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Buongiorno Phoebe,

Sappiamo che non ti aspettavi che ti scrivessimo, quando te ne sei andata da qui. Nemmeno noi pensavamo che ti avremmo mai più contattata, sapendo che allo studio di famiglia non saresti mai stata interessata. Ma dobbiamo comunicarti la morte di Miss Thompson, la tua tata storica. I funerali si terranno il primo febbraio alle 14:30 nella Chiesa principale di Birmingham. Siamo curiosi di sapere se avrai il coraggio di presentarti o se te ne fregherai. Scommettiamo che non verrai, perché la tua codardia sarà ancora la stessa che ti ha fatta fuggire, pur di non prenderti le responsabilità che ti spettavano in quanto parte - più o meno importante - della famiglia Parker.
Arrivederci, sempre che degnerai almeno la famiglia Thompson della tua presenza. Altrimenti, addio. Perderemo per sempre l'onore di rivedere la nostra figlia ribelle.

C. e R. Parker, i tuoi genitori

Rilessi ancora una volta quella dannata email, desiderando aver bloccato prima l'indirizzo del loro studio legale così da non dovermi trovare in una situazione simile. Ma chi l'avrebbe mai immaginato che quegli stronzi mi volessero lanciare una sfida. Perché sí, era di quello che si trattava. Mi prendevano in giro.

Mi girai verso Kyle, che aveva appena terminato la sua lettura silenziosa. Stringeva il computer tra le mani con così tanta forza che pensai stesse per romperlo. E gli occhi. Non li avevo mai visti così. Infuocati. Stretti in un'espressione di ghiaccio. Arrabbiati. I muscoli delle braccia guizzavano sotto la maglia per la tensione. Era aderente, per cui potei notarlo. Deglutí, facendo muovere il pomo d'adamo. Poi, osservai il suo petto gonfiarsi un paio di volte e puf, tornare rilassato. Respirava profondamente, come se stesse cercando di non scattare.

Mi voltai dall'altra parte, perdendomi ad osservare fuori dalla finestra. Febbraio sarebbe iniziato tre giorni dopo. Il clima non era un granché, in quel periodo. Faceva freddo, il cielo era perennemente ricoperto da nuvoloni che minacciavano pioggia. Nuvole nere, cupe. Come il mio umore in quel momento.

"Scricciolo?" mi richiamò.

"Mh-mh" mi girai nuovamente a guardarlo. Era ancora decisamente infuriato.

"Che hai intenzione di fare?".

Bella domanda. "Non lo so" mi limitai a dire, lasciandomi cadere ancora di più tra i morbidi cuscini del divano. Sprofondai nel tessuto, desiderando scomparire anche dalla faccia della terra. Sarebbe stato tutto molto più semplice. Via Phoebe, via i problemi.

Mi passai una mano tra i capelli per cacciare indietro il ciuffo che mi solleticava il naso. E mi rannicchiai, con le ginocchia al petto e le braccia attorno alle gambe. Chinai il viso.

Dondolavo a destra e a sinistra, in movimenti quasi impercettibili. Mi aiutava a calmarmi. Mi ricordava il movimento della culla di quando ero bambina. Sí, sembrerà impossibile che mi ricordassi di una cosa successa.. diciannove o diciotto anni prima. Infatti non lo ricordavo. Era la sensazione, che non potevo dimenticare. Quell'oscillare come le onde del mare. Calmo, pacato. Che tranquillizza.

La mano di Kyle si posò sulla mia gamba, per fermarmi. Se n'era accorto. Aveva interrotto quel momento di pace che ero riuscita a crearmi.

"Cosa vuoi fare?" domandò di nuovo, costringendomi ad alzare lo sguardo. Infatti, mi aveva sollevato il mento con l'indice e non sembrava volerlo spostare da lì.

Sbuffai. "Ti ho detto che non lo so" dovetti ripetere "non lo so, okay?".

Lui sollevò gli angoli della bocca in un sorriso appena percettibile, che però non mi sfuggì. "Parlane con me".

InconsapevolmenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora