XXVI. Separazione

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Nella foto: Damien e Astrid (quanti come me pensano che siano tenerissimiii??😍)

Quando apro gli occhi è mattino inoltrato e la luce del sole che splende nel cielo filtra dalla finestra illuminando la stanza.
Mi stiracchio sul letto, ricordandomi gli avvenimenti di questa notte.
Mi alzo dal letto e osservo il mio riflesso sullo specchio attaccato alle ante centrali dell'armadio.
Il mio collo è sporco di sangue secco, così come il palmo della mano con cui mi sono pulita le labbra dopo aver bevuto il sangue di Damien.
Sposto lo sguardo sul resto della stanza e del demone non c'è nessuna traccia.
Dove sarà andato? Perché è sparito così, senza dire nulla? È da quando siamo tornati dal nascondiglio di Beatrix che evitiamo di separarci senza almeno avvisarci l'un l'altra di dove andiamo.
Prendo alcuni vestiti di ricambio ed esco per andare in bagno. Mentre sono nel corridoio chiamo ancora il demone, non ricevendo però alcuna risposta.
Alla fine mi decido ad entrare in bagno per farmi una doccia, probabilmente Damien sarà uscito. Spero che torni presto, sono stata per troppo tempo lontana da lui e non voglio perdere altro tempo.
Una volta terminata la doccia mi vesto e mi asciugo velocemente i capelli e, quando esco dal bagno, trovo di nuovo un silenzio tombale.
Dov'è Damien?
Sospirando mi trascino in salotto e mi abbandono sul divano. Mi perdo a fissare il soffitto mentre attendo che il demone ritorni. Mi sto preoccupando e forse non ce n'è bisogno, in fondo tra noi due è lui quello che se la sa cavare meglio...
Sono in ansia perché ho paura che la sua sparizione sia collegata a quel che è successo questa notte, quando ha perso il controllo e mi ha morsa.
Spero ritorni presto... non voglio che ci siano problemi irrisolti tra noi.
Appena sento il rumore della serratura della porta, circa dopo mezz'ora da quando mi sono stesa sul divano, scatto in piedi e corro all'entrata, spalancando la porta prima ancora di chi la stava aprendo.
"Papà!" esclamo appena vedo l'angelo davanti ai miei occhi, il quale mi sorride dolcemente.
Poi sposto gli occhi sull'individuo al suo fianco e, vedendo un Damien leggermente imbarazzato, il mio sorriso si amplia ancora di più.
Mio padre è qui. È venuto, come mi aveva promesso.
Mi sposto per permettere ai due di entrare e, non appena hanno varcato la soglia, chiudo la porta.
"Allora, stai meglio? Ho saputo che sei stata ferita." mi domanda mio padre scrutandomi attentamente per assicurarsi che sia tutto al proprio posto.
"Si, ma ora sto molto bene." gli rispondo prendendo la mano di Damien e stringendola tra le mie:"Come mai voi due eravate insieme?"
E, dopo la mia domanda, accade qualcosa che definirei a dir poco impossibile: le guance del demone si tingono leggermente di rosso.
È imbarazzato. E io non posso far altro che pensare a quanto sia tenero in questo momento, con gli occhi che cercano di non incontrare i miei e le guance arrossate.
"Ecco... sapevo che tuo padre sarebbe arrivato oggi ci eravamo accordati prima che partisse per tornare in Paradiso, tempo fa. E... ho deciso di non dirti nulla per... per..." mi risponde Damien non riuscendo però a terminare la frase.
"Volevi farmi una sorpresa?" gli domando mordendomi il labbro inferiore mentre faccio uno dei miei più grandi sorrisi.
Il demone invece, imbarazzato come non l'avevo mai visto, gira la testa di lato, per non guardarmi, e borbotta un quasi impercettibile:"Si."
Non capisco tutto il suo imbarazzo, in fondo ha fatto qualcosa di dolce.
Ah, già, lui non è uno molto da cose dolci.
Per non metterlo ulteriormente a disagio sposto tutta la mia attenzione su mio padre, il quale si sta guardando intorno.
"C'è qualcosa che non va?" gli domando vedendo il suo viso contratto in un'espressione nostalgica.
"No, è che... quando stavo con tua madre, prima che tu nascessi, lei stava già programmando di comprare questa casa, mi disse che se ne era innamorata e che, una volta avveratosi il suo desiderio, l'avrebbe ristrutturata tutta lei, per renderla la casa dei propri sogni." mi risponde mio padre spostando i suoi occhi su di me e sorridendomi di nuovo.
"Hai estratto le ali, vero?" mi domanda d'un tratto e io lo guardo perplessa.
"Si... te l'ha detto Damien?" gli rispondo io.
"No, questo è un cambiamento che si percepisce." mi risponde mio padre avvicinandosi.
"In che senso?" domando ancora, confusa.
"Il tuo profumo cambia e il tuo potere aumenta." mi risponde l'angelo appoggiandomi una mano sulla schiena.
"Ti ha fatto male?"
"Non molto... ma non ero per nulla concentrata sul dolore quando ho estratto le ali." gli rispondo io ripensando al conbattimento con Beatrix. Un po' di dolore ricordo di averlo avvertito, ma ero troppo occupata a non farmi uccidere per prestarci troppa attenzione.
"Quante volte hai usato le ali?" mi domanda ancora mio padre.
"Una."
"Quindi... non sai volare." afferma lui ed io annuisco.
"Allora devi imparare. Ti possono essere molto utili, le ali. E io sarei onorato di poterti insegnare. Non sono riuscito ad essere presente nella maggior parte dei momenti importanti della tua vita e non ti ho aiutata a crescere, almeno permettimi di aiutarti a volare." mi chiede lui e nei suoi occhi percepisco dell'insicurezza, come se temesse un no da parte mia.
"Sarebbe magnifico!" esclamo io non trattenendomi e abbracciandolo.
Ho passato troppo tempo senza un padre, e adesso che lui c'è e che vuole entrare a far parte della mia vita, non posso di certo rifiutarlo.
"E... e a te andrebbe di conoscere Alexander, mio cugino? E la mia migliore amica, Roxy? A loro piacerebbe tanto incontrarti!" gli domando entusiasta mentre noto Damien sorridere e dirigersi verso l'uscita di casa, probabilmente per lasciarci soli.
"Non c'è problema, ne sarei onorato." mi risponde lui ridendo mentre io lo porto in salotto tenendolo per mano. La sua risata è calda e melodiosa, rassicurante e profonda. Mi piace come ride.
"Ti andrebbe di parlarmi di mia zia Elinor?" gli domando sedendomi sul divano mentre lui fa lo stesso. Gli ho posto subito la domanda di cui mi interessa maggiormente la risposta, per Alexander. Vorrei tanto poter aiutare mio cugino a ritrovare sua madre.
Mio padre divenra improvvisamente serio e i suoi occhi si scuriscono un po':"Lo vuoi sapere davvero?"
Io in risposta annuisco, guardandolo negli occhi.
Ora che so di avere una famiglia, non rinuncerò di certo a conoscerla.
"Dopo che la nostra sorella più piccola, Beatrix, scappò dal Paradiso per seguire l'amore, quello stesso amore che la distrusse, Elinor decise che l'avrebbe seguita per farla ragionare e riportarla a casa. Credo che non sia necessario spiegare come ogni suo tentativo fallì. Allora, affranta, iniziò a vagare per le città umane, innamorandosi dello stile di vita degli umani. Perse la testa per un certo Jared, con cui ebbe un figlio, ma poi nostro padre, come venne a richiamare me, andò da lei. Elinor però non voleva tornare a vivere in Paradiso, non dopo aver conosciuto quella nuova vita. Allora agì d'impulso, come un angelo non dovrebbe fare: scappò via abbandonando tutto e tutti, compreso Jared e suo figlio, e si amputò le ali. Si rifugiò in Spagna, iniziando a lavorare e dopo aver messo insieme un piccolo patrimonio, iniziò a viaggiare per l'Africa, per aiutare le popolazioni povere. Tutt'ora dovrebbe essere lì." mi spiega mio padre riassumendomi sinteticamente la storia di Elinor.
"E... e a te manca?" gli domando notando come la sua espressione sia diventata triste.
"Certo. Mia madre è morta, una mia sorella è stata uccisa di recente e un'altra è scappata, mentre mio padre non mi parla più e continua la sua vita come addestratore dell'esercito e ho perso per sempre tua madre. Tu sei l'unica ad essermi rimasta." mi risponde lui accarezzandomi una guancia.
"Come mai... tuo padre non ti parla più?" gli domando sussurrando, quasi avessi paura di ferirlo da quanto è fragile in questo momento.
"Bé, tuo nonno per essere un angelo è piuttosto testardo e dopo tutti i drammi che si sono susseguiti nella nostra famiglia, sapere che il suo primogenito, il suo unico figlio maschio, colui su cui aveva riposto tutta la sua fiducia, aveva avuto una figlia con un'umana... lo ha fatto allontanare. Mio padre è sempre stato uno di quelli contro l'unione tra angeli e umani." mi risponde lui sospirando.
"Comunque non hai solo me. Ora hai anche Alexander, in fondo è tuo nipote e tu sei suo zio. Sono certa che appena lo conoscerai ti ci affezionerai." gli dico io cercando di tirargli un po' su il morale. Come si può non voler più avere a che fare con un figlio? Solo perché la pensano in modo differente, padre e figlio, non dovrebbero allontanarsi così tanto, soprattutto dopo tutti i problemi che hanno dovuto affrontare... Anzi, dovrebbero essere più uniti.
"Ne sono certo. Mi ricordo di averlo già visto quando aveva due mesi e subito avevo notato che aveva ereditato gli stessi identici occhi azzurri della madre." mi dice lui.
"Credo che abbia preso tanto dalla madre, per quanto riguarda l'aspetto. Fisicamente non assomiglia al padre." aggiungo io ripensando a Jared.
"È abbastanza normale. Anche tu hai preso maggiormente da me, per quanto riguarda l'aspetto. Ma la cocciutaggine l'hai ereditata tutta da tua madre." mi risponde lui ridacchiando.
"E... e mia nonna? Di cosa è morta?" gli domando con avidità, voglio sapere tutto sulla famiglia che fino a poco tempo fa non credevo di possedere.
Lui sospira restando in silenzio e per alcuni istanti temo non voglia rispondermi, ma poi inizia a parlare:"Mia madre morì circa venticinque anni fa, quando Beatrix iniziò a delirare e a detestare al massimo il Paradiso. Mia madre voleva farla ragionare e farle capire che non doveva disprezzare in quel modo la propria famiglia e la propria casa. Beatrix, che era nata con dei poteri straordinari, cercò di controllare la mente e il corpo di nostra madre, ma utilizzò troppo potere e il corpo di nostra madre non resistette. Noi, dopo questa grande perdita, decidemmo comunque di non condannare Beatrix, noi angeli siamo molto inclini al perdono, ma pochi anni dopo, come ho già detto, lei se ne andò. Sai, tua nonna era un angelo molto particolare. Possedeva il tipico orgoglio dei demoni, ma era buona e generosa con tutti. Era magnifica e... se lei fosse ancora qui, ti adorerebbe. E poi... hai il suo stesso rassicurante sorriso."
"Quindi... in poche parole la nostra famiglia è tutta una serie di morte e drammi." sussurro io.
Mi sarebbe piaciuto conoscere mia nonna... o mi piacerebbe anche conoscere mio nonno, ma da quel che ho capito lui non sarebbe d'accordo. È brutto sapere che mio nonno non vuole avere a che fare con me, anche se non lo conosco mi sento ferita.
I genitori di mia madre non li ho mai conosciuti perché mia madre scappò di casa all'età di diciasette anni, diventando autonoma in tutto e per tutto. Da quando scappò chiuse ogni contatto con i suoi genitori, e fu proprio in quel periodo che conobbe la madre di Roxy, Cathleen. Anche se poi, dopo qualche anno, le due si allontanarono, finché io e Roxy non diventammo migliori amiche facendole riavvicinare.
"Più o meno. E anche tu ti sei complicata di parecchio la vita, amando un demone." mi risponde lui cingendomi le spalle con un braccio.
"Lo so..." sussurro io e lui mi sorride dolcemente aggiungendo:"... ma non ci si può imporre chi amare. Ne so qualcosa, fidati."
Appoggio la testa sulla sua spalla e lo guardo negli occhi:"Ti andrebbe di... raccontarmi qualcosa sulla tua... nostra, famiglia?"
"Certamente, tutto quello che vuoi." mi risponde lui ed è così che passiamo le successive ore, a parlare della famiglia che non sapevo di avere e delle gioie e dei drammi passati.

Tenebris: wherever you will goWhere stories live. Discover now