IX - Frecce intagliate dritte nel cuore

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Entrammo in casa nello stesso istante in cui Lynwood tornò dalla battaglia. Era esausto, si vedeva dallo sguardo e dai movimenti, perciò gli proposi di passare un attimo nella mia camera prima che potesse andare a dormire nella propria.

"È stato stressante", borbottò lui, sdraiato sul mio letto con le mani attorno alla mia vita e la testa posata delicatamente sulla mia spalla.

Senza smettere di accarezzargli i capelli, gli chiesi: "È riuscito a scappare?".

Lynwood strinse la presa e annuì. "Non era da nessuna parte. E alla fine abbiamo letteralmente rinunciato".

Gli baciai la fronte, cercando un modo per distrarlo. "Non importa. L'importante è che tu sia al sicuro".

"Purtroppo non posso dire lo stesso di te", sospirò lui, alzando subito lo sguardo verso il mio.

Era strano vedere qualcun altro con gli occhi verdi da quando mio padre era morto, ma ciò non mi faceva affatto sentire a disagio.

"Da quanto ho capito, è un tipo che non si arrende facilmente e che vuole solo portare a termine la sua missione. Sarà anche un principiante, ma la sua determinazione potrebbe essere mortale". Guardò verso la luna e aggiunse pensieroso: "Sarei disposto a tutto, pur di sapere che non mi lascerai qui a rimpiangere la tua scomparsa".

Sentii un lampo attraversarmi lo sguardo mentre un pensiero si faceva irrimediabilmente spazio nella mia mente. "A dire il vero, un modo c'è".

Lynwood mi guardò confuso. "Sarebbe?".

Fissai d'istinto il cielo nero oltre la finestra ancora aperta: era troppo tardi per uscire dal castello, e di certo non sarei stata in grado di chiamare l'unicorno alato con un semplice fischio.

"Penso sia meglio rimandare la conversazione a domani. Uscire di notte non è poi tanto consigliabile".

"Concordo", mormorò Lynwood, stringendomi a sé per un'ultima volta. Sospirò: "Temo sia ora di tornare nella mia stanza, Evelyne". Si alzò per scoccarmi un bacio sulle labbra, aggiungendo: "Ci vediamo tra qualche ora".

"A dopo", sussurrai tristemente.

Non volevo lasciarlo andare, non conoscendo il pericolo incombente sia su di me, sia su di lui.

Lynwood si alzò agilmente dai cuscini e uscì dalla stanza mandandomi un bacio con le dita, a cui ricambiai aggiungendo un sorriso.

Infine si richiuse la porta alle spalle.

Osservai le stelle nel cielo, iniziando a contarle nel tentativo di addormentarmi senza brutti pensieri.

Erano troppe, ovviamente, perciò abbandonai ben preso la mia missione e mi rigirai tra le coperte.

Per quel giorno ne avevo viste abbastanza: l'unico allenamento passato con Thaddeus, il fidanzamento ufficiale con Lynwood, la Piuma d'Oro e il Libro del Futuro.

L'estraneo dal mantello nero e la cintura d'argento.

Rividi il suo volto nascosto dominare sul resto dei pensieri, mentre tentava di uccidermi per la terza volta con un pugnale.

Un pugnale.

Le prime due volte in cui avevo rischiato la vita me l'ero ritrovato davanti nello stesso momento in cui stringeva tra le mani una lunga spada.

Certo, quella sera l'aveva impugnata quando aveva iniziato a duellare contro Lynwood, ma perché allora non aveva cercato di ucciderci entrambi con due semplici affondi usando la spada?

Non era lo stessa persona, pensai di colpo, sgranando gli occhi senza nemmeno accorgermene sul momento.

Quella consapevolezza non era esattamente rassicurante, ma perlomeno sapevo di avere un solo nemico anziché due.

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