IX - Antonio, Romano e... Feliciano

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1917

Romano corrugò la fronte osservando con sospetto la lettera che gli era appena arrivata.

Non poteva essere da parte di Feliciano, aveva un'aria troppo ufficiale e, soprattutto, non aveva neppure una macchia di cibo, era troppo pulita.

Doveva per forza venire dai piani alti.

Che volevano da lui?
Nonostante il suo carattere burrascoso, non aveva mai dato noie agli ufficiali, e si era sempre comportato bene in battaglia.

Sospettoso, cominciò lentamente ad aprirla mentre Antonio, seduto di fronte a lui ad armeggiare con il suo fucile, lo osservava con curiosità.

Romano gli lanciò un'occhiataccia ammonitrice (seriamente, ma perché quello spagnolo bastardo era sempre in mezzo ai piedi?), poi si dedicò alla sua lettera.

Corrugò la fronte.

Dopo aver letto le prime righe sgranò gli occhi.

Il suo corpo si irrigidì e la busta gli scivolò di mano, volteggiando per un paio di secondi, prima di cadere a terra e insozzarsi di fango.

Romano non si chinò a raccoglierla.

Intuendo che si trattava di una brutta notizia, Antonio si alzò di scatto, portandosi subito al suo fianco.

Non fece, però, in tempo a chiedergli cosa fosse successo perché, per una volta, l'altro parlò da solo, di sua spontanea volontà.

"Fe...Feliciano" balbettò, fissando con occhi sgranati il nulla di fronte a sé.
"Mio fratello Feliciano è... è morto."

Angolino Mio


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Il DisertoreWhere stories live. Discover now