39. Scappiamo

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"Voi siete matti" sussurrai, guardando quelli che dovevano essere i miei genitori.

Lucas accanto a me tremava e io mi voltai a guardarlo. Aveva gli occhi spalancati e lucidi.
Gli afferrai il viso, fregandomene delle due figure davanti a noi.

"Hei, amore. Va tutto bene. Sono qui con te e lo sarò sempre. D'accordo?".

Lui annuì poco convinto.

"Derek, posso parlarti da solo?" mi chiese Adam Lee.

"No" risposi in modo gelido, per poi rivolgermi allo stesso modo con mia madre: "Margaret, posso parlarti da solo?". Era la prima volta che la chiamavo per nome e dal suo sguardo capii che se n'era accorta anche lei.

Mia madre annuì soltanto.

"Lucas, forse è meglio che tu vada" disse quella sottospecie di uomo.
E ovviamente la rabbia mi montò dentro.

"Non dire al mio ragazzo che cosa deve fare!" esclamai. "Lucas, amore. Aspettami in camera mia, va bene?" terminai poi dolcemente alla figura che avevo accanto.

Più utilizzavo quel nomignolo per Lucas, più quell'omofobo del cazzo storceva la bocca. E ovviamente io lo facevo ancora più apposta.

Lucas mi fece un cenno con la testa e io andai in cucina con mia madre, che non diceva una parola.

"Vuoi davvero mandarmi via?" le chiesi e lei fece un cenno affermativo.

L'odio che provavo per quella donna era così insano. Credevo che il nostro rapporto stesse migliorando. Avevamo fatto dei progressi, che erano spariti in un batter d'occhio. Avevo cercato di giustificare tutte le sue azioni, di perdonarla, ma lei non sapeva come gestire suo figlio, come amarlo e le mie erano solo speranze vane.

"Quell'uomo non ha abbandonato solo me undici anni fa. Ha abbandonato anche te".

"Ma rimane comunque tuo padre. E non puoi biasimarmi se penso che con lui mio figlio può avere una vita migliore di quella che ha adesso".

"La mia vita va benissimo così, grazie per l'interessamento" risposi. "Qui ho tutto ciò che mi serve: Lucas".

A quel punto sentii che i due stavano parlando all'ingresso, ma non avevo intenzione di interrompere quel discorso con mia madre. Ci avrei pensato dopo.

"Hai sedici anni, Derek. Lucas non è così importante".

Quella frase mi fece ribollire il sangue. Proprio lei che sapeva quanto amavo quel ragazzo.

"So che Adam non mi ha mai accettato e mai lo farà. Ma tu, mamma, speravo che almeno tu... Mi avessi accettato con il tempo. Non andrò in Spagna con lui".

"Germania, Der".

"Non andrò da nessuna parte con lui. E se tu non mi vuoi in questa casa, beh, ti saluto" dissi.

Lei mi guardò di sbieco. "Dove andrai? A vivere dagli Horan?".

In realtà poteva essere un'idea, ma non volevo approfittare di loro, né darla vinta a mia madre. Non risposi, mentre quel pensiero strano mi si formulava nella testa.

"Derek, se tu andassi con tuo padre, potresti farti una vita, finire la scuola come si deve e andare al college".

Chi ha detto che non sarei andato al college? Io e Lucas ci saremmo diplomati e ce ne saremmo andati. Era quello il nostro patto.

"Se veramente vuole fare qualcosa per me, potrebbe mandare dei soldi e per il resto andarsene a fanculo".

"Derek".

"No, mamma. Niente Derek. Io non andrò con lui" dissi deciso, voltandomi verso la porta dove Adam era poggiato allo stipite. Gli passai accanto e gli diedi anche un colpo con la spalla, facendolo sospirare.

Avrò Cura di Te 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora