33: Il pranzo

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-Ah, eccovi qui!- Ayslin corse incontro ad Erik e Ivy, da poco rientrati dal bosco. La porta della casa di Artalis si era ormai aperta: mancavano giusto loro due al pranzo.

Ivy era sicura di avere ancora un enorme, ebete sorriso stampato in faccia. Ma non poteva farci niente: stentava ancora a credere a ciò che era accaduto: Erik ricambiava i suoi sentimenti!

Non ricordava l'ultima volta in cui si era sentita così felice, leggera, come liberata dal peso degli interrogativi irrisolti che da tempo vagavano nella sua testa. Erik le piaceva da tanto, davvero tanto tempo, ma fino a quel momento, tutto era sembrato maledettamente complicato: la situazione generale, il pericolo alle spalle, la paura di rovinare la loro lunga e salda amicizia.

Invece, con un semplice gesto, lui era riuscito a sedare tutta quella preoccupazione, dandole la conferma che più desiderava al mondo.

Che ne sarebbe stato, ora, di loro due? Ivy non lo sapeva ancora, ma non pensava al futuro con ansia, anzi: era di nuovo piena di speranza

Ayslin la osservò con espressione divertita, scuotendo il capo.

-Che c'è?- le sussurrò, mentre entravano in casa insieme. -Hai una faccia!-

Prima ancora che Ivy potesse replicare, si ritrovò di fronte una figura familiare, che, a braccia aperte, si diresse verso di lei.

Artalis, la gnoma che l'aveva ospitata qualche giorno prima, la strinse a sé con un gran sorriso, dandole un'affettuosa pacca sulla schiena.

-E' bello rivederti così presto! I tuoi amici mi han già raccontato tutto..-

Si scostò da lei pochi istanti dopo, e sul suo viso comparve un'espressione preoccupata. -Mi dispiace che ne abbiate passate tante. Anche io e mio marito siamo in pena per Akùr, non si è ancora fatto vivo, e ora che ci avete detto che forse collabora con Grevor siamo così in ansia..-

Ivy annuì tristemente, il cuore a pezzi per il dispiacere che provava quella donna, in apprensione per il figlio sparito chissà dove. Nemmeno lei sapeva dove si fosse cacciato Akùr: nonostante gli attacchi che avevano subito dalla varie spie di Grevor, lui non si era fatto vedere. Che fosse con Shalenya, o con Grevor stesso al castello?

Artalis, in ogni caso, cambiò presto argomento, forse non volendo soffermarsi troppo su quelle riflessioni spiacevoli. Guardò Erik, aprendosi in un sorriso intenerito e curioso.

-Tu devi essere Brian, quindi!- dedusse la gnoma.

-Erik- la corresse il ragazzo, istintivamente, per poi sussultare e scuotere il capo. Rise appena, passandosi una mano tra i capelli già scompigliati -Cioè, sì, sono anche Brian, scusi.-

-Mi hanno spiegato la storia.- annuì Artalis, comprensiva. -Quindi, come devo chiamarti?-

-Ehm..è uguale.- Erik si strinse nelle spalle, un sorriso divertito ad aleggiargli sulle labbra. -Forse è meglio Erik, dato che qui sull'isola mi danno la caccia. Altrimenti si potrebbe fare un misto..- corrugò appena la fronte in un'espressione pensierosa. -Erian? Brerik?-

-E di cognome preferisci esser chiamato Rowanelsh o Howanfer?- Ivy rise, e Erik le diede una scherzosa gomitata, sbuffando.

-Ma sentila! Ti auguro di tornare sulla Terra e scoprire che in realtà ti chiamavi Genoveffa!-

Artalis rise con i due ragazzi, per poi sollevarsi appena sulle punte dei piedi e posare le mani sulle loro spalle, facendo uno sforzo considerevole per raggiungere quella di Erik.

-Ah, come siete alti, ragazzi miei! Venite, venite, i vostri amici sono già in cucina!-

Ivy seguì la donna, in quell'ambiente casalingo che soltanto qualche giorno prima l'aveva ospitata, e fu subito contenta di rivederlo. Era incredibile: si trovava nelle terre di Alaron da pochissimo tempo, eppure era già affezionata a quei luoghi. Nei momenti in cui non pensava alla paura per la battaglia, si chiedeva come sarebbe stato abitare in quei luoghi per sempre, non rivedere mai più la sua amata Irlanda.

SILVER SOUL 2 (Fire Flakes)Where stories live. Discover now