(7) The Newstart; nuova vita.

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23 Dicembre, 04:30 PM;
I capelli di Tenma erano incredibilmente morbidi e Kyousuke lo sapeva da un bel pezzo. Ciò nonostante neanche quella volta, mentre glieli carezzava, riuscì a sottrarsi da questa ormai sciocca e ovvia considerazione, come se in quei due giorni di lontananza se ne fosse dimenticato.
La tranquillità che li avvolgeva era surreale, considerando il trambusto degli ultimi giorni. Eppure eccoli là: seduti l'uno accanto all'altro sul divano di quella che era la loro casa, in un momento di effimera serenità, con Tenma appisolato sulla spalla di Kyousuke e quest'ultimo con un tomo sulla medicina in mano. Tutto come di consuetudine; la loro abituale routine.
La cosa più difficile da credere era che quella quiete era merito di Miyu, la stessa ragazza che Kyousuke non era mai riuscito a sopportare e che ora era in giro da qualche parte per Tokyo con Yuuichi. Era stata lei l'artefice del "piano" per fare trascorrere ai due un po' di tempo assieme e per permettere all'aspirante medico di farsi perdonare dal suo ragazzo per il putiferio che aveva combinato.
«Tenma... » Lo chiamò Kyousuke, pronto a scusarsi senza sapere però come. L'interpellato scostò la testa verso di lui, strusciando la guancia contro la sua spalla per poi sfoggiare un'espressione intontita dal sonno e uno sguardo pizzicato dalla curiosità « sì, Kyousuke? »
Il ragazzo arrossì e deglutì; dovevano parlare, ma non aveva proprio idea di come iniziare la conversazione.
« C-Come stai? » esordì quindi, sentendosi un perfetto idiota subito dopo.
Tenma lo osservò a lungo con un'aria perplessa e stordita, come se non avesse sentito bene, poi rispose « ehm, bene... Tu? »
« Cioè, nel senso, sei arrabbiato con me? » si affrettò a correggere Kyousuke, maledicendo la sua incapacità nel comunicare. Okay che la sua indole era da solitario e taciturno, ma da questo a sembrare un disadattato sociale che parla con un estraneo c'era un evidente differenza - che in quel momento lui, però, non stava dimostrando.
« No, perché dovrei? » Tenma aveva un'espressione sempre più accigliata e confusa.
« Beh... » Kyousuke sospirò e ripensò al litigio di qualche ora prima con Miyu. Quella ragazza con poche parole era riuscita a ferirgli l'orgoglio e a fargli provare una sensazione di vergogna e rincrescimento per le sue azioni passate, fino ad infrangere ogni solida sicurezza di avere indubbiamente ragione contro di lei. Era arrivato a credere che ci fosse stato un pizzico di sbagliato in ogni occasione in cui aveva usato attributi quali "impicciona", "invadente" ed altro del genere per descriverla. Certo, ora non provava di colpo simpatia nei suoi confronti - probabilmente non sarebbero mai stati amici, ma... Un pochino l'aveva rivalutata. Dopotutto Miyu aveva dimostrato di non essere una semplice ficcanaso e arrivista col mero scopo di divertirsi, ma più volte aveva agito per il bene di Tenma; e di questo, seppur gli venisse difficile ammetterlo, Kyousuke non poteva che esserne grato. Di contro, perché mai Miyu aveva fatto ciò senza aspettarsi nulla in cambio? Azioni frutto di una grande bontà o di una enorme solitudine? Infondo nessuno le aveva mai chiesto di insinuarsi nella loro vita, né domandato aiuto. Quindi Kyousuke doveva forse ringraziarla e considerare le sue azioni come un dono? No, non ce la faceva, non del tutto quantomeno. Qualcosa ancora lo bloccava dal fidarsi di lei, mancava un pezzo al puzzle che impediva di vedere un dettaglio preminente. Era indeciso, intrappolato tra i sensi di colpa da un lato e un orgoglio che non voleva farsi ferire dall'altro, non in dicotomia ma sovrapposti.
L'unico motivo per cui poteva considerarla una quasi brava persona per ora era l'essersi presa cura di Tenma e l'aver ricordato a Kyousuke quanto aveva fatto star male il suo ragazzo.
« Per averti buttato fuori di casa e tutto. Mi dispiace, ma mi sono fatto prendere dal panico e ho agito di impulso in modo stupido. » rivelò con imbarazzo. Non era mai stato bravo a scusarsi, eppure dopo averlo fatto in quel momento provava una sorta di liberazione.
« Tranquillo, insomma... Lo hai fatto solo perché ci tieni a tuo fratello e hai paura di perderlo, giusto? » Kyousuke in quel momento non seppe se rimase più colpito dalle parole di Tenma o dal sorriso dolce che quest'ultimo gli rivolse.
Da quando in qua Matsukaze era un tipo tanto empatico? Beh, forse non si trattava di empatia, ma di comprensione. Tenma era riuscito a capirlo e ad afferrare al volo il movente delle azioni assurde di Kyousuke perché si trattava di un sentimento che avevano in comune, che condividevano. O che avevano condiviso, quantomeno; sicuramente, del resto, anche Matsukaze si era riempito di paura e panico prima di rivelare la sua omosessualità ai suoi genitori.
Era un'ansia schiacciante che purtroppo non era priva di fondamenta. Le derivazioni che ne conseguivano erano paranoie che però di fantasia avevano ben poco.
Kyousuke non disse nulla, ma annuì debolmente. La frase pronunciata dal castano era incredibilmente vera. Era proprio quella la paura che gli aveva corroso l'animo in quei giorni. D'altronde Yuuichi era la persona più importante della sua vita: era stato la sua ancora di salvezza più è più volte, era stato - per quanto paradossale - quello che lo aveva tirato su quando Kyousuke non riusciva più a reggersi in piedi. Due fratelli fin troppo uniti: uno rinchiuso in un ospedale su una sedia rotelle, l'altro a vivere una vita normale a scuola e a giocare a calcio. Eppure era sempre stato il maggiore dei due ad avere abbastanza forza per entrambi per andare avanti, o pronto a sacrificarne la sua parte affinché andasse a Kyousuke.
L'idea di troncare un rapporto speciale come il loro non era accettabile. Per un motivo tra l'altro a cui Kyousuke non avrebbe potuto rimediare - insomma, non poteva mica scusarsi per essersi innamorato di Tenma.
Il castano notò lo sguardo meditabondo del suo ragazzo, e si spostò per riuscire ad abbracciarlo.
«Secondo me Yuuichi... Beh, non so come reagirà, ma se lui ti vuole bene certamente non smetterà di volertene così all'improvviso. » mormorò contro il petto del blu.
Per Tenma era facile però, lui che aveva una visione altamente positivista della situazione, e riusciva a trovare del buono in ogni fattaccio; per Kyousuke invece non era tanto semplice, perché lui osservava tutto da un punto di vista che non ammetteva distorsioni della realtà e che la vedeva così com'era, per cui pronto a considerare qualsiasi risvolto, positivo o negativo che fosse.
Quel che aveva detto il castano era solo in parte da considerare: possibile che se si vuole bene qualcuno si può iniziare ad odiarlo così di colpo solo per un cambiamento in egli avvenuto? Magari no. Forse Yuuichi avrebbe continuato a volergli bene comunque. Dopotutto c'era riuscito persino quando Kyousuke gli aveva rubato la facoltà di camminare, probabile che anche in questo caso lo avrebbe fatto. O forse no?
Kyousuke era sicuro però che nel loro rapporto qualcosa sarebbe mutato, e questo era spaventoso. Gli esseri umani del resto sono così: attaccati alla loro routine. Le abitudini, le persone... sono cose che si danno per scontato di avere, ma quando non ci sono iniziamo ad accorgerci che qualcosa manca. Siamo fortemente attaccati all'ordinario, che talvolta le svolte e i cambiamenti, specie se improvvisi, ci vengono difficili da accettare. Abituarsi a una nuova realtà non è mai stato facile. Il cambiamento non è mai singolo, è una reazione a catena.
Yuuichi magari non lo avrebbe odiato, ma... Sarebbe rimasto arrabbiato? Deluso? Confuso? Esterrefatto? Costernato? Lo avrebbe guardato come se non avesse mai conosciuto davvero suo fratello? Come se avesse di fronte un estraneo?
Erano questi i piccoli e grandi cambiamenti che Kyousuke temeva. Onestamente, avrebbe potuto dirlo a chiunque o persino ai suoi genitori senza che gli fregasse nulla della loro reazione, ma di Yuuichi... Di lui gli importava.
Suonò la sveglia che ricordava a Tenma di dover andare agli allenamenti, ma il castano la ignorò e approfondì l'abbraccio con Kyousuke. Quest'ultimo ricambiò la stretta e non disse nulla, ogni suo pensiero rimase a vorticare nella sua testa.

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