45. You Broke My Heart

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Ci bloccammo nel bel mezzo del nulla per volontà di Oli. Spinse il pedale del freno e tirò il freno a mano con violenza. Subito dopo mi rivolse uno sguardo torvo ed idecifrabile. Dovetti ricambiare.
"Nord o sud?" Domandò semplicemente, sempre con quel tono monocorde da far rabbrividire anche il più senza cuore di tutti.
Non riuscii a trovare una risposta valida da potergli profilare. Per me era uguale: soffrire su o giù non faceva la differenza, anche se, dovevo ammettere, che ero con lui e già la sua presenza giovava alle mie membra. Feci spallucce e lui si infervorò non poco.
"Nord o sud? Carter, Mio Dio, prendi una decisione"
"Non lo so...Nord" Mi venne da dire per istinto. Ragionai e pensai che a sud saremmo tornati sicuramente ad Ashford, quindi la decisione fu quella.

"Perfetto" mormorò sicuro di sé.
Nel tragitto in macchina non potei non notare che il suo sguardo non faceva trasparire nessun tipo di emozione. Nessun indizio per poter capire come mi dovevo comportare o cosa dovevo dire per smorzare il silenzio. Solo mani sul volante e un silenzio che penetrava nella testa fino a farla scoppiare.
"Perchè stavi urlando addosso a Kellin in aeroporto?" Mi venne da dire.
"Sono affari nostri, sinceramente, Carter. Non ti immischiare" Mi ricomposi e non aggiunsi altro, ne insistetti.
Volevo sapere di più riuguardo a quello che aveva fatto in tutto quel tempo, ma non me avevo più la forza dopo l'ultima sentenza imperativa.

Dopo ore di viaggio, perchè percepii che ne fossero passate almeno tre, mi svegliai di soprassalto per via di una buca su una strada dissestata.
Lo guardai interrogativa.
"Abbiamo avuto un piccolo problema con la gente che mi segue" Il tono sembrò diverso, più piacevole.
"Se ti mettessi quel berretto e quegli occhiali magari non ne avremmo di questi problemi...E pensare che non sei nemmeno così tanto famoso...Non mi immagino se tu lo diventassi che fine faresti"
Risultai sgarbata, a tratti cattiva e spiacevole, lo ammisi a me stessa, ma il risveglio non fece altro che rendermi così. Mi passai le mani sul viso nel mentre Oli cercava le parole per rispondermi.
"Non credo tu abbia le facoltà per dire quello che hai appena detto"
Riusciva a tagliare ogni mia possibilità di alzare la cresta e questo lo detestavo a morte, ma forse era la cosa che al contrario amavo di più: l'unica persona che riusciva a tenermi testa, alla fine.

"Dove siamo?" Domandai fredda, proprio come il suo tono perenne.
"Smettila di fare la dura che tanto sappiamo entrambi che a questo gioco ti fai male solo tu" Mi rivolse un piccolo accenno di sorriso. Mi sciolsi un pochetto e ricambiai quello che sembrò più simile ad un ghigno confuso. Era uo sguardo d'intesa, una goccia d'oro puro in un mare d'argento.
"Ad ogni modo, siamo al mare" Fece allegro. Dopo qualche metro me ne accorsi. Era tutto vero. Certo in inghilterra il mare non era tutto questo ben di Dio e le spiagge di certo non potevano essere di sabbia fine, ma per lo meno c'era il mare. E tanto vento.
"E che ci facciamo qui, di preciso?"
"Basta domande...Goditi il momento e finiscila" Mi bacchettò scocciato. Me la presi leggermente per quella reazione irrascibile.
Parcheggiò la macchina e mi portò lungo la spiaggia deserta. Tirava un vento non così spaventoso, ma comunque non c'era nessuno.

Oli iniziò a spogliarsi e la cosa mi spaventò sul momento. Quando capii cosa volesse fare, ovvero andare a farsi un bagno (da vero fuori di testa) io mi sedetti in terra stringendomi nella mia felpa oversize. Nonostante mi fosse mancato così tanto, non riuscivo a non guardare il mare per riuscire a realizzare cosa stava accadendo in così poco tempo.
Oli si frappose tra me e il mio nuovo amico mare, tendendomi la mano dall'alto. Era come se un angelo stesse intercedendo per portarmi via dalla Terra. Lo fissai interdetta fin quando non reagì.
"Alzati, forza" Mi intimò, avvicinandosi ancora un po'.
"Non mi va...Mi piace stare qui e vorrei che ci stessi anche tu. Fa troppo, troppo freddo per questo genere di cose" Sentenziai risultando anche un po' altezzosa.
"Okey" Si voltò e fece per entrare in mare, ma con uno scatto felino mi prese in braccio e non fece nessuna fatica a farlo. Mi portò nell'acqua gelata.
Mi aggrappai al suo collo saldamente; non sapevo come facesse a non lamentarsi, dato che stringevo così tanto da poterlo soffocare.

