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θεογονία (teogonia)

E tutto gira.
Io sto girando?
E si mescola, si unsice, si fonde. E ho caldo, ogni mia membra scivola, si scioglie.
Fermatevi, non riesco a trattenervi!
Mi sto sciogliendo?
Ho raggiunto l'estasi, un punto di non ritorno.
E l'alcol corre per il mio corpo, impazzito, mi corrode.
Brucia tutto insieme, plasma ogni forma, la cambia e insieme ad essa anche i problemi, li distrugge, li rende piccoli, miseri.
Inzio a ridere. Rido perché tutto si sta sciogliendo.
«Diana.» qualcuno mi chiama.
«Smettila di ridere, sei inquietante.»
La voce mi raggiunge e poi si perde nel caos che mi circonda.
«Chi sei?»
«Sono Luke, quella roba che hai bevuto ti fa dare ti matto.»
«Vuoi dire il mio angelo?»
«Sí, Diana.»
«Luke, è bellissimo, è come vedere la creazione del mondo.» biascico, sognante.
Dunque, per primo, fu Caos.
E intorno a me, è il caos. Tutto gira, si fonde e si mescola.
Da Caos nacquero Erebo e nera notte.
Ed è vero, si sono generate le tenebre e il buio e mi assalgono.
Da notte provennero Etere e Giorno.
E se guardo Luke, vedo luce, un punto fermo.
«Perché ridi?»
«Perché i miei problemi si stanno fondendo, insieme al resto.»
«Vuoi parlarne?» sento che mi chiede.
«Di cosa?»
«Dei tuoi problemi, Diana.»
«Oh, ora quasi non ricordo quali siano. Non capisco più nulla. Anche la tua voce è ovattata.»
«Quella roba ti fa male.»
«Non è vero.»
«Sí, invece.»
«E allora, perché sto ridendo?»
«Infatti! Non ti vedo mai ridere.» sbotta.
«Cosa è successo con il tuo amico?»
«Harry?»
«Sí.»
Riacquisto un poco di lucidità, che mi permette di lasciarmi soffocare dai sensi di colpa.
«Io gli ho mentito e non gli ho permesso di essere debole. Non l'ho ascoltato e non gli ho donato il mio tempo.»
«Perché non l'hai ascoltato?»
«Perché sono egoista. Penso solo al mio dolore, ma lui per me c'è sempre.»
Lascio cadere il mio sguardo stanco sulla figura sfocata dell'angelo.
Luke annuisce. Mi sta guardando? Non riesco a distinguere i suoi occhi, è tutto opaco.
«Sai ho sentito tutti i nostri fili spezzarsi, strapparsi e io non ho fatto nulla per tentare di ricucirli. Ho percepito anche Harry rompersi.» mormoro affranta.
Luke sospira, lui non è capace di confortarmi.
«Cos'hai sulle gambe?» gli chiedo, poi, riferendomi alla macchia bianca che ha su di esse.
«È Zeus, Diana.» mi spiega Luke.
«Pensavo che gli dei fossero grandi come le persone, non così piccoli.» ammetto, ridendo fragorosamente.
«È il nostro gatto.» chiarisce l'angelo.
«Nostro?»
«Volevo dire tuo.» mormora a disagio.
Io continuo a ridere e forse se non avessi l'alcol in corpo, allora piangerei.
Luke si alza dal letto e si avvicina a me, seduta sul pavimento.
Mi si siede accanto, il suo braccio sfiora il mio.
«Perché hai detto che mi odi, prima?» domanda Luke, dopo qualche minuto di silenzio.
«Non lo so.» borbotto, confusa.
«Ma tu mi odi?»
«Sí.»
«Dimmi solo il perché.» mormora.
«Ora non ricordo, ma prima ti ho odiato.»
«E ora? Ora mi odi?»
«TI ho odiato perché quando mi hai chiamata, Harry ti ha sentito e ha frainteso e io gli ho mentito.» spiego, ignorando la sua domanda.
«Mi dispiace.» e sembra sincero.
Avvicina piano la punta delle dita ai miei zigomi.
Li sfiora.
Lentamente. E sento il suo respiro lambire ogni mio lembo di pelle.
La tocca, l'accarezza. E io quasi vado a fuoco, il caldo mi divora.
Vedo anche le sue fiamme avvolgerlo.
Avvicina il viso ai miei capelli e lo sento respirare. Mi irrigidisco, il sangue scorre spesso, ingrossamendomi le vene.
Il cranio martella, temo possa rompersi.
«Luke, mi sta scoppiando la testa.» mormoro a denti stretti.
L'angelo si allontana, scottato. Si concede del tempo per rispondermi.
«Fatti un bagno, ti sentirai meglio.» istruisce.
«Credo tu abbia ragione.» biascico.
Tento di alzarmi, ma ogni cosa prende a girare, nuovamente e non è più una scena afrodisiaca il mischiarsi dei colori, perché ora che l'effetto dell'alcol sta diminuendo, vedo il mondo da un punto di vista razionale.
Allora Luke mi sostiene, mi aiuta a mettermi in piedi e mi conduce sino al bagno.
«Vuoi una mano per svestirti?»
«No.» rispondo fredda.
Tento di leverami la maglia.
Sento Luke sbuffare.
«Ferma, ti aiuto.» sbotta.
Mi sfila la maglia e lo fa lentamente, senza fretta.
