Trentuno|Grand daddy

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"Non me la sento", dice Ashton continuando ad agitarsi.
Gli afferro una mano e sento quant'è sudata e umidiccia, vederlo così fa agitare e preoccupare anche me.

"Sta tranquillo, andrà tutto bene." Cerco di rassicurarlo, ma non funziona nè per me nè per lui.

"No Lil, niente andrà bene." Asserisce guardandosi le nike nere.

"Non essere negativo Ash." Gli sorrido amorevolmente pur sapendo di non essere molto d'aiuto.

"Ha un tumore, un fottuto tumore." Rimango zitta, senza fiato, incapace quasi di respirare o semplicemente di proferire semplici parole.
Alzo lo sguardo, sperando che non mi stia guardando, ma lui mi fissa impaziente.
Aspetta che io dica o faccia qualcosa, ma il mio cervello si è fermato.
Scuoto la testa per cercare di tornare in me e la mia mente torna a funzionare, non benissimo ma ci prova.

"Andiamo Ash o faremo tardi."

Faremo tardi? Cavolo Delilah, sei stupida per caso? Lo spingo a fatica dentro la grande porta dell'ospedale e la luce chiara mi abbaglia. Una donnetta , minuta, ci viene incontro senza un minimo di espressione sul volto. 

"Vi serve qualcosa?" Ci chiede completamente disinteressata alla nostra risposta.
Per quale stupido motivo ci chiede se abbiamo bisogno di aiuto se poi, non è disposta ad aiutarci? Ashton non risponde, continua a fissare un punto fisso davanti a sè a me ignoto.

"Cercavamo il reparto di oncologia!" Cerco di spiegare il più pacatamente possibile.
La donna sembra vacillare per un soffio e poi torna impassibile.

"Terzo piano, primo corridoio a destra." La ringrazio e trascino Ash per l'ospedale.
E' completamente paralizzato dal terrore, capisco che sia terrorizzato ma deve cercare di reagire. Arriviamo nel reparto e tutti sembrano avere sguardi cupi e umori a terra.
Mi avvicino al bancone posizionato al centro del grande spazio.

"Salve," mugolo cercando di attirare la loro attenzione.
Un uomo sulla trentina alza gli occhi e mi osserva. E' un bell'uomo. Capelli scuri, occhi molto chiari ed espressivi, -mi ricordano vagamente quelli di Ashton, se non fosse per il colore- .

"Salve," mi risponde con voce bassa e roca.
"Hai bisogno di qualcosa?" Continua a parlare con quel tono di voce così persuasivo che io vacillo per un secondo.

"Si, cerco la camera numero: 227." Dico continuando a fantasticare sul bel dottore.

"Seguimi, stavo proprio andando li." Mi concede un sorriso smagliante e io quasi mi dimentico il motivo per cui non frequento gli ospedali.

"Oh, d'accordo." Chiamo Ashton che ha ancora il terrore stanziato nei suoi occhioni verdi.

"Comunque io sono il Dr.Moore,"mi tende la mano ed io l'afferro saldamente, bella presa dottore, bella presa.

"Delilah Scott e lui è..." panico! Non so mai come descriverlo, quindi lascio a lui l'onore.

"Sono il suo ragazzo. Ashton, Ashton Irwin." Ma davvero? La presentazione più plateale a cui abbia mai assistito ma dopotutto è Ashton. Mi volto verso di lui e alzo gli occhi al cielo mentre lui sbuffa sonoramente. Perchè deve sempre improvvisare? Arriviamo di fronte alla stanza 227 e vedo il petto di Ashton alzarsi e abbassarsi con una velocità impressionante.

"Calmati, ti prego!" Non riesco davvero a vederlo così.
Il Dr.Moore ci sta fissando, gli lancio un'occhiataccia infastidita e capisce che è meglio lasciar perdere.

"Non è così semplice," esordisce lui.

"Vuoi che ti veda così?" Mi dispiace essere dura con lui, specialmente in una situazione del genere ma con Ashton o fai così o non ti ascolta.

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