12.SALVATRICE

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Ero nel salotto di casa mia a guardare la TV spaparanzata sul divano come un ubriacone senza tetto. Mamma era partita per lavoro e non sarebbe tornata prima di una settimana e io ancora non avevo controllato il cellulare visto che aveva squillato non so per quante volte. Mi alzai goffamente e presi il cellulare. Venti chiamate da Sher, trenta da Travis e quindici messaggi. Grandioso. Non mi preoccupai di visualizzarli, non avevo voglia di sentire nessuno. Come l'avevo detto. Bussarono alla porta "Chi è?" "Sono Sheryl, apri!" aprii la porta, non la guardai neanche in faccia e mi buttai di nuovo sul divano "Ma cosa sta succedendo?" chiese nervosamente mentre quei suoi rumorosi tacchi mi raggiungevano "Chiedilo a qualcun altro" borbottai scettica "Travis è impazzito ieri. É diventato un pazzo quando ha saputo..." la preoccupazione era evidente sul suo volto, la interruppi "Cosa? quando ha saputo che l'ho visto con una barbie umana?" accennò un debole sorriso "Non era proprio quello che volevo esattamente dire ma sì..." "Mi spieghi perché a me dovrebbe importare qualcosa?" sbottai "Ma non capisci? se ne sono accorti tutti, tranne te" fece un ghigno "Cosa?" "Vi piacete Aly! non riesci ad arrivarci da sola? per l'amor del cielo!" mi stava dando della stupida? davvero tutti pensavano questo su di noi? "Guarda come ti tratta, guarda come si comporta quando riconosce di essersi comportato di merda. Non vuole che tu lo reputi una brutta persona. Oserei quasi dire che per la volta in vita sua, sta male per una ragazza" non stava scherzando, era seria, ma io sentivo il sangue ribollirmi nelle vene "Ora dovrei sentirmi anche in colpa? guarda che è stato lui a farmi stare male ieri sera, quando si è sbattuto quella barbie su quella fottuta macchina, se proprio vuoi saperlo! la colpa non è mia!" cercai di essere stabile sulle mie difese, ma solo dopo mi accorsi di aver alzato abbastanza la voce da poterle far capire che ero arrabbiata e... delusa cazzo! "Aly, non è colpa tua. Io so che Travis si avvicina alla figura di tuo padre, ma è diverso" sembrava calma a differenza mia, non batté ciglio alla mia scenata. Sheryl era l'unica ragazza che potesse capirmi, l'unica amica che avevo, per colpa del mio stupido passato. Folle. "Non è diverso. Rischierei solo di farmi del male da sola. Anche Dylan si ubriacava da far schifo, anche lui andava con la prima che le capitava e anche lui buttava tutto per aria quando una cosa non andava come aveva pianificato" mi faceva male ricordare tutto quello, e Travis aveva ragione. Ero troppo orgogliosa e ferita per ammettere che mi importasse di lui, ma in fondo era così e dovevo accettarlo "Aly, Trav non ti farebbe mai del male" sbuffai e ritornai a sedere sul divano, dopo il mio scatto razionale dettato dalla rabbia, e incrociai le braccia al petto "Non lo so Sher" si avvicinò a me e mi cinse con le sue braccia minute facendomi rannicchiare nel suo grembo "É così Aly. Lui è solo spaventato e ha bisogno di te per poter capire cosa gli sta accadendo" perché proprio io e non qualcun'altra? perché dovevo essere io la sua salvatrice? abbracciai quell'ammasso di capelli biondi e la salutai davanti alla porta. Non avevo mai visto Sheryl così determinata nell'incitarmi su qualcosa, ma non ero ancora pronta per parlare con Travis. Ma ovviamente la fortuna era come sempre dalla mia parte. Squillò il telefono e sullo schermo comparve il suo nome. Sospirai e l'istinto mi portò ad attaccargli, ma ero troppo desiderosa di sentire la sua voce e schiacciai il tasto verde. Mi contraddicevo da sola "Trav" "A-Aly..." credo non si aspettasse che l'avrei risposto "Come va?" ero spaventosamente fredda "Quando vieni?" si affrettò a chiedermi "É un invito?" "Si... credo" sentivo la tensione nella sua voce "Per poi venire e non trovarti a casa ma con..." il solo ripetere lo stesso discorso mi dava la nausea e mi venne in mente di attaccare, ma la sua voce mi tranquillizzò "Hai ragione sono una merda. Se non verrai tu, verrò io" "Ehi aspetta... Trav?" troppo tardi, aveva già attaccato. Già, il ragazzo abituato ad ottenere tutto si ritrova tra le mani una... difficile come me. Andai di sopra e feci una doccia veloce, sperando che avrebbe bussato quando ero ancora sotto il getto d'acqua in modo tale da non averlo potuto aprire. Ricordai la fortuna che avevo dalla mia parte. Uscii e indossai una t-shirt larga, tre volte me, e dei pantaloncini. Scesi di sotto a piedi nudi e mi buttai sul divano. Passarono vari minuti e cominciai davvero a pensare che aveva bussato quando ero sotto la doccia, ma le mie speranze svanirono presto quando sentii il campanello della porta. Aprii "Posso entrare?" aveva gli occhi lucidi, profondi e assonnati, non quelli che conoscevo io e non era messo tanto bene "Trav, che cazzo hai fatto?" "Tranquilla, devo solo recuperare un paio d'ore di sonno" accennò un sorriso sforzato che allarmò la mia preoccupazione, poi abbassò il capo. Era evidente quanto si sentisse in colpa "Entra su" entrò tenendo la testa bassa, con le solite mani in tasca, poi ci sedemmo sul divano "Ti preparo un tè?" chiesi "No, grazie" accennò appena un sorriso. Risi solo per pensare a quel tè di Travis, troppo zuccherato "Dai basta! la storia del mio tè dovrebbe essere già passata da un pezzo, no?" dovevo dire che mi sorprese, quel ragazzo riusciva anche a leggermi il pensiero? "E tu che ne sai se sto pensando a quello e non ad altro?" lo sfidai "Ci metterei la mano sul fuoco" non avrebbe ceduto, era troppo intelligente, sembrava mi conoscesse da mesi. Abbassò di nuovo il capo, come se nonostante le risa, gli dava tormento l'essersi comportato DI MERDA. "Mi dispiace Aly" "Credo di doverti anche io delle scuse, sembravo uno stalker" fui in grado di dire solo quello "No... tu eri preoccupata e io... io mi sono comportato di merda. Ti ho urlato contro, pregandoti di venire e io invece sono andato in giro a fare lo stupido. Già... fai bene a pensare che sono un codardo che scappa dalle sue paure, e io devo accettarlo" già, me ne aveva parlato Sher, ma perché aveva paura? "Trav, cosa ti succede?" "É solo che non capisco. Per un momento giurerei che mi vuoi, in un altro sembra che mi disprezzi, che mi odi e non posso sopportarlo. Sei l'unica ragazza che voglio, ma non ti merito. Sei così dolce e sensibile, così indifesa e dio... Così bella. Mentre io sono uno stronzo irascibile e arrogante, che potrebbe elencarti i nomi di tutte le ragazze che ha avuto e dio solo sa quanto mi faccio schifo. Ho perso tutto questo tempo in stronzate e ora che ho trovato te... cazzo. E vero sono stato con quella ieri sera, ma non sono riuscito a scoparmela per niente perché non riuscivo a staccarti dalla mia testa. Sei un pensiero fisso, Aly" arricciai il naso "Trav... non usare quella parola okay?" "Scusa..." Travis mi aveva appena aperto il cuore, ma in un modo o nell'altro mi aveva ferita e non ero pronta per dargli una sincera risposta. Il mio cervello era ancora annebbiato da dubbi e dubbi, solo confusione. Strinse i pugni, le nocche diventarono bianche. Appoggiai una mano sulla sua e mo guardò confuso, perso. Gli sorrisi, rassicurandolo e lo sentii rilassarsi piano "Trav... solo, non bere più così tanto" mi sorrise, in qualche modo "Te lo prometto" sapevo fosse deluso per non avergli dato nessuna risposta, ma lui mi aveva capita. Passammo la giornata a guardare qualche film horror e trovò anche il coraggio di fare dei pop-corn (i quali non sapevo neanche esistessero in casa). Più che altro ho passato il tempo a stringergli la mano, ad urlare, ad abbracciarlo e a nascondere la testa nel suo collo per la paura e la suspance che emettevano quei dannati film. E lui, stronzo, scoppiava sempre in qualche risata.
La sua risata, mi rilassava. Ha sempre fatto questo strano effetto, da quando l'ho sentita per la prima volta. Dopo un po' si addormentò sul mio ventre ed è stata una cosa così dolce. Io non avevo per niente voglia di dormire, erano le undici e mezza e Sheryl continuava a tartassarmi di messaggi, chiedendomi cosa fosse successo in quattromila modi diversi, ma a me non importava e restavo sempre concentrata ad accarezzare i capelli di Travis, così morbidi, e a sorridergli ogni volta che emetteva sospiri più profondi, probabilmente causati da qualche brivido. Dormiva da quattro ore e io continuavo a pensare alle sue parole "sei l'unica ragazza che voglio, ma non ti merito". Eh già Travis, avresti avuto anche ragione ma eri così bello e dolce che nonostante tutto, io ero lì, con te, anche se ti comportavi da far schifo. Certe cose quando ero con lui le avevo sentite e non potevo certo negarlo e se le avevo sentite significava pur qualcosa. Forse era questo che Evie, Sheryl e tutti quelli che avevano capito tranne me, intendevano e forse avevano ragione. Mancavo solo io e dovevo crederci. Incominciò a muoversi e retrassi istintivamente la mano ancora dalla sua testa, poi alzò appena la testa e mi guardò con occhi socchiusi "Mi sono addormentato" si avviò in uno sbadiglio "Scusa" gli poggiai una mano sulla guancia "Basta con le scuse per oggi Trav" gli sorrisi. Mi guardò con quegli occhi azzurri lucidi e appannati e lentamente si avvicinò posando la mano sulla mia, ancora incollata alla sua guancia. Sentii il suo respiro a pochissima distanza dalle mie labbra. No, il mio primo bacio con lui non poteva essere in quel momento. Non riuscivo ancora a togliermi dalla testa l'immagine di quella super barbie finta. Mi allontanai e poggiai due dita sulle sue labbra "Non posso" mi guardò confuso, non aveva idea di cosa stessi pensando, credo. Mi dispiacque aver negato un suo bacio, desideravo così tanto le sue labbra in quel momento, ma aveva baciato un'altra e sono stata capace di piangere per quello "Aly..." "Trav, è meglio se vai a casa" "Aly, cosa succede?" "Niente, ma è meglio che vai" "Tu non vieni" "No, ci vedremo domani" "Ma ti ho già detto che mi disp..." lo interruppi "Basta Trav. Vai a casa" mi feci seria e lui si recò alla porta sconfitto. Fece per dirmi qualcosa, ma si limitò solo a dirmi:"A domani" e poi se ne andò. Chiusi la porta e ci strisciai con la schiena fino ad arrivare seduta per terra. La gola mi bruciava e gli occhi pizzicavano per le lacrime. Di nuovo. Esplosi in un pianto per niente carino, in uno di quelli davvero opprimenti, con grossi goccioloni che cadevano sul pavimento come pioggia. Mancavano soltanto tre giorni alla sua partenza e avrei anche potuto decidere di ignorarlo.

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