dieci

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ζωγράφος (pittore)

Non permettete mai a nessuno di essere il pittore della vostra vita. Custodite gelosamente i vostri colori.
Lasciate che sia il vostro corpo a dipingere il futuro.
Io non mi sono saputa amare, perché ho lasciato libertà a Luke di dipingermi, gli ho donato ogni sfumatura dei miei colori e lui mi ha colorata di bianco, per poi gettarmi addosso pennellate di nero.
E ora che la rabbia non brucia più le mie viscere, ora che si è consumata e ha abbandonato le mie membra, perché anche lei stanca di vivere, il bianco e il nero si sono mescolati, si sono riversati l'uno dentro l'altro, abbandonandomi in questo corpo grigio.
La rabbia ha lasciato spazio all'apatia ed è cosa brutta, perché rimango svestita su questo letto senza reagire, rimango indifferente al freddo, con le lacrime congelate ai lati dei miei occhi.
E ora sento passi sconnessi, pesanti sulle scale, diretti alla mia stanza.
Io rimango ferma.
Luke fa la sua entrata di scena, spalanca la porta lentamente e si avvicina al mio letto. Allora io non sono più immobile, l'apatia che mi avvolge si sgretola e si disperde in pezzi.
Nascondo tra le coperte il mio corpo coperto solo dall'intimo e tremo, ma non ne conosco il motivo.
«T-ti ho già vista s-senza vestiti...» Luke barcolla e fatica a parlare, si contorce il cervello e la lingua per riuscirci «quando e-eri nella vasca.
Non coprirti.»
«Come hai fatto a entrare?» mi metto le mani tra i capelli.
«Dalla p-porta.» ride, socchiundendo gli occhi.
E Luke sarebbe anche arte in questo momento, se non fosse ubriaco marcio.
«Hai preso le chiavi. Avrei dovuto chiudermi in casa.» constato con voce fredda.
«P-perché?» ride ancora.
«Non ho voglia di vederti Luke.» lui ancora è in piedi in mezzo alla stanza, sorretto dal un equilibrio precario. «Non mi è piaciuto come mi hai trattata.» mi si spezza la voce «Ti sei preso gioco di me.»
Il mio angelo allora si avvicina al letto, con fatica e si lascia cadere su di esso.
Mi allontano, lui non si accorge del fatto che voglio stare in disparte, o forse non se ne cura, e si distende supino accanto alle mie gambe ranicchiate.
«Cosa...ho fatto?» biascica.
«Tu...» inizio puntandogli il dito contro, ma poi la voce mi si spegne. È così ubriaco che avrà dimenticato ogni cosa.
E Luke scoppia a ridere, così senza preavviso e si copre la bocca con la mano alla vista del mio sguardo serio e stanco.
«Non ricordo...nulla.» mormora.
Luke si è lasciato oltrepassare dal momento, ha trascurato gli attimi bui, semplicemente se ne è scordato.
E forse è più facile, forse, solo per adesso, potrei dimenticare ogni cosa anch'io.
Urlo in faccia al dolore, ma ora potrei accoglierlo a cuore aperto, perché è più semplice.
«Luke quanto hai bevuto?» gli domando lentamente. Lo fisso negli occhi lucidi.
«Tantissimo.» ammette dopo infiniti attimi.
Sospiro.
«Non ne avevi motivo.» mormoro con voce rotta «Davvero.»
Distendo le gambe e mi torturo le dita, abbassando lo sguardo.
«Avevo bisogno...dovevo dimenticare qualcosa.» sussurra, inciampando tra le sue stesse parole.
E il mio cuore si stringe, perché il suo rifiuto mi devasta, mi fa sentire infima.
«E hai dimenticato?» balbetto.
«N-non lo so. Ora mi gira tutta la testa.»
Poi si fa forza sulle braccia tremanti e si sposta verso di me, apponggiando una parte del suo viso sulle mie gambe, dandomi le spalle
E il cuore mi scoppia, scalpita e quasi fugge via. Gli occhi mi bruciano.
Posso permettere a me stessa di appoggiare i palmi delle mie mani su di lui? Posso concedere la possibilità ai miei sensi di percepire la seta della sua pelle sotto i miei polpastrelli?
E mi lascio accogliere da questa emozione, la stringo tra le mie braccia.
Adagio una mano sulla sua nuca a l'altra sulla sua spalla.
E rimango folgorata dalla situazione.
Avere Luke in un suo momento di fragilità in grembo e devastantemente unico.
«P-però sento ancora un peso allo stomaco e non capisco.» sussurra.
Muovo le dita sulla sua cute secondo un moto circolare e gli accarezzo piano un'ala.
«È come avere un fuoco fatuo dentro. Un piccolo bruciore costante.»
Il mio respiro accelera.
Rimaniamo nel silenzio per molto, perché io ho perso le parole e Luke è immerso in un caos di pensieri.
«Luke hai un odore fortissimo di alcol.» mormoro poi a disagio.
Lui si gira lentamente verso di me, strofinandosi gli occhi arrossati.
«Dormivi?»
Luke ci impiega un po' a capire la domanda e poi annuisce.
«Dovresti fare un bagno.» constato.
«Ho sonno.»
«Ti sentirai meglio. Dopo dormirai.» Io rassicuro.
«Aiutami.» dice «A s-spogliarmi, intendo.»
Il mio battito cardiaco aumenta all'istante.
«Io non...»
«Per favore?»
Scuoto la testa, per poi acconsentire.
Aiuto Luke, che si lamenta del mal di testa, ad alzarsi dal letto e gli passo un braccio intorno alla vita, conducendolo al bagno.
«Alza le braccia.» istruisco.
Lui ride leggermente e poi compie il mio comando. Gli sfilo la felpa e trattengo il fiato quando le mie dita entrano in contatto con la sua pelle calda e morbida.
Luke serra gli occhi al mio tocco e ansima silenziosamente. Appoggio l'indumento sul mobiletto.
E lo guardo, nascosta dietro la mia distesa di capelli scuri, perché Luke è bellezza.
Il suo petto è chiaro, liscio, è paradiso celato sottopelle.
Lui tiene gli occhi socchiusi, i capelli che gli cadono sulla fronte, immerso in quel costante intorpidimento causato dall'alcol.
«Io credo che tu riesca a levarti i pantaloni da solo.» dico, agitata.
«Non ce la faccio.» balbetta.
«Non prendermi in giro.» e forse non mi riferisco solo a questa situazione, ma anche al suo bacio rubato, alle sue parole. Perché in fondo sono ancora caratterizzata dall'animo infantile della giovinezza.
«Non lo sto...facendo.» mi fissa negli occhi mentre lo dice e la serietà delle sue parole è in netto contrasto con il suo tono.
Sospiro abbattuta e inizio a slacciargli la cintura.
Le mie mani tremano fortissimo e il mio battito aumenta in modo esponenziale.
La sua vicinanza mi distrae e il suo petto che si solleva a causa del  respiro, quasi sfiora il mio, coperto solo dal reggiseno.
«Non ci riesco.» mi arrendo.
In fondo sono semplicemente io, una diciassettene incoscente alle prime armi, una ragazzina che per una delle sue prime volte è a così stretto contatto con un ragazzo.
«Sei un disastro.» sorride Luke, abbassando la testa e guardandomi con occhi socchiusi.
Io sorrido poco, ancora agitata.
«E tu sei ubriaco.» constato.
«E tu sei agitata.» dice indicandomi.
«Finiscila.» sbuffo.
«Perché sei agitata?» domanda.
«Fatti questo dannato bagno e poi vai a dormire.» mi spazientisco.
«È perché siamo molto vicini e io sono senza maglia e tu con solo l'intimo?» Luke parla lentamente e impiega molto tempo a formulare la frase.
Arrossisco e incrocio le braccia, abbassando lo sguardo, perché sicuramente lui sta pensando che sono una sciocca ragazzina. Che realmente è ciò che sono.
«È così?» insiste.
Scuoto la testa, mentendo.
Luke appoggia una mano sul mio braccio e l'altra sulla mia vita e poi mi attira lentamente a sé.
Ci unisce e crea contatto tra ogni nostra parte del corpo. Posso sentire la sua pelle sulla mia. Posso sentire il battito del suo cuore sul mio.
«Cosa stai facendo?» ansimo.
Luke non mi sente, o forse non mi ascolta, troppo assorto nelle sue azioni.
Unisce le sue mani dietro la mia schiena, mentre io non so dove mettere le mie, e appoggia la fronte sulla mia, facendo sfiorare le nostre labbra.
«Non hai motivo di essere agitata.» mentre parla le nostre labbra si toccano.
E quando sta per fonderle insieme, la realtà mi crolla addosso in modo spaventoso. Vengo avvolta da un panico che mi fa tremare.
Luke si sta nuovamente impossessando dei miei colori.
«No!» esclamo «No, n-non puoi fare così.» balbetto, sommersa dall'ansia.
Lui schiude la bocca, spaesato.
«Non puoi b-baciarmi quando ti pare, per poi ubriacarti e dimenticare tutto. M-mi fa stare male.»
Mi libero dalla sua presa, allontanandomi. Alzo lo sguardo per una frazione di secondo, ma me ne pento, perché vedere l'espressione triste e spaesata di Luke, un po' mi sconvolge.
Lasciarlo lì privo di un aiuto, un po' fa male.
Scappo nella mia stanza e mi ranicchio sul letto.
Passa quasi un'ora, durante la quale non riesco ad addormentarmi, quando Luke, nei suoi boxer, rientra nella camera.
Lo sento indugiare, prima di sedersi sul mio letto.
Sento il peso del suo sguardo su di me per un po' e poi parla.
«T-ti ho portato una maglietta se hai freddo. È mia e ti starà un p-po' grande, ma non so dove tieni le tue.» mormora con voce affranta. Mi si stringe il cuore.
«G-grazie.» gli dico, con voce ovattata dalle coperte, ma non lo guardo
Lui sta immobile per un po' e poi si distende accanto a me, però non mi tocca.
«N-non la metti?» mi chiede e sembra triste. Ma io non riesco a capire se realmente lo è.
«Oh...si.»
E la indosso, mi lascio avvolgere dal suo odore di gesso, perché i sensi di colpa, forse infondati, mi tormentano.
Luke dopo molto si sporge e mi attira a sè, tenendo il suo braccio avvolto alla mia vita, facendo collidere il suo petto nudo con la mia schiena e lo sento di rilasciare un sospiro.
Sfiora il mio collo con le labbra.
Io trattengo il fiato. E ci lasciamo sprofondare in questo buio, intriso di parole sospese.

Alla mattina vengo svegliata dal suono insistente del mio cellulare e non capisco, perché oggi la sveglia non dovrebbe suonare essendo domenica.
Sono ancora troppo addormentata, però, per farmi avvolgere dal panico.
Mi sporgo verso il comodino per prendere il telefono, quando sento Luke ancora avvinghiato me.
Lo percepisco lamentarsi a bassa voce, ancora in uno stato di dormiveglia.
Rispondo al cellulare e quando sento che la chiamata è dall'ospedale, perdo totalmente il fiato, il panico e la paura mi si gettano addosso violentemente.
Luke al suono della mia voce si sveglia sbuffando.
Io sono ancora in uno stato di shock a causa della notizia ricevuta e rimango in silenzio, mi prendo del tempo per rispondere.
L'angelo non si accorge che sono impegnata in una conversazione telefonica e parla.
«Perché diavolo hai addosso la mia maglietta? E perché io sono solo in boxer?»

a/n
finalmente gli esami sono finiti e io sono tornata! Non ho ancora idea di come siano andati, ma vi ringrazio per i vostri auguri!
Ho pensato se secondo voi sarebbe carino scrivere il prossimo capitolo basato su Harry e Lou, o tralasciarlo.
Comunque, si! Vorrei vedere un fuoco fatuo, ne sono ossessionata.
(Qualcuno ha già iniziato la scuola?)

Autophobia (Luke Hemmings)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora