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Il mattino seguente mi sveglio con solo un idea in testa, andare al cimitero. Mi alzo lentamente dal letto ed entro in bagno per poi spogliarmi ed entrare nella doccia lasciando che il getto dell'acqua calda rilassi ogni mio nervo. Insapono in capelli massaggiando lentamente la cute, apro nuovamente l'acqua per risciacquare i capelli e ripeto l'azione un altra volta. Finisco di fare la doccia dieci minuti dopo, esco dalla doccia avvolgo corpo e capelli con l'asciugamano. Ritorno in camera e seduto sul letto c'è mio fratello. Lo ignoro e mi avvicino all'armadio prendendo la felpa di Luke e un paio di skinny neri. Vado vicino al comodino e prendo limitino per poi chiudermi nuovamente in bagno. Non capisco cosa voglia da me. Dopo quello che ho fatto non può pretendere che io lo perdoni dopo un giorno. Mi vesto velocemente e ritorno in camera, mentre metto le vans nere, evviva i colori, mio fratello prende parola.

-Mi dispiace- sussurra passandosi una mano tra i capelli rosso fuoco come i miei. Mi alzo dal letto scuotendo la testa. Prendo il telefono e i soldi ed esco dalla camera. Scendo velocemente al piano di sotto e mentre sto aprendo la porta, la voce di mio fratello mi chiama.

-Kitsten per favore, ascoltami- mi raggiunge in pochi passi. Indietreggio spaventata e apro la porta, ma prima di aprirla mi volto verso di lui.

-E tu ascolta questo; Vaffanculo- ed esco di casa sbattendo la porta. A passo svelto mi avvicino alla fermata del bus aspettando venti minuti buoni prima che arrivi. Dopo quasi un'ora doni davanti al cancello del cimitero. Prendo un respiro profondo ed entro. Percorro la stradina fino ad arrivare dove è sepolto Luke. Guardo la foto che hanno messo.

-Questa foto non mostra quel'è il tuo sorriso, il tuo splendido sorriso con tanto di fossette che mi mandavano ai pazzi- mi siedo per terra incurante della terra che potrebbe sporcarmi.

-Mi manchi tanto. Ieri sono andata a casa tua e tua madre mi ha dato l'anello, è splendido Lukey- sorrido amaramente mentre sento le lacrime pizzicare gli occhi.

-Sai quando Mike ha scoperto che vado a trovare Andy si è arrabbiato molto, credo che se l'avessi visto saresti stato deluso da lui, come lo sono io. Non mi ha mai picchiata. Credo che lui pensi che tu stia sostituendo con Andy, ma non è così. Non potrei mai "sostituirti", ma penso che io debba andare avanti. Tu sei andato via e non tornerai mai più e io ho bisogno che qualcuno mi stia accanto, lo sai- continuo a parlare anche se ho la consapevolezza che lui non può rispondermi, ho bisogno di parlare con qualcuno. Sfiorò la foto e poi porto la mano sulla pancia. Abbasso la testa sorridendo leggermente.

-Sai, avrei voluto darti la notizia il prima possibile. Avrei voluto vedere il tuo sorriso, i tuoi occhi lucidi e avrei voluto stringerti a me e dirti quanto ti amo. Avrei voluto tanto dirti "ehi Luke sono incinta, sarai padre"- la voce mi si spezza facendomi finire il mio mongolo prima, interrotta dai singhiozzi. Fa così male e se penso che un giorno dovrò spiegare a mia figlia o a mio figlio che suo padre è morto prima che nascesse mi fa ancora più male. Guardo ancora una volta la foto e poi mi alzo da terra spolverando i pantaloni. Decido di tornare a casa a piedi e fermarmi da qualche parte a mangiare. Mi fermo a metà strada da Subway. Entro dentro e quando sono seduta al tavaolo ordino il panino più grande che ci sia al menù è una Coca-Cola grande. La pancia è ancora piatta ma penso che di questo passo diventerò una mongolfiera. Finisco di mangiare il mio panino e in quel momento suona il telefono. Poso il bicchiere sul tavolo e rispondo senza guardare chi è. Mi alzo andando verso la cassa per pagare. Il cassiere mi mostra lo scontrino e io gli do i soldi per poi uscire dal locale. Non ho ancora nessuna intenzione di parlare con qualcuno perciò rimango in silenzio.

-Kirsten, sono Andrew. Puoi venire qui?- mi chiedo con un tono di voce strano. Improvvisamente mi viene in mente che devo dire anche a lui del bambino e mi prendo un appunto mentale di dirglielo appena sono da lui e corro verso la fermata dell'autobus. In venti minuti arrivo al manicomio. Mi prendo qualche secondo per guardare l'imponente sfruttare e sospirando entro dentro. Cammino a passo svelto verso l'ufficio di Andrew. La porta è socchiusa e provengono delle voci da lì dentro.

Asylum||Andy BiersackWhere stories live. Discover now