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La mattina dopo, come al solito, mi alzo appena suona la sveglia. Questa volta però anziché andare in bagno diretta, vado sul balcone. Respiro l'aria ancora fresca della notte, che ormai ha lasciato il cielo da qualche ora, per dare spazio al sole. In cielo non c'è una nuvola, quindi sicuramente oggi sarà una giornata afosa. Come tutte le altre. Mi viene male al solo pensiero. Rientro in camera non capendo bene perché sono uscita su quel cavolo di balcone e vado in bagno. So solo che mi sentivo attirata. Quando ho fatto, esco, mi vesto e scendo in cucina.
-Buongiorno...- saluto entrando
-Ciao tesoro...- risponde mia madre senza girarsi -Dormito bene?-
-Direi di sì- mi prendo un pancake dalla pila e lo metto nel piatto.
-Garret mi ha detto che ieri sera ha visto anche lui il nuovo vicino...-
Solo a sentire la parola "vicino" il mio cuore incomincia battere più velocemente, e nella mia mente si formano immagini non adatte ai minori. Ma chi voglio prendere in giro? Ci sono ragazze più piccole di me che ne sanno cento volte di più. Meglio però non pensarci a colazione, altrimenti va a finire che non mangio.
-È già sceso Garret?- chiedo evitando l'argomento "vicino"
-Si, è anche già andato via-
-Perché così presto?- chiedo curiosa
-Aveva una commissione...- è evasiva, o forse menefreghista. Fatico a comprenderla ultimamente.
-Senti...mi chiedevo...non è che per caso mi puoi portare tu al lavoro?- Molto probabilmente me ne pentirò di questa domanda, ma tentar non nuoce.
-No, mi spiace. Io non esco adesso, ma solo tra...- si sporge e guarda l'ora -Tra due ore- è decisamente una menefreghista! E questa cosa mi fa incazzare come una bestia. Mi alzo da tavola dopo aver dato appena due morsi e vadono in camera. Mi lavo i denti, metto le scarpe e prendo la borsa. Scendo ancora le scale e ed esco di casa sbattendo la porta. Litigare con mia madre è inutile. Quando lei non vuole fare qualcosa, non lo fa e basta. Ma se poi tu fai come lei, e ti trifiuti di farle un favore, te la fa pagare. Odio questa situazione, non ne posso più. Ma sono bloccata in questa in questa condizione senza poterci fare niente.
Metto gli occhiali da sole, perché nonostante sia prestino, da già fastidio. Passo davanti alla casa affianco con la stessa sensazione del giorno precedente. Solo che stavolta non mi fermo a guardare, mi limito ad accelerare il passo ed andare via dritta. È impensabile che dobbiamo andare avanti con una macchina ed una bici sola. Quando papà ci ha lasciati, abbiamo dovuto vendere le due macchine, le bici impegnare l'oro di mamma e rinunciare a diversi elettrodomestici per pagare le spese mediche. E ora a distanza di due anni abbiamo riacquistato quasi tutto, tranne due macchine decenti e delle biciclette. Secondo mia madre sono inutili e viviamo benissimo così. Solo secondo lei però. Infatti ho deciso che settina prossima vado e mi prendo una bicicletta. Solo mia. Sono stufa di andare a piedi. Sul lavoro passo le prime ore incazzata, il che mi fa lavorare come una furia. Poi pero i morsi della fame a mezza mattinata incominciano a farsi sentire. Colpa del fatto che non ho fatto colazione.
-Meggy- mi giro verso la ragazza che sta alla cassa dietro di me -Finisco qua e poi devo fare una pausa. Stamattina non ho fatto colazione-
-Certo, nessun problema!- mi torno a votare e finisco di passare la spesa ad una signora con un bambino che non sta fermo un momento. Poi è il turno di un anziano scorbutico. Mentre aspetto che lui cerchi le monetine nel portafoglio, prendo il cartello con scritto "cassa chiusa" e lo metto sul rullo. Prendo le monetine dall'uomo, e mentre le sto mettendo via, con la coda dell'occhio vedo che qualcuno appoggia della roba sul rullo e sposta il cartello.
-Sono chiusa. Vai dalla mia collega- dico continuando a fare il mio. Non capisco proprio perché certa gente mette lo stesso la spesa sulla cassa anche se è chiusa.
-Ma io voglio che il conto me lo fai tu-
risponde il ragazzo
-Si ma io...- alzo la testa e le parole mi muoiono in gola. Merda! È lui. Sento immediatamente il cuore accelerare e le guance infiammarsi. L'immagine sua di schiena nudo mi torna subito alla mente, e lui sembra capirlo. Mi fa un ghigno divertito e si sporge sulla cassa -Fossi in te chiuderei la bocca..e mi pulirei la bava..- Che stronzo senza ritegno!!
-Sono chiusa- ripeto ancora abbassando la testa.
-Lo so, ma ormai sono qui no?- Perché proprio a me? Fino ad ora pensavo che lavorare in un posto come questo fosse bello. Ma mi sto ricredendo. Non c'è peggior cosa che dover servire una persona che vorresti evitare come la peste. Di malavoglia incomincio a passargli la roba sulla cassa, e quando vedo due scatole di preservativi quasi mi strozzo con la saliva. Non ho il coraggio di guardarlo in faccia, perché sono quasi sicura che sta ridendo di me. Tanto per cambiare.
-53 dollari e 25- dico mentre lo aiuto a mettere le cose nelle borse. Per fortuna le scatole di preservativi sono già sparite. Lui mi passa i soldi, e io prendo il resto per tornaglielo.
Quando lo ha messo via mette una mano nella borsa e tira fuori una scatola di preservativi. Maledetti! Mi stanno perseguitando.
-Questo è per te- dice porgendomela -Ah no, che stupido- si finge dispiaciuto. Se potessi fulminato lo avrei già fatto, e ora sarebbe cotto a puntino. Ho già detto che è uno stronzo? -Mi sono sbagliato...- Rimette via la scatola e prende un sacchettino con una ciambella dentro e me lo porge -La tua colazione- Rimango inebetita a fissare il sacchetto
-Come fai a saperlo?- sussurro spostando lo sguardo su di lui. Pessimo errore. I suoi occhi sono...no! Non lo pesare!! Sposto lo sguardo sulle sue labbra, ed e pure peggio.
-Ero in fila dalla tua collega mentre le parlavi..- Ah...se me ne stavo zitta forse lo schivavo. Non dico niente, come una scema sto lì a fissarlo.
-Mi sta venendo un crampo al braccio. Pensi di accettare?- senza pensarci troppo prendo il sacchetto dalle sue mani, stando bene attenta a non toccarlo.
-Grazie...- mormoro.
Lui prende le sue borse e senza aggiungere niente esce dal negozio. Ho fatto la figura della cretina. Meraviglioso. Mangio veloce la ciambella e poi torno a lavoro. Il resto della giornata passa veloce e arriva presto l'ora di chiusura. Aiuto a mettere in ordine e a pulire e poi sono libera. Poso la giacca della divisa al suo posto ed esco. Come ogni sera metto gli occhiali e mi avvio. Mi sono appena incamminata quando una moto proveniente dal senso opposto al mio fa un inversione e si ferma davanti a me sul lato strada. È una Yamaha blu e bianca. Quando il tipo alla guida tira su la visiera del casco capisco anche chi sia lui. I suoi occhi sono inconfondibili.
-Buona la ciambella?- chiede
-Odio doverlo ammettere, ma si. Era molto buona- continuo a camminare e gli passo davanti. Lui ingrana la prima e mi si affianca tenendo la mia andatura in sella alla moto. Che tra l'altro a pensarci mi sembrava nera.
-Ma non era nera?- chiedo fermandomi improvvisamente e indicando la moto sotto di lui.
-Dipende quale hai visto...- risponde tranquillo fermandosi a sua volta
-Ah...- Qualsiasi possibile risposta è svanita dalla mia mente quando ho posato i miei occhi nei suoi. Stare vicina a lui mi metta agitazione e confusione. E il bello è che non so neanche come si chiama.
