Gattino arrabbiato.

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"Nico" lo chiama una voce calda, bassa, confortevole. Ma lui la sente così lontana, così inafferrabile.

"Nico.." ripete. Qualcuno lo sta chiamando, di questo ne è sicuro. Nico è lui. Nico di Angelo, 17 anni, statura media, 46 kg, secondogenito di una bella famiglia.

O almeno lo era.

"Nico.. rispondimi, ti prego.." lo prega la voce. Sente una presa forte afferrarlo per le spalle, e scuoterlo piano. La sua vista si spanna per qualche attimo, e dei ciuffi biondi e ribelli entrano nella sua visuale insieme ad un paio di occhi azzurri.

"Nico, sono Jason. Mi riconosci?" dice, mostrando la sua palese preoccupazione con quell'espressione corrucciata.

E Nico vorrebbe rispondergli che, no, non va tutto bene. Vorrebbe urlare di smetterla di scuoterlo, perchè il mondo gira già troppo anche da fermo. Ma sembra tutto così scuro, non sente le gambe, le tempie gli pulsano in maniera quasi dolorosa e.. da quando la sua testa pesa così tanto?

Socchiude gli occhi, e il viso del suo amico scompare alla sua vista, come tutto il resto.

"Oh Dei. Nico, ti prego, non fare così. Rispondimi! Un dottore, ho bisogno di un dottore!" lo sente urlare, prima di cadere nelle tenebre.
Lì dove il dolore sembra attenuarsi.

*

"Mpfrzc" è la prima parola che esce dalle labbra di Nico, mentre si stropiccia gli occhi con una mano e con l'altra prova inutilmente a dare un minimo di forma a quell'ammasso di capelli neri che si ritrova in testa.

"Sono assolutamente d'accordo con te" dice calmo un riposato Jason sul letto affianco, per poi sbadigliare e allungare una mano per spegnere la sveglia "Trovo il tuo vocabolario mattutino decisamente più vasto di quello che usi in tutto il resto della giornata".

Nico, ancora con gli occhi chiusi, riesce ad afferrare il suo cuscino e a lanciarlo sulla faccia soddisfatta dell'amico che, impreparato all'attacco, viene colpito in pieno viso.

"Non mi serve un vocabolario vasto per fare roba di questo genere" borbotta il più piccolo, abbozzando un sorriso, per poi chiudersi dentro al loro bagno.
Anche Jason si ritrova a sorridere, sollevato dal 'buon umore' dell'amico per quella mattina.

Lui e Nico condividono ormai da quasi un anno la stessa stanza, nella stessa Università di filosofia e scienze umane. Avevano deciso un anno prima di intraprendere gli stessi corsi Universitari, e l'idea era uscita così spontanea e totalmente inaspettata dalle labbra di Nico, che Jason non aveva potuto fare altro che accettare.
Il più piccolo aveva semplicemente scrollato le spalle e aveva detto "Bhe, visto che non ho voglia di spendere un capitale per uno stupido appartamento direi che potremmo benissimo condividerne uno."

E per quanto il più piccolo lo negasse, Jason sapeva che non erano solo i soldi a spingerlo a dividere l'appartamento con lui, ma la paura della solitudine. Lo aveva capito, ovvio, ma aveva deciso di non insistere su quell'argomento.
E ora si ritrovano in questa piccola stanza, in cui i due letti occupano tre quarti del pavimento, e il restante è occupato da calzini sporchi di Jason, vestiti sporchi di Jason, residui della cena di Jason, roba di Jason e a volte da Jason stesso.

E per quando Nico si lamenti ogni giorno del disordine che regna in quella stanza, la discussione finisce sempre con un Jason frustrato che nasconde la sua sporcizia sotto al letto, e un Nico esausto che ripete che 'nascondere' non è la stessa cosa di 'pulire'.

Ma loro stanno bene così e, come ogni mattina, Nico si lava con estrema lentezza, mentre Jason gli urla di sbrigarsi da fuori il bagno.

*

Save Me, Percy Jackson. (Pernico)Where stories live. Discover now