Mi tiene per i fianchi, impedendomi di perdere l'equilibrio. Siamo completamente a contatto. Mi sfila anche i pantaloni.
«Ora riempo la vasca, va bene?» mi sussurra.
Avvicina il suo viso al mio.
Scandisce ogni parola lentamente, permettendomi di afferrare il significato.
«Riesci a reggerti in piedi?» domanda ancora. Annuisco incerta.
Luke si allontana, porta con sé la sua ancora e mi lascia affondare.
Barcollo.
Lui ritorna immediatamente da me, mi sorregge. Mi aggrappo alle sue spalle, adagio il viso su una di esse e respiro profondamente. Luke odora di gesso.
«Diana.» mi richiama a disagio.
«Concedimi un momento, per favore.»
Luke è caldo, ma non il caldo che odio. È energia che scorre impetuosa, sotto ogni suo strato di pelle percepisco la vita bruciare.
Luke non parla, mi stringe a sé piano e mi conduce sino alla vasca.
«Te la senti di entrare?»
Luke è rumore di un cuore che palpita impazzito, di sangue che pulsa velocemente, di respiro che accarezza le labbra.
Luke è sinfonia, da comprendere.
«Sì.» mormoro «Ma mi bagneró l'intimo.»
«Vuoi essere nuda davanti ai miei occhi?» domanda duro. Il suo respiro è pesante, mi investe il viso.
«No!» protesto.
«Allora entra e non fare storie.»
«Ma mi bagneró l'intimo!»
«Diana.» sospira «Non sei lucida, sono certo che se fossi sobria, non avresti problemi a bagnarti. Non lamentarti.» mi spiega pazientemente.
«Va bene.» sbuffo. Mi aiuta, mi tiene le mani, mi adagia tra le acque e mi lascia rilassare.
«Ti senti meglio?» mi chiede, apprensivo.
«Perché lo fai?» gli chiedo.
«Fare cosa?»
Prende una spugna e me la fa scorrere sulla schiena. Mi culla, tremo. «Prenderti cura di me, hai detto che mi lasceresti se potessi.»
Lui sospira.
«Come potrei.» sussura flebile, assorto nelle sue azioni.
Temo di non aver compreso la risposta a causa dell'alcol, ma non parlo. Mi lascio cullare dalla sua sinfonia, dal suo calore, dalle sue azioni.
Poi il caldo mi assale, non il caldo dell'angelo, ma quello dell'acqua.
Mi aggrappo al suo braccio, respiro affannosamente.
«C'è troppo caldo.» ansimo.
Luke immerge la mano nella vasca.
«Diana, l'acqua è tiepida.» mi rassicura.
«Luke, ho troppo caldo.» la voce intrisa di panico.
Le tempie mi scoppiano. Ora mi trovo nella macchina, l'odore di benzina mi dà alla testa.
E il caldo, il caldo!
Mi scioglie le membra, mi fonde, manda la razionalità in un angolo remoto del mio cervello. Il campo visivo si riduce, il perimetro si oscura. Allargo le braccia, ma sono bloccata, le portiere non si aprono.
«Aprite! Non riesco a uscire.» annaspo. L'odore bruciato e stantio della muffa mi scuote i sensi, le narici intrise di esso.
«Diana!»
È Luke!
«Luke! Ti scongiuro apri le porte, ho troppo caldo.» lo prego, nel panico.
Non vedo nulla.
«Ora ti faccio uscire.» mi tranquillizza, agitato.
Mi solleva e mi fa sedere sul bordo della vasca.
Mi impongo di respirare, di riprendere il controllo del mio corpo.
Non sono nella macchina, è stata solo una scena riprodotta dal mio inconscio. Sfioro il mio tatuaggio.
Ολα είναι καλά. Va tutto bene.
Luke torna con un grande asciugamano tra le mani, che avvolge attorno al mio corpo bagnato.
Non parla, perché ha compreso che non è il momento. Mi avvolge il bacino con un braccio e mi aiuta ad arrivare fino al letto, per poi stendermi sopra.
Si adagia vicino a me, lascia che il tempo ci scorra sopra, prima di parlare.
«Cosa ti è appena accaduto, nella vasca?» è impaurito.
Guarda il soffitto, non si azzarda a lasciare cadere lo sguardo sul mio viso distrutto.
«Preferisco non parlarne.» mormoro con voce stanca.
«Diana, per favore. Ho bisogno di saperlo.»
Io intrappolo le parole tra la lingua, tra i denti. Lotto per non farle uscire, perché allora riporterei a galla la tragedia.
«Parlami.» sussurra.
Sposta la mano e l'avvicina alla mia, la sfiora lievemente, lo fa senza preavviso.
«Perché hai reagito in quel modo al caldo?» domanda.
Prendo un respiro profondo, i polmoni mi bruciano.
«Durante l'incidente in cui sono morte mia madre e mia sorella, il caldo era devastante.»

a/n
non ho mai avuto una vita così piena e non sono mai stata così impegnata!
Grazie per leggere, al prossimo aggiornamento!

Autophobia (Luke Hemmings)Where stories live. Discover now