Bianco

1.3K 80 12
                                    

Sentimenti che mutano in ricordi,
che sbiadiscono ma restano in eterno
come lo spettro di una stoccata di colore impigliata nella trama di una tela.
A tutte quelle debolezze che col tempo divengono forza.

Well, I've got thick skin and an elastic heart,but your blade - it might be too sharpI'm like a rubber band until you pull too hard, I may snap and I move fastbut you won't see me fall apart'cause I've got an elastic heart

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Well, I've got thick skin and an elastic heart,
but your blade - it might be too sharp
I'm like a rubber band until you pull too hard,
I may snap and I move fast
but you won't see me fall apart
'cause I've got an elastic heart.

Sia - Elastic Heart

~

Me lo disse esplicitamente e forse fu proprio il suo modo di parlarmi, schietto e diretto, a non concedermi neppure il diritto di detestarla. Alzò gli occhi dalle scartoffie che stava osservando con fittizio interesse - un sorriso come un'ombra sulle labbra - e mi puntò addosso le sue iridi scure, notti buie e prive di stelle. Davanti a quello sguardo, tra le pareti del suo ufficio, mi sentii una bambina sperduta nel cuore nero di un bosco, mi fece sentire come una sonnambula che dopo un lungo sonno tormentato si era risvegliata nel centro esatto di una foresta senza via d'uscita. Dovevo uscirne, però, da quel limbo in cui mi aveva lasciato precipitare, perché concederle il potere di tenermici bloccata era assolutamente fuori discussione.

«Credo di averla fraintesa, professoressa». Enfatizzai quell'ultima parola perché d'un tratto, dopo quello che le mie orecchie avevano udito, dopo quella mancanza di rispetto darle del lei mi risultava assurdo quanto inaccettabile.
«Non mi ha fraintesa, Fabbiani, sa bene quanto me che ha afferrato il punto». Fece una pausa, illuminando di saliva le proprie labbra prive di rossetto, sfiorandole con una carezza della lingua.
«L'ho scelta proprio per questo, sa? Per la sua spiccata perspicacia e propensione a capire tutto sempre prima degli altri».
Sentii la gola farsi arida come una terra che non vedeva la pioggia da secoli. Quando provai a deglutire non ci riuscii e fu spontaneo avvolgermi il collo con la mano, percepire l'aria svanire lentamente sino ad accartocciare i polmoni come palloncini sgonfi.
Mi mancavano le parole, io che ero conosciuta da tutti per la mia a volte sfacciata eloquenza. Mi ritrovai a corto d'ogni cosa, spogliata di ogni mia certezza, nuda e piccola dinnanzi a quella donna che da quel giorno avrebbe cambiato per sempre la mia esistenza. Alla fine, però, qualcosa scattò in me, forse una sorta di rabbia o di coraggio, non saprei ancora in che modo definire l'esplosione di emozioni che seppero strapparmi dalla bocca tutto quello che fino ad allora non ero riuscita a dirle.
«Continuo a non capire» dissi, avanzando di un passo. «Questo è il suo modus operandi o si sta solo divertendo a prendermi in giro? Sono la prima o l'ultima di una lunga lista? Sa quanto è rischioso ciò che mi ha chiesto di fare? Il suo è un ricatto bell'e buono! Potrei perfino denunciarla!»
«Ma non lo farà».
Sbuffai una risata per dissimulare il tremore delle mie mani, prima di chiederle: «Che cosa la fa sentire tanto sicura?»
«Un po' di cose, a dire il vero, ma più di tutto il fatto che, in fondo, so che lo vuole tanto quanto lo voglio io».
Delia Viganò, seduta dietro alla sua scrivania, si alzò in piedi e con pochi passi circumnavigò il tavolo. Lo fece lentamente, con passi misurati che mi permisero di osservarla con minuzia, mentre mi scoprivo a stringere i pugni e i denti percependo le pareti dell'ufficio farsi sempre più strette.
Sino a quel momento avevo potuto studiare solo la forma morbida del suo seno avvolta nella camicia bianca, dal ricamo pregiato, che le circondava la vita stretta accentuando la forma femminile del suo corpo. Solo quando si era alzata potei scoprire che indossava una gonna tubino, dal tessuto blu scuro, che le fasciava le curve delle gambe lasciando scoperti entrambi i polpacci; su quei tacchi si muoveva con l'eleganza di una star sul red carpet e con il portamento pericoloso di una belva affamata, pronta ad appropriarsi del proprio pasto. Era così donna, così femminile, aveva un corpo talmente mozzafiato che ti impediva di dire o pensare qualsiasi cosa: bisognava solo arrendersi e vivere ogni sua volontà.

Il diario di GiudittaWhere stories live. Discover now