Mi giro e riprendo a camminare. Molto probabilmente pensa che sono scema.
-Lo vuoi un passaggio?- chiede affiancandomi nuovamente e il cuore mi si ferma le petto.
-No!- rispondo continuando a camminare
-Dai...- insiste
-No!- rispondo ancora
-Prometto che dopo ti lascio in pace-
-Dopo?- mi fermo ancora e lui mi imita. Incomincia a darmi ai nervi questa cosa.
-Sí, se non ti lasci accompagnare ti seguo-
-Sei anche uno stalker adesso?- Incrocio le braccia al petto.
-No, e solo che mi fai pena. Nessuno ti porta mai a lavoro, e nessuno ti viene a prendere- la parola "pena" mi fa venire la nausea. Odio suscitare compassione nelle persone.
-Tu come fai a saperlo?- chiedo in un sussurro, i evitabilmente mi si crea un nodo in gola.
Lui si toglie il casco e fa una faccia buffa -Ammetto che ti ho guardata da dietro le finestre...- Allora non era una mia impressione. Che stronzo!! -Allora? Ti fai portare o ti devo seguire?-
-Non ho il casco...- dico sicura
-Usa il mio- mi toglie gli occhiali e se li infila. Poi prende il suo casco e me lo mette senza darmi il tempo di protestare.
-Ho paura- tento ancora
-Sei la prima che me lo dice apertamente. Comunque vado piano promesso!- si mette una mano sul cuore. Non so esattamente cosa mi prenda, ma accetto. Seguendo le sue indicazioni salgo in moto con le gambe tremanti e il cuore che martella nel petto. Sto anche sudando da matti.
Mi siedo cercando di tenere le distanze tra di noi e mi aggrappo ai manici del sellino. Lui lo voglio toccare il meno possibile
-Tienti a me, è meglio. E comunque non ti mangio- dice mentre mette in moto. Col cappero che lo abbraccio! Di malavoglia gli prendo le estremità della maglia nei pugni e mi mantengo sempre a distanza per evitare di toccarlo. Da dietro vedo che scuote la testa mentre inserisce la marcia con il piede sinistro. Guarda che non arrivano macchine e poi parte piano. Poi da una accelerata improvvisa costringendomi ad incollarlmi a lui e ad abbracciarlo. Bastardo! Sono, quasi sicura che ha anche impennato. Doppio bastardo!! Fortunatamente in poco siamo a casa. Ferma la moro nel suo vialetto e io scendo veloce, manco avessi gli spilli sotto al sedere.
-Stronzo!!- sbotto dopo essermi tolta il casco e mentre lo osservo scendere dalla moto
-Che ho fatto?- fa il finto tonto con me?!
-Non mi prendere per il culo sai?!- ho il cuore letteralmente impazzito. Lui si sporge a guardare dietro di me, solo che indossando i miei occhiali non capisco dove punti il suo sguardo.
-Ammetto che non mi dispiacerebbe- mi risponde riportando l'attenzione su di me -Ma in questo momento non lo sto facendo. Guarda- agita le mani davanti a sé -Le sentiresti altrimenti...- Adesso lo ammazzo! Giuro che lo faccio! Prendo un respiro profondo e mi avvicino a lui, gli sbatto il casto sul petto e mi allontano.
-Piano piccoletta!-
-Non chiamarmi piccoletta!!- Urlo allontanandomi
-Ok....piccoletta!- dal tono di voce capisco che sta ridacchiando, e la cosa mi fa incazzare ancora più di quanto non lo sono già.
-Ma sei stronzo forte allora!!- mi lamento fermandomi davanti alle scale di casa mia.
-No, teoricamente io sono Isaac- si, sta proprio ridendo. Ed è veramente bello. Cioè, voglio dire...ed è veramente uno stronzo!
-Beh, allora vaffanculo Isaac!!!- salgo i gradini come una furia e mi sbatto la porta alle spalle. Un giorno di questi mi cade in testa. Sicuro come l'oro.

Il Vicino Di CasaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora