otto

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αναρωτιέμαι (meraviglia)


Ci sono piccole cose, nella vita, che emozionano. E sono insignificanti, delicate come aliti di vento.
Vi accorgete della rugiada in bilico sul filo d'erba? Del cambiamento del colore delle foglie?
E magari notate un nido di rondini, nascosto, nella sua meraviglia.
Ed è emozione!
E io mi stupisco, mi emoziono delle piccole cose.
E Louis e Harry, insieme, sono emozioni viventi, stravolgenti. Dipinti divinamente in quella loro semplicità, le guance purpuree, le labbra delicate di Louis, così fragili, che forse Harry teme di frantumarle in ogni suo bacio.
In loro scorre impetuosa la vita.
Louis è triste, però. Lo si legge nella liquidità dei suoi occhi, in quell'espressione amareggiata.

«Lou, che succede.» Harry gli accarezza una gota arrossata e lo culla nei suo gesti, dettati dall'amore.
Louis sospira, trema e nasconde il viso nel petto di Harry.
«Louis.» gli sussurra Harry all'orecchio. Mi guarda e mi chiede se io capisco cosa accade a Louis, ma no, io non lo so Harry.
Scuoto la testa.
Vicino a noi passa un gruppetto di ragazzi che si diverte durante la ricreazione e, alla vista di Harry e Louis abbracciati, sghignazzano, parlando tra di loro.
«Louis, ti prendono in giro?»
«N-no Harry, non è per quello.» balbetta. E la sua voce è così fragile e debole, che stento a sentirla.
«È per quello che sei triste!» Harry freme e si agita. «Adesso vado a parlarci io, puoi starne certo che non ti infastidiranno più.» asserisce.
«No, Harry!» e Louis tenta di trattenerlo, ma Harry è impeto, non ascolta e si allontana, avvicinandosi al gruppo di ragazzi.
Louis sospira e si morde le labbra, in ansia. Fissa Harry da lontano.
Mi avvicino a lui, cercando, forse nel mio inconscio, qualche parola per confortarlo.
«Non dovresti morderti le labbra, sai, poi rimangono brutte cicatrici.»
Questa è la prima insulsa idea di conversazione, che ho utilizzato con lui. Gli occhi di Louis schizzano su di me. Smette di mordersi le labbra.
«Scusa, non badare a ciò che ho detto. Io sono Diana, comunque.» mormoro imbarazzata.
«Louis.» dice «Ma penso tu già lo sappia.»
«Sí, Harry mi ha parlato di te.»
E Louis si emoziona per questa piccola cosa, avvampa, e si nasconde il viso tra le mani.
«Di che anno sei?» gli domando.
«Primo.»
Annuisco e tra di noi cala un silenzio imbarazzante, che tento di rompere subito dopo. Harry sta ancora parlando con i ragazzi.
«Perché sei triste? È successo qualcosa?»
Louis abbassa lo sguardo e si morde nuovamente le labbra.
«T-ti prendono in giro perché stai con Harry?» balbetto.
Lui scuote la testa e si allontana un po' da me, si chiude in se stesso. E un po' mi si spezza il cuore, perché anche lui in questa situazione mi lascia.
Mi maledico per essere stata così invadente. Harry, finalmente, torna da noi.
«Non ti daranno più fastidio, Lou.» Harry è affannato.
«Non mi prendono in giro, Harry, sono abituato alle loro risate. Ma non mi danno neanche tanto fastidio. Basta ignorarli.» mormora.
«Non dire così Lou.» ed è affranto mentre lo dice,  con il cuore spezzato tra le mani.
«Non è per questo che sono triste, comunque.» sussurra.
«Vuoi dirmi per cosa?» negli occhi di Harry leggo speranza.
E poi Louis, così semplicemente come accadono le cose più scontate, scoppia a piangere in un pianto silenzioso, travolto da un'angoscia che leva il fiato.
Harry un po' si spezza, lo vedo. Sta così male a osservare quella creatura che ama soffrire.
E anch'io m'intristisco.
Harry, allora, si accuccia sulle sue ginocchia, si abbassa a prende le piccole mani di Louis tra le sue.
«Lou, parlami. Perfavore.» lo prega.
«Harry io mi sento in colpa.» singhiozza, dopo minuti di silenzio.
«E perché mai dovresti?» si affanna.
«I tuoi si stanno lasciando perché tuo padre non accetta che stai con un ragazzo. E io sono il tuo ragazzo!» piange «Harry io vedo che stai male ed è colpa della mia presenza»
Harry, non parla, solo allarga le braccia e accoglie Louis tra di esse, lui gli avvolge il bacino con le gambe e poi Harry lo solleva, abbracciandolo.
«Ascoltami, ora. Va bene?»
Louis annuisce contro la sua spalla.
«Non sei il problema Louis. Sai, poche persone sanno guardare oltre. E mio
padre non ne è capace, non sa guardare in profondità, cogliere le emozioni, superare i pregiudizi.» Harry sospira e temo possa crollare anche lui tra lacrime. Ma è forte, lui. È il porto sicuro, non si lascia abbattere.
«E devi imparare, Louis, a passare oltre a queste persone, devi superarle, non curarti di loro! Sono così insignificanti, per mettersi in mezzo alle emozioni che proviamo quando stiamo insieme.» e mentre parla, accarezza la nuca di Louis.
Gli solleva il viso, scoprendo le sue guance e il suo naso arrossati e il sorriso che è appena fiorito tra le sue labbra fini.
«Va bene, Harry.» sussurra Louis, sorridendo leggermente.
«Sei speciale.» gli dice ancora.
Gli accarezza il viso con quelle piccole mani così leggere e posso vedere gli occhi di Harry scoppiare di emozioni.
E ai miei occhi, tornano ad essere meraviglia.

«Luke!» lo chiamo una volta tornata a casa «Sono accadute così tante cose, che quasi fatico a capacitarmene. Harry mi ha perdonata!» esclamo poi.
E un po', dopo tanto, mi sento bene.
Riconosco quell'estranea sensazione di bruciore nascere alla bocca dello stomaco, quell'adrenalina invadere le membra, dalla testa sin giù ai piedi.
Luke non mi risponde, però. Entro in stanza e la scena che si presenta davanti ai miei occhi, nella sua semplicità, mi emoziona.
È nel mio essere stupirmi delle piccole cose.

a/n
ci sono piccole cose, anche insignificanti, che vorreste?
Io vorrei fosse inverno per vestirmi invernale.
In questo momento vorrei accarezzare un gatto piccolo e mangiare un cioccolatino.
Vorrei trovare una persona con cui stare bene, semplicemente.
Vorrei vedere ancora una volta la mia Londra.
Al prossimo aggiornamento! ♡

Autophobia (Luke Hemmings)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora