Quinto Capitolo

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Il giorno dopo sono le dodici quando mi sveglio, ho un po' di mal di testa e fortunatamente non devo andare a lavoro altrimenti non so quanto di positivo avrei fatto.

Mi strofino il viso, mi passo una mano tra i capelli e prendo il cell dal comodino.

Diciannove chiamate perse e cinque messaggi, tutti di Daisy.

Leggo uno a uno i msg.

«Perché non rispondi?» dice il primo.

«Ma che fine hai fatto?» il secondo.

«Mi sto preoccupando, sono ore che non rispondi. Non mi hai neppure richiamato» il terzo.

«Appena puoi chiamami» il quarto.

«Si può sapere che fine hai fatto?» il quinto.

Non mi va di sentire la sua voce, così le scrivo un messaggio.

«Sono ancora vivo, tranquilla. Ho avuto da fare ieri e non ho controllato il cellulare nemmeno una volta. Ti richiamo io.»

Poso il cellulare sul comodino quando riprende a squillare, un nuovo messaggio.

«Sei incazzato con me? Sai che quando mi chiama la mia famiglia non posso dire no»

e ci risiamo. Spengo il cellulare, sono stato fin troppo bene ieri per sentirla e farmi rovinare l'umore.

Mi alzo e mi dirigo in bagno, faccio una doccia lunga che mi scrolla di dosso tutta la rabbia che riesce a farmi salire Daisy.

Esco dal bagno in asciugamano alla ricerca di qualcosa da mettermi tra gli innumerevoli jeans e pantaloni e maglie.

Suonano alla porta. Chi potrà mai essere se Daisy è da sua madre e non torna prima di lunedì?

Vado ad aprire senza preoccuparmi del mio abbigliamento.

Apro la porta e mi ritrovo Dylan davanti

«Hey perdente» gli sorrido «Qual buon vento? Entra.»

«Vincente ho provato a chiamarti ma avevi il cell spento quindi sono venuto fino a qui, sei solo?» dice entrando

«Solissimo, sono appena uscito dalla doccia se casomai non te ne fossi accorto» rido indicando l'asciugamano intorno alla vita

«Vedo, vedo» scuote la testa «Sono appena tornato dal lavoro, mentre tu dormivi sonni pieni e ho pensato che magari volessi venire alla mostra automobilistica, c'è la Ferrari al solone»

«Sul serio? Grandioso, certo che si» sorrido «vado a vestirmi e sono da te»

«Io pensavo volessi venire così» ride

«Potrei anche, farei svenire tutti lì dentro... e scommetto che anche te» lo guardo malizioso e lascio cadere l'asciugamano.

Rimane a bocca aperta, stupito del mio gesto.

«Corri a vestirti idiota» dice ridendo per poi tirarmi una sculacciata mentre agitavo il sedere a mo' di soubrette.

Ridendo raccolgo l'asciugamano e vado a vestirmi, opto per un jeans con una camicia bianca, semplice ma efficace.

Torno in cucina e lo trovo applicato al suo IPhone.

«Ma ti stacchi da quel coso? Forza muoviti e scendiamo!»

«Stavo prenotando i biglietti idiota»

«Ma la Barbie?» gli chiedo a bruciapelo mentre lo seguo e usciamo da casa mia.

Romeo&RomeoWhere stories live. Discover now