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Era notte, aveva una pistola fra le mani, non sapeva come. Non sapeva come era arrivata lì, in quel capannone con il tetto sopra di lei bucato che faceva entrare la luce della Luna ferma, qualche minuto prima era addormentata tra le braccia di Marco, e ora impugnava perfettamente una pistola non troppo pesante, nera. Alla fine della canna non c'era nessun cerchietto arancione, segno che era una pistola vera.

Alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di Marco.
Poi si rese conto che non erano di Marco, ma di una bambina dai capelli rossicci, le labbra sottili e gli occhi profondi di Marco. Stringeva forte la mano di lui, come ad aver paura di perderlo.

I capelli di quella bambina erano proprio come i suoi, rossicci e mossi, pieni di modi difficili da districare e nella tasca del vestitino bianco teneva delle bacchette, le sue bacchette.

"O lui o lei.."

Sofia aveva parlato senza volerlo e aveva anche sollevato la pistola in mezzo ai due.

Doveva decidere. La bambina o Marco. In quel momento non sapeva che fare.

Salvare quella bambina e rimanere sola o lasciarsi nella coscienza la morte di una piccola bambina innocente?

Non sapeva chi era, non credeva di conoscerla, così puntò lentamente la pistola verso la bambina, mentre i grandi occhi della piccola si spalancavano impauriti e diventavano lucidi.

Sofia fece pressione sul grilletto e, prima di sentire il colpo e di cadere in ginocchio a terra, udì un grido.

"Mamma!"

"AMY!"

Si alzò di colpo urlando e svegliando Marco.

Il gatto innarcò la schiena impaurito mentre Marco si buttava su di lei per calmarla dai signozzi impauriti.

"Ohi, calma, calma.. Non è successo nulla, era solo un sogno.."

"Era così vero, Marco, ho avuto tanta paura.."

"Vuoi raccontarmelo?.."

In quel momento si rese conto che in quel sogno c'era qualcuno a cui teneva ma che non aveva mai visto.

La sua piccola bambina che non aveva mai visto la luce e che aveva ucciso era diventata un incubo che avrebbe preferito non rivedere più.

Scosse la testa in risposta a Marco e si strinse a lui stringendo in un pugno la sua maglietta, chiudendo gli occhi mentre si sdraiavano e tornavano a dormire.

Il giorno dopo passò molto lentamente, nel bar non c'era nulla di particolare ed era sola a lavorare, siccome Elena e Virginia erano alle prese con shopping.

Quando verso le 15:30, mentre dalle casse girava un nuovo singolo che si intitolava 'Prisoner', la voce di un ragazzo la chiamò mentre era girata a lavare delle tazze.

"Salve."

Si girò velocemente e guardò il ragazzo davanti a lei. Aveva una barba abbastanza lunga, capelli scombinati e corti, un viso stanco ma sorridente. Quella mattina quel ragazzo era l'unica cosa nuova e non monotona.

"Ciao! Come posso servirti?"

Gli sorride, e non falsamente, in quel sorriso c'era un briciolo di vero, perché finalmente in quella giornata riusciva a fare qualcosa di diverso.

"Sto cercando Elena, sono James, oggi dovevamo vederci.."

Lei lo guardò e dentro di sé si sentì un po' triste perché non poteva aiutarlo.

"In questo momento non c'è, ma arriva tra qualche minuto. Se vuoi posso offrirti qualcosa!"

Si sentiva strana, come se James, quel ragazzo, fosse parte della sua vita e per un attimo pensò potesse esserlo veramente.

"Mi siedo solamente, per il resto sto bene così, grazie comunque."

Lui si sedette in uno sgabello al bancone e si mise a girovagare con lo sguardo per il locale vintage.

"Sei un'amica di Elena?"

Stava tornando a lavare le tazze quando James le rivolse una domanda, lei si girò e si avvicinò al bancone per rispondere.

"Siamo coinquiline e migliori amiche da molto tempo."

Lui le sorride e la guardò negli occhi. I suoi occhi non erano come quelli di Marco, erano meno profondi, ma emanavano tanta felicità.

"E tu sei un amico?.. Non ti ho mai visto.."

"Potremmo dire che sono un suo amico, stasera l'avevo invitata a un concerto."

"Allora tu sei il ragazzo dell'appuntamento!"

Proprio in quel momento Elena entrò correndo e sparando una raffica di scuse verso James.

"Passate una bella serata!"

Urlò Sofia prima che potessero sparire dietro la porta. Così tornò sola, però con il sorriso sulle labbra.

Quando tornò a casa, ad aspettarla c'era solo Luna. Ginevra era fuori con il suo ragazzo ed Elena era con James. Così si sedette sul divano e il gatto saltò sulla gambe e si mise a pensare guardando la casa illuminata solo da una leggera luce notturna che entrava dalla finestra.

Era sola, con un gatto sulle gambe, nel buio. Tutto quello le piaceva, si sentiva bene. Era lontana dalla vita vera e dal suo passato. Era come stare in un altro pianeta, in cui regnava la pace e il silenzio, non c'era nulla.

E quel nulla le piaceva, c'era solo la consapevolezza che Marco sarebbe arrivata da lei in un momento all'altro per poter scontrare le sue labbra su quelle di lei, per poter passare una notte piena d'amore, per poter ridere delle schiocchezze tra i baci.

Ma per Sofia non era tutto rose e fiori. Doveva ancora dire a Marco della bambina, di quel sogno, di ciò che in quel momento la faceva più paura.

Poi il campanello suonò, e alla porta c'era proprio Marco.

-HOLA TODOS! Questo pomeriggio vi pubblico questo capitolo MOLTO importante, dovete tenere bene a mente James perché... Non spoilero! Spero che vi sia piaciuto! LASCIATEMI TANTI COMMENTI, PLS! Votate, naturalmente ovviamente e..
Vi voglio bene.❤

Michelena

Un cuore in due || Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora