PROLOGO

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Tutti conosciamo la storia, o meglio, la leggenda di Harry Potter, il ragazzo sopravvissuto, un giovane coraggioso e, soprattutto, un grande mago.
Tutti, o quasi, siamo convinti che quel mondo magico, misterioso, stupefacente e, in alcuni tratti, anche spaventoso, sia frutto dell'immaginazione di una grande scrittrice dotata di una fervida immaginazione.
Io sono qui per dirvi che,in realtà, non è così: tutto quello che è descritto nei libri è il ritratto di un mondo reale, ben nascosto, ma reale.
Eppure, una parte della storia non é mai stata scritta.
I misteri del mondo magico sono infiniti ed inimmaginabili ma credo che non abbiate mai neanche lontanamente sospettato che Harry Potter potesse non essere 'unico figlio di James e Lily.
Ebbene sì, mi chiamo Hellen Potter e sono la sorella gemella di Harry.
Non ricordo la notte in cui i mieo genitori durono privati della propria vita, tutto ciò che mi rimane è una cicatrice, una sottile saetta rosea, impressa irrimediabilmente sulla mia spalla sinistra.
Vi starete chiedendo perchè nessuno abbia mai parlato di me, o forse no, ma ve lo dico comunqe: Silente decise do separarmi da mio fratello per far perdere le mie tracce e far credere a Voldemort che l'unico sopravvissuto fosse Harry.
Così ho passato otto anni con i Kellerdan, un'umile famiglia di babbani che abitava nella periferia londinese.
Solo dopo una serie di strani avvenimenti, come una bambina che si è ritrovata senza più un capello in testa dopo aver detto delle cose poco carine a proposito dei miei genitori, Silente in persona decise che era arrivato il momento di imparare le arti magiche e della difesa. Ricordo quando cercai di origliare il lungo discorso che fece ai miei genitori, ma sembrava che la porta emettesse uno strano ronzio che mi rimbombava nelle orecchie impedendomi di ascoltare le sue parole.
«Hellen, tu sei una strega, e hai diritto, come tutti gli altri ragazzi con le tue stesse capacità, a frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts» mi spiegò silente con voce garbata «Con qualche piccola eccezione, però, che ti spiegherò in futuro» io non avevo nemmeno sentito la seconda parte della frase, la mia mente si era bloccata alla parola "strega". Farfugliai qualche domanda ma il professore tagliò corto, prese un sacchettino di stoffa da sotto la veste e ne versò una parte del contenuto sul palmo della mia mano.
Lo lasciai fare perplessa, ma la cosa più pazzesca avvenne dopo, quando Silente mi disse di lanciare la sbbia argentea nel camino e urlare "Capanna di Hagrid", ci misi un po' a capire come si pronunciava quel nome, ma nel momento in cui quella strana sabbiolina sfiorò terra, intorno a me si erano alzarono delle fiamme verdi che mi inghiottirono come un vortice. Improvvisamente iniziai a vorticare nel buio con la sensazione di star cadendo nel vuoto, sentii la cenere riempirmi le narici e iniziai a tossire, ma qualche secondo dopo mi ritrovai faccia a terra in una piccola casa di legno, molto semplice ma anche molto accogliente. Apperteneva ad Hagrid: un uomo enorme, alto il doppio del normale, con una folta barba arruffata e un grande cuore tenero.
Questo episodio segnò l' iniziò della mia vita da strega, e fu anche l'ultima cosa emozionante che mi capitò per i successivi neve anni, dato che passai le mie giornate in una piccola stanza comunicante con l'ufficio di Silente.
La mia vita fu molto monotona da allora, non facevo altro che leggere e studiare, Silente era quasi sempre in giro per la scuola, e quando era nel suo ufficio preferiva non essere disturbato, l'unica compagnia che avevo era Fanny, un meraviglioso uccello dalle piume rosse e oro.
Silente mi diede il permesso di spostarla nella mia stanza e così feci.
Ma arrivò il giorno in cui tutto venne stravolto. Quel giorno capii il vero valore delle persone che ami e mi resi conto di come, nel momento in cui perdi qualcuno, capisci realmente quanto fosse importante.
Quel giorno, la persona che per nove anni mi aveva nascosta e protetta come un prezioso cimelio, colui che era stato come un padre nei miei confronti, non rientrò nel suo ufficio e non sarebbe mai più rientrato.

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