Il mio bacino si trovava a stretto contatto con il suo. Stringevo le gambe intorno a lui per il freddo atroce che stavo provando. Onde come piccole spine. I vestiti erano completamente zuppi.
Come il mio bacino fosse fatto su misura per il suo era sbalorditivo.
Sussultai ad ogni movimento di Oli. Mi teneva stretta dal fondo schiena e mi premeva forte. Amavo quel contatto nonostante stessi malissimo; sembrava di refrigerare viva. Sarei anche stata contenta di congelarmi a blocco unico con lui. Avrei congelato quel ricordo con me per sempre.
"Hey Cart, non avrai paura dell'acqua, vero?" Mi urlò per quanto le onde facessero fracasso addosso a noi e quando si infrangevano sulla spiaggia.
Dovevo ammettere che aveva fatto proprio centro: avevo sempre avuto questa fobia dell'acqua alta, quella per cui se non hai la certezza di toccare il fondo ti senti persa, o almeno per me era così. Avevo il terrore di non riuscire a respirare schiacciata dall'acqua. Una paura che aveva sempre condizionato il mio stile di vita, ed era per questo che non avevo mai accettato un invito in piscina o non mi ero mai fatta un bagno in compagnia al mare. Avevo paura. Sincera paura.

Era anche per questo che mi stringevo a lui così forte. Era simpatica l'allusione che fosse la mia ancora sia in quel momento che nel resto.
Annuii senza parole e mi strinsi forte.
Lui mi stringeva a sue volta e cercava di calmarmi facendomi guardare dentro alle sue iridi mervigliose. Era come se mi stesse ipnotizzando con lo sguardo: non sentivo più nulla, solo curiosità. Avevo voglia, una voglia matta di scoprirlo da cima a fondo, perchè quello che era iniziava a interessarmi, chi poteva sapere com'era diventato ora quel ragazzo. Speravo non fosse solo una bella facciata, solo una merda colorata d'oro, per essere schietti. Volevo che fosse oro puro. Mi guardava come se mi desiderasse, infondo. Adoravo quella piuma che gli smagriva il viso. Ammiccò un sorriso e non resistetti più; lo immaginai in ogni modo, in ogni luogo con me e basta. Senza il suo successo, senza la sua musica, senza i rimorsi. Senza la vita schifosa che avevo condotto fino al suo riavvicinamento. Sentivo uno strano tremolio dentro, qualcosa che mi comunicava che anche lui voleva qualcosa da me, o magari proprio me.
Pensai che avesse capito che stavo veramente avendo una paura folle, dunque mi depositò sulla riva insieme a lui. Si sedette accanto a me con i brividi ovunque. Non vedeva i miei benché fossero sotto lo strato di vestiti zuppi e ormai freddi.

Tremavo non tanto per il freddo, ma sotto il suo tocco così strano e particolare. Era estremamente violento, ma in quel modo brusco che aveva di porsi, si celava una dolcezza indecifrabile. Era come se il suo menefreghismo nei confronti del mondo crollasse non appena mi toccava.
Sospirò profondamente stringendosi nei suoi vestiti che pian piano si stavano bagnando a loro volta.
"Non capisco perché siamo qui..." Mugolai nel vento.
"Sai, non tutto è giustificato. A volte le cose, gli eventi, accadono. Accadono continuamente senza una motivazione, credo. Io vivo d'istinto. Puro istinto misto a voglia di fare quello che mi va senza dover renderne conto a nessuno. Se sento che una cosa va fatta, la faccio. Non ho bisogno che qualcuno mi plachi o mi dica cosa fare: è una cosa che odio. Odio quella sensazione di oppressione ed imposizione data da una persona, qualunque essa sia...Quindi, Carter, non chiedermi troppe cose, perché non ho una risposta da darti"

Rimasi interdetta. Sorrisi riflettendo sulle sue parole e cercai di capirlo a pieno.
"Quindi non c'è un perché se mi hai portata qui... Ti è solo andato di farlo e basta?"
"Un altra domanda" Incalzò sorridente. Mi piaceva così tanto quando increspava un sorriso e abbassava lo sguardo che mi veniva un tuffo al cuore ogni volta che agiva in quel modo. Lo adoravo.
"Andiamo, Oli..." Lo spronai impaziente.
"Carter...Ci sono cose che non andrebbero dette e, sinceramente, non mi va ora"
"Mhm" mugolai sospettosa.
"Mi piace averti vicino...Non è un bel periodo e so che puoi capirmi" Ammise. Sembravano parole uscite dalla mia bocca e il cuore mi si ingrandì di colpo.

"Ho pensato esattamente la stessa cosa" Dissi sorpresa quanto lui. I suoi occhi diventarono più grandi e dolci, nonostante di natura sembrassero sfottere sempre senza pudore alcuno.
"Le cose accadono. Accadono continuamente e hanno proprio delle motivazioni valide, solo che è meglio far credere che non ci siano spiegazioni, rispetto a dichiararle senza paura, Oli. Sento che non sono qui con te per caso" Sentenziai prendendo sicurezza di me stessa e dimestichezza con lui stesso.
"Ti ho spiegato perché sei qui, Carter"
"Solo...Credo non sia l'unica giustificazione, l'unica motivazione" Forzai la presa. Lui si sentì toccato nel profondo dei suoi intimi pensieri e si infastidì leggermente. Non rispose più alle mie esortazioni ed io non provai più a smuoverlo. Avevo paura che se ne andasse da me, quindi mi dosai.

Suicide Season • Oliver Sykes • #Wattys2017Where stories live. Discover now