Oggi è il grande giorno, Amy

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Mi sveglio dopo due ore, intontita. Dal silenzio che pervade la mente teorizzo che l'alieno stia ancora dormendo.

Mi guardo attorno nel buio che mi circonda, in quello che mi sembra un oceano di petrolio. Non so come fare per riacquistare il controllo del mio corpo. Cerco di muovermi, ma mi rendo conto di essere diventata un fantasma, qualcosa di immateriale, rilegata in un angolo della mente.

Provo a chiudere gli occhi e immaginare la mia mano, calda, forte, viva. La mano che ho usato per salutare i miei amici, per mangiare, scrivere, grattarmi il naso. Rivivo il ricordo delle mie dita affusolate, il palmo segnato da morbide linee, le vene scure in rilievo.

Non so come, non ne ho la più pallida idea, ma funziona.

Sento un filo invisibile che mi si attorciglia attorno, flebile eppure potente. Cerco di afferrarlo con la mia mano d'aria e dopo una manciata di secondi sento la dolce sensazione di avere il controllo. Percepisco il dolce peso delle articolazioni, dei muscoli e delle ossa della mano destra. Mi immagino di muovere il mignolo e, seppur con ritardo, ci riesco impercettibilmente.

Funziona!
Non sento il resto del corpo, è come se non esistesse ed è davvero difficile ignorare questa stranissima sensazione. Mi prendo del tempo per muovere tutte le dita pian piano e ogni volta, assieme al piacere di poter manovrare il mio corpo, compare anche il dolore.

Alzo e abbasso la mano con pazienza. Bisogna provare con gli occhi.
Lavoro con l'immaginazione, poiché è difficile ricordare esattamente la forma o il colore esatto: sono dettagli così scontati che non ci soffermiamo mai a pensarci. Per quanto sia arduo, ricordo le palpebre, l'iride, le ciglia. Lentamente, millimetro dopo millimetro, secondo dopo secondo si alzano, assonate e stanche. Diamine, riesco a vedere! Metto a fuoco la stanza lentamente, beandomi delle vecchie sensazioni che mi sembrano così scontate. Filo dopo filo riacquisto le mie capacità.

Una selvaggia speranza mi pervade: forse ce la posso fare. Posso salvare il sindaco e la mia reputazione.

Nel bel mezzo dei miei sforzi noto il cellulare sopra il comodino.
Mi viene un'idea. Controllo che Metaron stia ancora dormendo e non sento quella cattiva sensazione che rivela la sua presenza.

Perfetto.
Con grande fatica alzo la mano e cerco di allungarmi verso il comodino. Sento delle fitte al braccio, un dolore insopportabile che mi fa esitare per qualche secondo. Poi le punte delle dita riescono a toccare la superficie fredda del telefono e la speranza mi invade come una marea. Con uno scatto lo agguanto e torno indietro, rilassando subito i muscoli. Accidenti, che male.

Riesco a percepire il mio respiro che si fa più concitato e mi sorprendo che quell'alieno non si sia svegliato. Meglio per me.

Sblocco il cellulare e mi concentro sui passaggi da effettuare per andare nella pagina dei messaggi. Scrivo più in fretta che posso, assaggiando quei momenti di paura e ansia.

Passa un secondo, due, sei.

"Ti prego aiutami Metaron è in possesso del mio corpo e vuole uccidere il Sindaco" digito in fretta e furia. Cerco il nome di Jass e quello di mio padre, e li aggiungo ai destinatari.

Tra me e la salvezza c'è solo il tasto "Invia".

Ma tutto va al catafascio.

Cosa stai facendo? ruggisce l'alieno nella mia testa, fermandomi.
Lasciami! sbraito e concentro la mia forza sul pollice, ma Metaron si riprende il possesso del mio corpo come se fosse un gioco da bambini e il mio braccio scaglia il cellulare dall'altra parte della stanza. Se potessi piangere lo avrei fatto subito.

The New Age Of Guardians [Completa] #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora