Father and son.

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Quando Kaitlyn si svegliò, trovò Spencer al suo fianco, che le accarezzava il braccio. Le sembrava di essere tornata a qualche anno prima, sembrava che il tempo non fosse mai passato, che tutto quel dolore non lo avesse mai provato.

"Buongiorno."-sussurrò il ragazzo, proprio come era solito fare.

"Buongiorno."-rispose Kaitlyn, alzandosi dal divano. Guardò Spencer disteso, era rimasto uguale all'ultima volta che lo aveva visto lì.-"Vatti a vestire, io preparo la colazione, ti voglio portare in un posto."-il ragazzo era sempre meno convinto dal comportamento di Kaitlyn, ma le ubbidì.

"Il parco."-sussrrò Spencer, riconoscendo il luogo dove lo aveva portato Kaitlyn. Quel parco era stato importantissimo per loro, le loro passeggiate, i loro baci, le loro litigate, era successo tutto lì. Si misero seduti sulla loro panchina, quella dove si mettevano sempre, tutto era al suo posto.

"Allora Spencer, ti devo parlare..."-sussurrò, con voce tremante, Kaitlyn, ma il ragazzo la interruppe.

"Prima devo dirti una cosa io. Ti voglio ringraziare per tutto quello che hai fatto per me in questo tempo, da quando mi sono chiuso in casa senza voler più vivere, fino a quando mi hai portato fuori dalla clinica. è grazie a te se sono ancora qui, se sono vivo. Tu mi hai salvato, e so che il cammino sarà duro, ma non voglio più separarmi da te, quindi ti chiedo di continuare ad essere paziente con me, e i risultati arriveranno, te lo prometto."-Spencer disse queste parole tutte d'un fiato, gli venivano dal cuore. Qualche settimana prima non parlava, e in quel momento aveva scatenato tutto ciò che provava per Kaitlyn, sentiva di doverla ringraziare.- "Ti amo, Kaitlyn."-le labbra di Spencer si avvicinarono a quelle della donna, fino a sfiorarle in un tenero bacio. Sembrava il loro primo bacio, Spencer incerto e Kaitlyn travolta dalle emozioni. Ad entrambi sembrava la prima volta che accadeva tutto ciò, sembravano due adolescenti di fronte ad un sentimento molto più grande di loro, ma in realtà non era così: conoscevano bene quel sentimento, era amore, l'amore vero e puro. Kaitlyn guardò Spencer negli occhi e si sentì in colpa a spezzare quell'incantesimo, ma era arrivato il momento di confessargli il suo segreto.

"Spencer, hai un figlio."-disse, senza pensarci troppo. Il ragazzo rimase letteralmente immobilizzato per qualche minuto, non era in grado di dire o di pensare a nulla. Pensava fosse uno scherzo, ma Kaitlyn non sapevafare scherzi di questo genere senza scoppiare a ridere.

"Un figlio?"-furono le uniche parole che riuscì a dire. Tremava dalla testa ai piedi, le mani stringevano la panchina e i piedi erano piantati per terra.

"Sì, abbiamo un figlio."-Kaitlyn cercava di trattenere le lacrime, si aspettava una reazione del genere, doveva essere forte e contenere le sue emozioni.

"Come è possibile?"-chiese Spencer, che ancora non riusciva a riprendersi.

"Deve essere successo l'ultima notte che abbiamo passato insieme, prima di andartene via. Quando mi hai mandato l'indirizzo della clinica, ho deciso di aspettare di partorire prima di venirti a trovare, la notizia ti avrebbe scosso ancora di più e non sapevo come avresti reagito."

"E come..."-Spencer non riusciva più a parlare, era pallido e continuava a tremare, sembrava tutto una finzione, ma fortunatamente Kaitlyn lo capì.

"è stata dura, più dura di quanto immaginassi, anche per questo i miei genitori sono venuti a vivere a Washington, avevo bisogno del loro aiuto. Avevo sempre la nausea, non mi reggevo in piedi, e non facevo altro che pensare a te. Ho avuto molti problemi al lavoro, ma quando ho spiegato la mia situazione sono stati abbastanza comprensivi. Ero sola, assalita da molti dubbi, avevo anche pensato di dare questo bambino in adozione, ma quando la pancia ha iniziato a crescere ho capito che non avrei potuto vivere senza di lui. Alla fine della gravidanza ero enorme, non riuscivo più a fare niente da sola e sono andata a stare dai miei. Lo sentivo scalciare in continuazione, non stava un attimo fermo! Però, ogni giorno che passava, mi chiedevo se avrebbe mai rivisto suo padre, se avrebbe saputo il tuo nome e ciò che hai fatto per me e per tutto il paese. Mi chiedevo se ce l'avrei fatta a crescerlo da sola, senza te al mio fianco, senza nessuno ad aiutarmi nei momenti difficili. Le notti insonni, i pannolini, le pappe, i compiti, le auto, non sapevo se ce l'avrei fatta ad affrontare tutto da sola. Il parto è stato dolorosissimo, ma quando l'ho stretto tra le mie braccia ho capito che tutto sarebbe andato per il meglio, che avrei lottato per avere il bene di nostro figlio, anche senza di te, ma ero certa che con te sarebbe stato tutto più facile. Ora ha 9 mesi, è molto alto e gattona per tutta casa. Ama quando gli leggo una storia o gli faccio ascoltare Bach, è proprio uguale a te, ha anche il tuo stesso sguardo. Ho sempre sognato di vedervi insieme, tutte le notti, ma avevo anche paura che questo momento non arrivasse mai, che ti potesse succedere qualcosa , avevo paura di rimanere sola, per sempre."-le emozioni erano troppo forti e Kaitlyn scoppiò in lacrime. Tutte quelle parole le avevano ricordato del brutto periodo che aveva passato: era felice di portare quel bambino in grembo, ma non sapeva come stava Spencer e se lo avrebbe mai rivisto vivo. Ogni giorno conviveva con queste emozioni contrastanti, e tuttò ciò la stava portando all'esasperazione.

The ones that got away.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora