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AU, niente spoiler.
Ma vendo fazzoletti e biscotti, a 394 centesimi, anche se non ne dovreste aver bisogno...

"Ti amo anche io, Tommy"

Newt aprì gli occhi che era giorno, e c'era luce. Newt aprì gli occhi e non ci credeva.
Gli doleva tutto. Il braccio storto sul cuscino, la gamba destra, messa sotto l'altra, e quella sinistra, messa sopra l'altra. La gabbia toracica, la gola, le singole dita.
Ma, stranamente, la testa non gli faceva male. E ciò era già qualcosa in più.
Oltre la sorpresa del suo risveglio.

Newt notava che era giorno perché dalla finestra entrava la luce, che si infrangeva morbida dall'altra parte della parete, e illuminava il tutto.
Con un gesto lento, facendo leva sulle mani indolenzite, il biondo si mise su a sedere sul lettino bianco, che non era affatto quello della sua camera, anche se aveva dormito più su quello che su altri, soprattuto nell'ultimo periodo.

Si passò una mano tra i capelli. Sempre se quelli si potevano chiamare capelli. Erano poche ciocche, erano corte e a malapena prendibli tra le dita, e ora erano umidicci, come la sua fronte. Toccandosela, era ghicciata.
Non si ricordava molto della sera precedente, ma doveva aver sudato freddo.
La stanza era bianca, un continuo bip, che cominciava a dare sui nervi al biondo per il suo noioso e banale ritmo, rimbombava tra le quattro pareti, e l'odore di disinfettante e malattia gli pizzicò le narici, e la mano di Newt scese sul proprio viso, stropicciandosi gli occhi, pulendosi le labbra da un residuo di bava, sistemando i tubicini che sparivano tra le sue narici.

Alla sua destra, oltre agli innumerevoli macchinari, c'era una busta.
A Newt, diceva. Ma Newt non voleva aprirla. Non era il momento, perché sua madre, e la sua scrittura, avevano frainteso.
Di colpo cominciò a ricordarsi.

Si ricordava che aveva invitato il suo ragazzo a giocare alla play-station, come ogni sabato. E, come ogni sabato, ci avevano giocato -per la prima mezz'ora.
Poi Thomas aveva perso, si era imbronciato e si era rintanato sotto al letto, che ormai per metà sapeva di lui.
E Newt, ridendo sorrisfatto e intenerito, l'aveva seguito. E dopo aver riso come due cretini, perché tanto a loro quello bastava, Thomas lo aveva stretto a se, protettivo, accarezzando il suo corpo fragile.
E si erano quasi addormentati.
Ma Newt si bloccò, e chiuse gli occhi.

Di colpo, si ricordava benissimo cos'era successo dopo. Qualcosa come un qualcosa che cadeva, il respiro fatto corto, parole soffocate e un urlo d'aiuto. Una macchina, la strada dell'ospedale. La mano di Thomas, la sua, il buio.

Alla sua sinistra... Newt sobbalzò. Su una sedia, neanche molto stabile, e stravaccato per metà sullo scomodo comodino -come immaginò il biondo- c'era una figura. Si muoveva ad intervalli regolari, il suo petto si abbassava e alzava costantemente.
Nascondeva il visto tra le braccia, Newt scorgeva solo la chioma bruna.

"Tommy?" Chiamò, sottovoce. Quello non rispose, e Newt provò più forte. "Tommy!"
Il corpo sobbalzò visibilmente, la testa lasciò il riparo degli arti fasciati dalla camicia rossa e due occhi bellissimi lo fissarono. E si sbarrarrono.
Era come... incredulo.

"N-Newt?

"Si Tommy... sono io... Dove sono?" Mormorò Newt, ora più insicuro sotto lo sguardo quasi shockato dell'amico.
Ma quello non rispose. Si limitò ad alzarsi con un gesto fulmineo dalla sedia e a stringerlo, con forza e allo stesso tempo con premura, con delicatezza, come se si potesse rompere -cosa possibile.

Il moro passava le dita tra capelli del biondo -a suo parere orribili, e sussurrava più volte oddio. Oddio oddio oddio.

Thomas gli rispose dopo non si sa quanto tempo.
"Siamo in ospedale" sussurrò, accarezzandogli il viso, mentre una lacrima rigava il suo. Il biondo, perplesso, si allungò per asciigargliela.

"Scusami..." borbottò Thomas. "È... è solo che... non pensavo di vederti di nuovo, Newt... e io... io..." non finì la frase, un singhiozzo lo scosse.
E Newt ebbe un fremito, pensando che stavolta aveva veramente rischiato, allora.
Le altre volte che era successo, Thomas gli sorrideva sempre e gli diceva sempre che aveva sempre contato su di lui, sapeva che ce l'avrebbe fatta, insomma.
Anche se il biondo se ne accorgeva della gioia, e sorpresa, nel vederlo muoversi.

"I-ieri..." continuò il moro, senza trattenere più le lacrime. "Ho cercato di dirtelo... ma tu non rispondevi e..." Newt lo bloccò.
Tutto ciò lo stava uccidendo, sapendo che un giorno tutto ciò sarebbe veramente successo, con l'unica eccezione che lui non avrebbe risposto, reagito o... o vissuto, in quegli istanti.

"Shhh" disse, asciugandogi il viso, sorridendo, cercando di essere covincente.
"Non c'è bisogna che tu lo dica Tommy... lo so. E... e ti amo anche io..." sussurrò, stringendolo a sé.

"Ti amo anche io" ripetè, ancora, e ancora, e ancora.

Piccole cose chiamate NewtmasWhere stories live. Discover now