XIII - Anime trasparenti e cuori di pietra

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"Assassino!", urlai contro Thaddeus, alzandomi dal terreno per mettergli le mani addosso.

Non riuscii neanche a tirargli un pugno che un altro Cavaliere d'Argento volò verso di noi a tutta velocità. Si materializzò tra me e l'elfo brandendo la spada con incredibile attenzione ed eleganza: la testa rivolta verso Thaddeus e il cappuccio calato sul viso, alzò la spada in direzione dell'elfo nello stesso modo in cui Jake aveva cercato di uccidermi nel giardino.

Thaddeus saltò subito sull'unicorno e gli scagliò contro una freccia, la quale si infranse contro la lama della spada portata in un millesimo di secondo davanti il petto del Cavaliere d'Argento, in modo da proteggergli il cuore.

Quella sua precauzione permise a Thaddeus di scappare sul dorso dell'unicorno alato.

Era già ad una decina di metri di distanza quando il Cavaliere si girò verso di me, dirigendosi, però, verso Lynwood.

I due iniziarono a duellare senza pietà, esibendosi in incredibili affondi degni del più famoso spadaccino del mondo.

Ed io me ne stavo lì, a guardare inespressiva la schiena del Cavaliere d'Argento che cercava di uccidere il mio fidanzato. Dovevo fare qualcosa.

Mi abbassai nuovamente sul corpo immobile di mia sorella – ignorando la dolorosa fitta al cuore – e le sfilai la spada dalla mano destra, tra l'altro ancora stretta tra le dita. Mi avvicinai cautamente verso il Cavaliere e alzai le braccia come aveva fatto lui, pronta ad infilzargli la schiena, quando sentii qualcosa di freddo posarsi lentamente sulla mia mano.

Solo quando sentii una voce alle mie spalle, mi accorsi – con uno spiacevolissimo brivido lungo la schiena – che non si trattava di un qualcosa, ma di un qualcuno.

"No", sussurrò la figura dietro di me. Voltandomi controvoglia e con il terrore a mille, vidi una figura alata quasi trasparente su cui era possibile scorgere un po' di azzurro: lo spirito di mia sorella sorrideva pacificamente, mentre mi aiutava a riabbassare la spada con calma e se la rimetteva nel fodero. La sua pelle non era del tutto umana – nonostante l'assenza di calore –, ma neanche impenetrabile come mi sarei aspettata.

"Ma cosa...?", iniziai a dire, bloccandomi quando sentii un rumore d'acciaio spaventoso.
Le spade dei Cavalieri si erano incrociate sulle loro teste, rischiando di ucciderli entrambi.

Lo spirito di Catherine fluttuò con calma straordinaria verso di loro, frapponendosi tra i due ragazzi e alzando le braccia all'altezza delle spalle, con gli occhi chiusi.

Un vento improvviso si alzò dal terreno, spedendo sia Lynwood e sia il Cavaliere d'Argento all'indietro finché quasi non si scontrarono contro degli alberi. Riuscirono a salvarsi per miracolo sbattendo le loro ali e atterrando con eleganza, come se niente fosse.

I loro sguardi sorpresi trapassavano Catherine – probabilmente credendo di essere impazziti –, quando quella sorrise dolcemente – come non l'avevo mai vista fare – e disse con voce angelica: "Quando salirò finalmente in cielo non vorrei avere certo questo vostro ricordo. Vi prego, riponete le spade nel fodero".

Il Cavaliere d'Argento rimise a posto il cappuccio, scoprendo gli stessi tratti di Catherine: folti capelli neri e freddi occhi di un azzurro innaturale e bellissimo. Poi si esibì in un profondo inchino formale, scambiando uno sguardo carico di tristezza con sua sorella.

***

Non solo aveva proposto a Catherine di partecipare alla battaglia, ma adesso doveva anche vedere il suo corpo senza vita accanto al suo spirito.

Se non avesse visto fantasmi di ogni tipo – compresi quelli della regina Helen e del re Lionel –, sarebbe senz'altro svenuto.

Gli occhi di Catherine si posarono sul Cavaliere d'Argento non appena si inchinò a lei con immenso rispetto: era proprio lui la causa della sua morte.

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