino a tuffare i suoi occhi cristallini nei miei. « Guardandovi capisco cosa ha visto Bash in voi.. » « Prego, vostra maestà? » non capivo cosa centrasse Bash con quel suo gesto così intimo. Francis accennò un sorriso, poi scosse la testa. La faccenda sembrò archiviata. Io tornai alla mia tela e ai miei colori e iniziai a stendere pennellate sul dipinto. « Più o meno quando sarà pronto Beth? » io guardai la tela. « Dedicandogli circa due ore al giorno, nel giro di due giorni massimo. » « Avrò la possibilità di vedervi ancora, allora.. » alzai la testa dal dipinto e lo guardai. Francis aveva le gambe leggermente divaricate, con le mani appoggiate sulle cosce. I capelli così come glieli avevo acconciati io, un sorriso furbo disegnato sulle labbra e gli occhi cristallini e sinceri. « Come? » dissi quasi più a me che a lui. « Ho detto che così potrò rivedervi. » senza che fossero passati pochi secondi dalla sua affermazione, si alzò. Mi sembrò un gesto estremamente strano. A passo lento si avvicinò alla tela. « no, vostra maestà! » lo fermai, prima che potesse vedere il dipinto. « Un dipinto non si guarda mai a metà! » lo ammonii. « Non era al dipinto che miravo. » disse mantenendosi a distanza. Sentivo gli occhi languidi, come se fossero stati colpiti da un calore improvviso. « Non voglio spaventarti come mio padre. » disse ridendo della mia espressione e tornò sulla sedia, rimanendosene li buono. « Voi non mi spaventate, maestà.. non siete come vostro padre. » ammisi, non senza titubanza. Francis non mi spaventava, non lo aveva mai fatto, ma era così enigmatico. Lui si fermò appena, si voltò verso di me con le labbra schiuse. Io tenevo gli occhi bassi sulla tela, e lui mi osservava. Si passò un dito sulle labbra, e chiuse gli occhi per qualche secondo. Se Francis mi aveva detto quelle cose, sicuramente era per un senso di rivalsa, o così pensavo. Forse verso Mary, verso Bash. Io, però non volevo essere usata. Continuavo a dipingere, pensando quelle cose che però di fondato non avevano ancora nulla. Guardando il principe, potevo vedere un ragazzo ferito, sincero e leale. Sicuramente non uno che prendeva vendette e usava le persone. Forse, non ancora. Non fino a quando fosse rimasto tale. « Per oggi può bastare, vostra maestà. Devo andare a preparare il pranzo. Ah, e grazie per prima. » chiusi la tela con uno straccio e la portai sotto al braccio. « Ciao Beth, grazie a voi. » Francis chiuse la porta alle sue spalle. Nel corridoio vidi che, mentre camminava, una ragazza alta, bionda con gli occhi cobalto mi fissava. Notai che indossava un vestito azzurro con uno scialle blu. Sembrava facoltosa. Il suo ghigno mi spaventò e mi indusse ad andarmene il più in fretta possibile. In camera mia posai la tela, nel mio armadio, e corsi in cucina per preparare il pranzo. Anche quel giorno avemmo il nostro bel da fare, ma come al solito ce la cavammo alla perfezione. Stavamo parlando tra di noi, in attesa che i piatti venissero serviti, quando sentimmo la porta della cucina spalancarsi. « Beth! » mi voltai e vidi Bash, tutto trafelato che veniva verso di me. Tutti intorno si zittirono. Fecero un profondo inchino, mentre Bash senza nemmeno accorgersi della loro presenza, avanzava verso di me. Non potevo credere che fosse entrato li dentro così, e mi avesse chiamata per nome davanti a tutte quelle persone. « Beth, devi venire assolutamente con me. È urgente. » disse Bash prendendomi la mano e inducendomi a lasciare la cucina, sotto gli sguardi attoniti dei miei collaboratori, che intanto sbalorditi da quel gesto, iniziavano a scambiarsi tra loro le più folli congetture. « Bash ti rendi conto di quello che hai fatto? » cercavo di dirgli, mentre lui mi trascinava in alcuni cunicoli senza prestarmi la minima attenzione. « Bash.. » provavo a dire. « Sebastian! » urlai. Lui si voltò, come se si fosse appena svegliato dall'ingorgo dei suoi pensieri. « Che cosa c'è Beth? » « Ti rendi conto di quello che hai fatto? » lui sembrava non capire. « Non mi hai mandata a chiamare, mi hai presa per mano e mi hai portata via! Ti rendi conto che questo potrebbe comprometterti? » Bash si voltò esasperato. « Ti rendi conto che in questo momento non me ne frega niente? Andiamo. » disse risoluto. Continuai a seguirlo, a forza, senza fare domande. Entrammo in una grossa sala, rozza ma ben allestita, passando per un grosso portone in legno. « Nostradamus? » urlò Bash. Mi guardai attorno, e convenni che fosse una specie di infermeria. Un letto in mezzo alla stanza, tre librerie zeppe di libri, un tavolino. Delle sedie. Erbe, flaconi, siringhe. « Nostradamus! » urlò ancora il principe. Di li a poco comparve un uomo, alto, con capelli e barba folti e scuri. Gli occhi sembravano disperdersi in quel cespuglio, ma pur essendo piccoli, erano marroni ed inquisitori. « Nostradamus, abbiamo un grosso problema. » Bash sembrava seriamente preoccupato, e di conseguenza, fece preoccupare anche me. « Bash mi spieghi cosa succede? » gli chiesi sottovoce, cercando di non destare sospetti nell'uomo che ci osservava. « Tranquilla, Beth, ora spiegherò tutto. » disse poggiandomi una mano sul viso. Sembrava non fare proprio nulla per nascondere "noi due", ammesso che ci fosse. « Quando sono fuggito, l'ho fatto per due motivi. Ero innamorato di Mary, avevo bisogno di trovare un modo per allontanarmi da lei, sebbene poi i miei piani siano stati scombinati e ricreati per me. Sono fuggito perché mia madre mi aveva messo in guardia da tutto ciò. Ma ero fuggito anche per un altro motivo. Ho liberato un uomo da un sacrificio, interrompendo così il rituale iniziato dai Pagani come ringraziamento verso gli Dei. Per farmi pagare quel gesto hanno messo a repentaglio la vita della persona che io amavo più di me stesso, Mary. Sono quindi..» si voltò verso di me, con lo sguardo sofferente, pieno di odio verso se stesso « .. Andato nel bosco ed ho ucciso un uomo. Un uomo pagano. Un uomo che era venuto per accertarsi che io rispettassi il patto. Quei fanatici non hanno mai perdonato il mio gesto, e mi hanno cercato per tutto il tempo, pensando a un modo per farmela pagare. » adesso camminava avanti e indietro per la stanza. Sembrava tormentato dal suo racconto, dalle sue parole. Nostradamus, così come me, ascoltava assorto. « Poi stamattina ho letto le tue lettere. » disse guardandomi. « Ho letto dell'aggressione che hai ricevuto da parte dell'uomo con le zanne. Beth, l'uomo con le zanne ha un nome. È l'Oscurità. Si dice che non sia nemmeno umano, che si nutra di sangue. Quando sono venuto a stare da te, l'Oscurità ci ha attaccati, una prima volta. Non so se ricordi. » io annuii. Ricordavo perfettamente quella sera. Bash cercò di difendermi fino allo stremo delle sue forze. « Da quella maledetta sera hanno capito come potermi incastrare. Hanno capito come avermi, come farmela pagare. Da quella maledetta sera hanno capito il mio punto debole: tu, Beth. » Alzai la testa, cercando gli occhi di Bash. Mi stava guardando, pieno di preoccupazione. Io? Ero io il suo nuovo punto debole? Mi alzai, andando verso di lui. « Così hanno fatto di tutto per arrivare a te. Hanno provato con gli attacchi, ma tu ti sei difesa, così hanno provato con un'altra strategia. Ti hanno fatto trovare il cadavere, fuori casa tua. Hanno sperato che tu lo togliessi, proprio come è avvenuto. Così facendo hai firmato una specie di contratto. Di vita o di morte. E così sono giunti fino a me. » io lo guardai. « Bash, cosa c'entra il mio gesto con te? » « L'Oscurità ti ha dato una scadenza: un mese. Entro un mese verranno a prenderti, e ti sacrificheranno sull'altare degli Dei. Oppure.. » la paura iniziò a scatenarsi dentro di me, dimenandosi come un cavallo imbizzarrito. « ... oppure dovrò uccidere un uomo. Un altro uomo. » « Bash, perché tu? Perché tu? Cosa c'entri con me? Non potrei farlo io? » dissi avvicinandomi e guardandolo dritto negli occhi di smeraldo. « No, Beth. Non puoi farlo tu, devo farlo io. Hanno scelto te perché erano convinti di arrivare a me. Sapevano che non ti avrei mai lasciata morire. Tra un mese dovrò trovare un uomo da sacrificare in cambio della tua vita, e quando lo farò, una seconda vita peserà sulla mia coscienza. » disse arrancando. « La vita di un uomo, un uomo di cui non saprò mai se avesse una famiglia da portare avanti, e questo peserà ancora di più. Nel momento in cui gli toglierò la vita, l'oscurità sarà dentro di me. » Mi veniva da piangere. Era un incubo, un maledetto incubo. « No, Bash. Non lo farai. » « E cosa, farti morire?! » sbraitò. « Nostradamus, devi aiutarmi. » disse il principe. « Beth, mi dispiace così tanto. Così tanto di averti trascinato all'inferno con me. È tutta colpa mia. » io gli posai una mano sulle labbra, per zittirlo. Mentre piangevo riuscii a sussurrargli qualcosa. « Se l'inferno è stare insieme a te, credo di non volerlo nemmeno conoscere il Paradiso. » Bash si sentì come colpire in pieno petto, e attiratomi a se mi strinse in un abbraccio soffocante. « Bash, tu non lo farai. » « Che cosa? » « Non ti lascerò fare questo, per me. Non lascerò la tua anima nelle loro mani. » « Beth, non ti lascerò morire, questo puoi scordartelo. » diceva Bash in modo concitato. Adesso imperversavo in un pianto scomposto, singhiozzavo. « Beth, calmati ti prego. » « Non te lo lascerò fare, Bash, no. Non te lo lascerò fare. Troveremo un'altra soluzione. » Bash sospirò, lanciando un'occhiata a Nostradamus che stava guardando la scena come uno spettatore in terza persona. « Cercheremo di trovare un'altra soluzione. » disse Bash, abbracciandomi e accarezzandomi i capelli. Cosa provai in quel momento? La mia faccia era schiacciata contro l'ampio petto di Bash, che si alzava e si abbassava ad un ritmo rilassante. Le sue braccia mi avevano circondata totalmente, mentre il calore del suo corpo si propagava tutto dentro di me. Mi svincolai dal suo abbraccio, seppur a malincuore e mi avviai verso i giardini reali.

Once Upon a Time, a Reign | Completa, in revisione |Where stories live. Discover now