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Apro gli occhi con il suono incessante della mia sveglia. È una calda mattina di giugno e devo andare a scuola. Ma oggi è l'ultimo giorno! PER SEMPRE!
Ho finito la scuola!
Ciò mi fa sorridere e mi alzo più felice del solito. Faccio colazione, mi infilo una maglietta nera, gli skinny e le vans bianche. Raccolgo i capelli scuri in una crocchia disordinata e raggiungo la scuola a piedi. Le cinque noiosissime ore che mi separano dalla libertà passano abbastanza velocemente, tra qualche scarabocchio sul quaderno e qualche dedica sulle braccia.
Tornando a casa, infilo le cuffie, ascoltando 'Wonderwall'.
Cammino con lo sguardo fisso sui piedi e vado a sbattere contro un ragazzo alto, capelli ed occhi scuri, ciuffo e un sorriso stupendo.
'Oh scusami' dico imbarazzata togliendo la cuffia dall'orecchio destro.
'Tranquilla, tutto bene?' chiede lui.
'Si grazie.' rispondo.
'Sicura?'
'Si si. Mi sembra di conoscerti.'
'Uhm, vediamo se indovini.' mi sfida lui, togliendo gli occhiali.
'Sami...' dico.
'Proprio lui!' sorride.
'Ecco perché mi eri tanto familiare!' esclamo io.
Il suo sorriso mi ha colpito.
'E grazie per aver evitato che inciampassi come un'idiota. Come posso sdebitarmi?' chiedo.
'Come vuoi.'
'Ti va un caffè?' propongo.
'Volentieri!'
E così ci avviamo chiacchierando verso il bar. Scopro molte cose di lui.
'Due caffè!' esordisco io.
Beviamo il caffè.
'Giulietta, come te la cavi con l'italiano?' domanda Sami.
'Uhm bene, perché?'
'Perché avrei bisogno di una mano!' chiede lui, facendo gli occhi dolci.
'Va bene, non riesco a resistere a questi occhietti.' sorrido provando ad imitarlo.

solo due satelliti; Sami Khedira.Where stories live. Discover now