Fourteeth chapter

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14.

JPOV
La mano mi tremava, posata contro la porta di quella che era stata la camera di Astrid. Ero rimasto lontano tre giorni, abbastanza per darle il tempo di mettere insieme le sue cose e partire.

Si sistemerà tutto, si deve sistemare! Lei supererà il dolore e anzi si sentirà sollevata. Se suo padre morisse compirò il mio dovere come stabilito. Del resto lei è forte, molto più di me. Più forte di chiunque io abbia conosciuto.

Non sapevo se aprire la porta della sua camera. Se fosse rimasta chiusa avrei potuto immaginare che lei fosse ancora lì.

Scossi la testa. Non avrei più ignorato il dolore o i sentimenti. Era la lezione più importante appresa da lei. Mi ha aiutato a ritrovare il mio cuore.

Quando aprii la porta, quasi mi si fermò il cuore.

Lei era lì, seduta rigida sul bordo del letto, le mani strette in grembo, la mascella serrata.

«Che cosa ci fai qui?» le domandai sorpreso.

«Non me ne sono mai andata» mi rispose.

«Ti avevo chiesto di farlo.»

Lei annuì. «Vero. Ma anch'io ti avevo chiesto di uscire dalla mia stanza eppure sei ancora qui.»

«Tre giorni dopo.»

«Tuttavia...» borbottò lei.

Sentivo la gola strozzata. «Perché sei qui?»

«Perché non ho intenzione di andarmene. Ho preso un impegno e lo manterrò. Non ti lascio, almeno finché non ci saremo chiariti onestamente.»

«Sbagli» gracchiai. «Che cosa posso offrirti?» domandai poi, come se le parole mi venissero strappate dal cuore. «Tu dai e dai, e io mi limito a prendere. Perché lo accetti?»

«Perché ti amo.»

Quella frase mi colpì come un pugno, perchè quella era la classica dolcezza che poteva mettere in ginocchio un uomo.

Scossi la testa. «È impossibile.»

«Perché hai delle cicatrici? Non capisco che...»

«Per ciò che sono io» ritorsi. «Per guarire me stesso ti ho tolto la luce e non lo sopporto.»

«Sai che cosa vedo quando ti guardo, Justin? L'uomo più coraggioso e fantastico che io conosca. Hai sopportato pesi che nessun essere umano dovrebbe caricarsi sulle spalle e l'hai fatto con grande forza.»

«Ho avuto paura...»

«Bene» ribatté, alzandosi in piedi mentre una lacrima le scendeva sulla guancia. «Questo significa che sei ancora più coraggioso, perché l'hai fatto lo stesso. Pensi di limitarti a prendere da me? Ma non ti rendi conto di quello che mi dai? Rispetto, attenzioni. Sei l'unico ad aver visto in me qualcosa più della semplice bellezza. Hai detto che quel primo giorno mi avresti cacciata se non fosse stato per le mie parole. Non per il mio corpo o le mie conoscenze. Come puoi non capire che cosa significa? Quanto è stato importante per me?»

«Siamo stati folli, Astrid. Tu sei bella, la donna più bella che abbia mai visto. Ma il tuo cuore, il tuo carattere, la tua mente sono ciò che io... Quando gli incubi o i ricordi mi assalgono, io vedo il tuo viso che allontana l'oscurità.» Avanzai di un passo e le posai una mano sulla guancia. «Ma ho paura di aver scaricato su di te il mio lato oscuro. Tu sei tutto ciò che c'è di buono e di luminoso, e ti ho contaminata con la morte che mi porto dentro.»

Lei scosse la testa. «Perché dici una cosa simile?»

«Hai avuto quegli incubi... Non voglio continuare ad avvelenarti.»

Los Angeles' Hidden Legacy. ↠ Justin BieberWhere stories live. Discover now