III

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15 Aprile 2016

Non vuole crederci, è un affronto a se stesso. Si è davvero fatto convincere da un bambino di 19 anni a fare qualcosa che neanche nei suoi sogni più strani avrebbe osato fare.
Dopo che quel ragazzino bagnato come un pulcino gli ha sostanzialmente drenato ogni forza e capacità fisica (ancora non si capacita di come una persona possa avere così tante domande in testa), gli ha proposto un'uscita. Non un appuntamento, non una cosa formale, una semplice uscita "fra amici", come si è ostinato a chiamarla Jimin.
Ma loro non sono amici, Yoongi non vuole amici. Sono solo un peso e sono precari, sempre. Devi sapere che ogni giorno potrebbero sottrarti del tempo prezioso per andare al karaoke, o prendere una birra insieme. Ti fanno promesse che poi non mantengono, e così via. Per questo il biondo preferisce rimanere da solo. E poi, deve ammetterlo, lui stesso ha un caratteraccio quasi ingestibile, e sotto sotto, ha costantemente paura di ferire le persone. Ma non può farci niente, e dopo ormai 21 anni, si è abituato.
Si passa una mano fra i capelli, frustrato. È da minuti sotto il suo armadio dalle ante aperte e ancora non ha scelto cosa indossare. È solo una stupida uscita, perché ci sto mettendo così tanto a scegliere un paio di vestiti?
Evidentemente una parte di lui ci tiene a fare bella figura. E non può dargli torto, non ci si presenta certo vestiti come barboni ad un appuntamento. No, non è un appuntamento Yoongi, non chimarlo così.
Mentre pensa a ciò gli vengono in mente le parole del moro durante il loro primo incontro.

Sei carino.

Continua a vedere quelle lettere nella sua mente e ben presto, in quest'ultima, balena un'idea.
Be', posso almeno divertirmi un pochino, a questo "appuntamento". Pensa ridacchiando fra se e se.
Se è stato quasi costretto ad andare a quell'incontro, almeno troverà il modo di ricavarne un po' di divertimento.
Sceglie degli skinny neri e leggermente aderenti, strappati sul ginocchio, abbinati ad una canottiera bianca e larga, che lascia scoperte le braccia, in modo da farle respirare. Non vuole fare il barbone, si, ma neanche bollire in una stupida camicia a maniche lunghe.
Si infila un paio di vans ed è pronto. Si guarda allo specchio soddisfatto, voltandosi di trecentosessanta gradi. Questi pantaloni contornano in modo eccellente il suo lato B, rendendolo proprio un bel vedere, modestia a parte.
Afferra le chiavi del suo appartamento ed esce sul pianerottolo. Prende il cellulare dalla tasca e controlla l'orario.
Le 14:10, ho venti minuti per arrivare.
Sbuffa al suo solito e rimette in tasca l'apparecchio, per poi uscire dall'edificio.
Mantiene un'andatura tranquilla, si guarda intorno e tiene le mani rilassate nella tasca. Non ha certo fretta di arrivare, no, di sicuro non ha fretta.
Dopo venti minuti esatti è li, al bar dove si sono conosciuti, seduto su una sedia fuori dal locale. Fa decisamente troppo caldo per stare all'interno. Di Jimin ancora nessuna traccia, così, per ingannare il tempo, prende il telefono e comincia a vagare senza meta su internet.
"Scusa il ritardo" la sua voce lo distrae dal display luminoso.
Alza lo sguardo e incrocia quello allegro e castano di Jimin.
"Ti ricordo che l'incontro l'hai organizzato tu." ribatte scocciato il biondo. "E poi arrivi anche in ritardo."
Jimin si porta un mano alla nuca in segno di imbarazzo, poi prende la parola. "Sono stato trattenuto da alcune faccende, ma alla fine ce l'ho fatta. Per farmi perdonare ti offro un caffè, ti va?" Gli chiede quasi sdraiandosi sul tavolo. Ha messo un paio di bermuda neri con motivi bianchi, come dei geroglifici. Ai piedi delle normali scarpe da ginnastica alte, rosse e bianche. Sopra ha optato per una felpa di cotone senza maniche, con tanto di cappuccio. Yoongi riflette, ed arriva alla conclusione che sia strano, come abbigliamento.
"Si, grazie, un caffè va bene." riprende infine.
Jimin sembra stupito. "Wow, tu che dici grazie, ma guarda." ridacchia e poi sgattaiola dentro al bar, sfuggendo ad un possibile sguardo assassino da parte del biondo, che entra a ruota dopo di lui.
Prende il caffè e lo porta tutto allegro al ragazzo, sorridendo e inclinando la testa da un lato.
"Adesso mi perdoni?" Chiede poi appoggiando il mento sul tavolino e guardando l'altro dal basso. Yoongi prende il suo caffè e lo assaggia, intingendovi le labbra.
"Si, potrei." dice con tono neutro.
Il moro salta su come un bambino, esultando. "Ehi, ma non ci metti lo zucchero?" Chiede poi incuriosito, allongando il collo e annusando il vapore che fuoriesce dalla tazza. A Yoongi ricorda uno di quei cagnolini che vedi lungo il fiume, che giocano con le ranocchie in mezzo all'erba.
"Ma guarda te che ficcanaso." brontola il biondo ritraendosi e portando con se la tazza color panna.
Jimin mette il broncio e incrocia le braccia al petto. "Con te proprio non si può parlare, eh." protesta.
"Abituatici." ribatte con aria quasi fiera l'altro.
Finito il suo caffè Yoongi si alza dalla sedia e guarda il più piccolo, aspettandosi una divulgazione del programma enunciata con tono squillante.
"Dove andiamo, hyung?" Gli chiede invece quest'ultimo.
Il biondo lo guarda male "Speravo me lo dicessi tu." risponde poi mettendosi le mani in tasca.
"Ah...oh. Ecco, non saprei bene, volevo solo passare un po' di tempo con te." sorride ancora di più, mentre un leggero velo di porpora gli colora le guance paffute.
"Bene, allora andiamo a fare un giro, basta che non sono venuto qui per niente." recita piatto Yoongi. Jimin scuote le mani davanti a lui sorridendo. "No! No no!"
Si stanno alzando dalle rispettive sedie quando il cellulare del più piccolo vibra dalla tasca posteriore dei pantaloni.
Questi si gira verso il più grande con aria di scuse, dopo aver controllato la persona che cerca di contattarlo.
Prende il cellulare e risponde. 
Yoongi aspetta per un quarto d'ora, finché il moro si decide a salutare la persona dall'altro lato del telefono. Quando si gira verso il suo accompagnatore ha un grosso sorriso stampato sul volto.
"So dove portarti." esordisce alla fine gonfiando il petto.
Il biondo alza un sopracciglio. "E dove vorresti portarmi, se permetti?" chiede non troppo convinto Yoongi.
"Ti presento ai miei amici! Magari stando con loro diventerai più....affabile?" Ridacchia e si avvia a passo svelto verso una direzione sconosciuta.
Yoongi non può fare altro che seguirlo e in breve si ritrova a fissare il fondoschiena del più piccolo, intento a camminare un bel pezzo avanti a lui.
Dopo un po' alza lo sguardo al cielo, notando che quel piccoletto ha accelerato ancora un volta il passo.
"Ehi!" Esclama. Niente. "Park Jimin!" Grida ancora. Niente. Oltre che stupido è anche sordo. Pensa il biondo seccato. Così si ritiene costretto a correre in avanti e afferrare la felpa del moro per bloccarlo. Questo si gira di scatto, trovandosi faccia a faccia con una delle braccia dell'altro. Arrossisce violentemente notando la vicinanza fra di loro e alza lentamente lo sguardo.
"Hyung?" Chiese piano.
"È mezz'ora che cerco di chiamarti e tu non ti giri." protesta seccato l'altro lasciando la presa sul tessuto.
"Oh, scusami. Stavo pensando." sul suo volto torna il sorriso e fa per girarsi e tornare sui suoi passi ma il solito braccio lo trattiene.
"Vai più piano." sibila Yoongi guardandolo negli occhi. Jimin deglutisce, poi si guarda i piedi e poi di nuovo il ragazzo avanti a lui.
"Scusa, vado più piano." sorride e si affianca al biondo, che continua a stare qualche passo dietro di lui.
Alla fine è Yoongi quello rimasto imbambolato sul sedere dell'altro.
Cancella quei pensieri dalla testa e si lascia sfuggire una silenziosa imprecazione, udibile solo da lui.
"Dove li troviamo, di preciso, questi tuoi amici?" Chiede ad un tratto, stanco di camminare senza una meta sotto il sole cuocente.
"Oh, non preoccuparti, siamo arrivati." lo tranquillizza il moro svoltando in un vicolo secondario, con un gran sorriso sul volto. Si ferma sotto ad un palazzo dipinto di giallo, con tutte le finestre aperte e i fiori sui davanzali.
Jimin sorride soddisfatto e si pianta davanti alla porta del palazzo, come un soldato che aspetta un qualche riconoscimento.
"Prima che tu li conosca... ecco, sono delle persone un po' particolari." ridacchia prima di suonare il campanello.
"Fantastico." risponde sarcastico Yoongi.
Alza gli occhi al cielo e si mette a bofonchiare sottovoce.
La sua vita è cambiata radicalmente da quando ha conosciuto quel Park Jimin, solo tre giorni fa. E adesso ha addirittura una vita sociale.
Sul fronte porta-del-palazzo, nessuno sembra intenzionato ad aprire, e Yoongi comincia a spazientirsi.
Comincia a tamburellare un piede in terra, incrociando le braccia al petto e via via, passandosi una mano fra i capelli, come fa sempre, per abitudine.
"Ma insomma!" Sbraita Jimin suonando all'impazzata il piccolo campanello contrassegnato con il nome "Kim". Poco dopo un rumore sordo comunica ai due che la porta è stata finalmente aperta.
"Dio, era l'ora." dice secco Yoongi, entrando nell'edificio e provando sollievo nello scoprire che è piacevolmente fresco, rispetto all'esterno.
"Mi dispiace, evidentemente hanno la musica troppo alta." Si scusa il ragazzo esibendo una faccia dolce e al contempo bella da morire.
Salgono insieme le scale, con calma, fino ad arrivare ad una porta di legno rossastro socchiusa, dal cui interno proviene musica che non si può di certo definire contemporanea, che Yoongi ha già in qualche modo sentito.
"Ragazzi!" Jimin salta dentro l'appartamento in due balzi, iniziando a schiamazzare in giro come uno di quei pappagalli con la testina verde e le ali gialle.
"ChimChim!" Neanche il tempo di chiudere la porta che il moro viene letteralmente travolto da una sagoma saettante che si lancia contro di lui, rovinandolo sul pavimento coperto da un enorme tappeto arancione.
"Tae scrostati, non lo vedi che abbiamo un ospite?" Protesta il malcapitato tentando di alzarsi da terra.
Finalmente il nuovo ragazzo si accorge della presenza di Yoongi. "Oh...piacere, Kim Taehyung!" Esclama poi esibendo un sorrisone da orecchio a orecchio. Ma questo non è come quello di Jimin, pensa Yoongi.
Il sorriso di Tae è quasi rettangolare, buffo e da bambino. È quasi come quello di un bambino che nasconde la fionda dopo aver frantumato il vetro della finestra del vicino.
"Min Yoongi." si limita a brontolare l'altro. Si può quasi dire che si trova in imbarazzo. Non lo sa neanche lui, in questo momento.
Taehyung ritrae la mano evidentemente dispiaciuto e guarda Jimin con aria interrogativa. Non è abituato a vedere una persona "grigia", come definisce Yoongi.
"Non è di molte parole, Tae, non è colpa tua. Sto lavorando per fargli apprezzare un po' di più il mondo, sai."
Jimin da una sonora pacca sulla spalla a Taehyung, ed entrambi si mettono a sghignazzare. Yoongi si avvicina al moro con aria stizzita, per poi scaricare un leggero schiaffo sulla sua nuca.
Jimin incassa il colpo ridendo, per poi fingere una faccia tremendamente dispiaciuta e scusarsi.
Poi si gira verso Taehyung. "Gli altri sono in casa?" Chiede guardandosi intorno. il ragazzo annuisce con vigore, per poi fare cenno ai due di seguirlo.
Dopo un piccolo ingresso, su un divano beige dall'aspetto molto morbido, è disteso un ragazzo dai capelli neri, alto e magro. Sulle gambe di questo è appoggiata la testa di un altro ragazzino, che ha l'aria di avere qualche anno più di Jimin, dai capelli violacei e il viso solare. Stanno guardando la televisione, assorbiti da qualche programma che Yoongi non ha probabilmente mai visto.
"Kookie! Hobie!" Grida Jimin portando le mani intorno alla bocca.
I due si voltano di scatto, colpendo si a vicenda per sbaglio, e subito sul volto di quello dai capelli viola spunta un sorriso bianco e gentile. "Jiminie, sei arrivato!" esclama saltando giù dal divano. Nello scendere, un ginocchio finisce tra le costole dell'altro ragazzo, che si lascia andare in un gemito di dolore.
"E stai più attento, Jungkook!", si lamenta colpendo con un piede il sedere dell'altro, che sghignazza e incassa il colpo.
Arriva davanti a Jimin e lo abbraccia, lasciandosi arruffare i capelli da lui,come un golden retriever al padrone che rientra dal lavoro. Poi finalmente nota Yoongi.
"Hyung, lui chi è?" Chiede allungando una gomitata amichevole al moro.
"Hyung?" Yoongi è fulmineo a ripetere, spostando subito uno sguardo stupito su Jimin.
Jimin arrossisce e abbassa lo sguardo.
"Ha diciassette anni." mormora strusciando il piede sul pavimento.
"Ed è più alto di te?" Yoongi sta facendo uno sforzo immane per non ridere davanti al suo accompagnatore, tanto che deve girare di qualche grado la testa e calmarsi.
"Ehi!" Esclama Jimin alzandosi in punta di piedi. Poi lo guarda meglio e accanto ai suoi occhi compaiono delle piccole pieghette. Si avvicina al suo viso fino a sentire il suo respiro sul naso.
"Ma guarda, stai ridendo." dice dolcemente, allungando una mano.
Yoongi lo guarda e in quel l'attimo viene pervaso da una senso di tranquillità che gli appare così nuovo. Per un momento sente quasi il respiro mancare. Quel ragazzo... lo fa stranamente stare bene, anche se non riesce a comprenderne il perché. Emozioni del genere non avevano mai avuto posto nella sua vita, e andava bene così.
"Vieni, andiamo a cercare gli altri!" Jimin lo afferra per un polso, scuotendolo via dai suoi pensieri. Il biondo si irrigidisce e arrossisce per un brevissimo momento. Non è abituato al contatto fisico.
Poi scuote la testa e si lascia condurre dal moro, che lo traina euforico.
E in quel momento si ritrova a sorridere per la seconda volta.

feelin' it

𝐂𝐎𝐅𝐅𝐄𝐄 [y o o n m i n]   (in revisione) Where stories live. Discover now