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"È molto strano" disse.
Ero uscita da scuola quando mi aveva chiamato. Abbiamo parlato per molto tempo. Ed ora un'ora e mezza dopo eravamo ancora al telefono.
Fortunatamente i miei genitori non erano a casa, se no non sarei riuscita a parlargli.
"Cosa?" chiesi.
"Abbiamo le finestre praticamente una di fronte all'altra, e non siamo ancora riusciti ad incontrarci di persona, nemmeno dopo due settimane che vivo qui" rise e lo assecondai. "Ora cosa fai?" chiese.
"Oltre a parlare con te... Niente, avrei da studiare, ma non ho per niente voglia" sbuffai. "Allora ti lascio studiare" sospirò. "Stavi cercando un modo per riattaccare?" mi accigliai, non mi sarei mica offesa se me lo avesse detto direttamente. "No no," ridacchiò "Non vedo nessuna macchina davanti alla tua casa, pensavo fossi sola in casa" spiegò, si sentì un fruscio. "Magari saresti potuta venire qui da me" la sua voce sembrò rallegrarsi. "Ti aiuto a studiare se vuoi" continuò "E se pensi che possa farti qualcosa, ti assicuro che no, i miei amici sono a casa, vorrebbero conoscere la ragazza che mi tiene così tanto al telefono" rise. Una voce di sotto fondo urlò: "se non la fai venire la vado a prendere io!" Luke rise.
"Porta i libri, ti aiutiamo noi a studiare" una voce che non era di Luke parlò. Sembrava stesse correndo. "Ashton dammi il telefono!" un'altra voce di sottofondo: Luke. "Okay okay, vengo" risi.
E ci fu un attimo di silenzio. "Cosa?" parlò quello che pensavo fosse Ashton. "Sto arrivando" sospirai scoppiando a ridere sentendo le loro grida di gioia "viene!".
Chiusi la chiamata e infilai il libro di psicologia nello zaino nero insieme al mio solito block notes e il portapenne che ormai conteneva due penne mangiucchiate, qualche pennarello scarico e il mio solito evidenziatore rosa.

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