20.Sistemeremo tutto

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Lui era alla guida ed io ero accanto a lui nel posto del passeggero.
Eravamo in autostrada, non avevamo una meta precisa, dovevamo andare in un posto dove fossimo al sicuro.
Se fossimo andati in casa dei genitori di Cosimo avremmo messo in pericolo anche loro e non ci sembrava il caso.
"Se andassimo verso Roma? Magari poi per la vigilia andiamo a trovare i tuoi"
"Roma può essere una buona idea"
"Almeno possiamo stare tranquilli un po' "
"Già, poi bisognerà trovare una sistemazione prima che mi blocchino i soldi dal conto corrente"
"In ogni caso abbiamo i miei, non sono molti ma almeno non andiamo allo sbando"
"Sì, però quelli preferisco tenerli per l'emergenza vera e propria" spiegò.
"Cos, la situazione adesso com'è?"
"Non delle migliori, ho già prelevato un po' di soldi ma non so per quanto ci bastano"
"Ce la faremo, se il problema sono i soldi vedremo di usarne il meno possibile o di farceli imprestare"
"L'importante è non perdersi, altrimenti siamo fottuti"
"Già"
Staccò una mano dal volante e prese la mia, per poi stringermela.
"Se ne usciremo insieme da questa situazione, potremo pensare a sistemarci insieme, comprare una casa e via dicendo" disse guardando la strada.
"Mi piacerebbe un sacco"
"Sono sicuro che ci riusciremo"
"Già... Tra poco è un mese che stiamo insieme"
"Ho in mente grandi cose" disse facendo un sorrisetto malizioso.
"Posso immaginare" dissi per poi ridere poco dopo.

Nel giro di qualche ora arrivammo vicino a Roma, avevamo trovato una specie di ostello ed avevamo prenotato per una notte.
Erano le prime ore del mattino quando posteggiammo la macchina nel parcheggio, non sembrava poi così male il posto.
Entrammo e andammo a richiedere le chiavi, dopodichè andammo in camera.
Non avevo alcuna voglia di cercare un pigiama, o qualcosa che ne facesse le veci, nella borsa,  perciò appena chiuse la porta mi infilai sotto le coperte in intimo.
Cosimo, dopo avermi squadrato per bene, assunse un'espressione maliziosa e mi raggiunse sotto le coperte.
Anche lui aveva avuto la mia stessa idea.
Spense la luce e mi afferrò per i fianchi per poi tirarmi a lui.
"Oh, io ci provo a contenermi ma non ti assicuro niente...E poi non ho ancora visto quei famosi tatuaggi di cui mi parlavi" disse con un sottofondo di risata.
"Dormi che è tardi"
"Sarà meglio"

Ci svegliammo verso le undici, eravamo entrambi ancora tramortito dal sonno.
Non avevamo deciso dove andare, vivere da vagabondi non era la situazione ottimale ma se ci permetteva di stare sicuri e insieme, lo avrei rifatto mille volte.
Non volevo perderlo per nessun motivo.
Quando aprii gli occhi, mi ritrovai praticamente addosso a lui, con il viso sotto il suo mento e le mani sul suo petto.
Lui mi accarezzava la schiena nuda, provocandomi, ad ogni contatto, una serie di brividi.
"Buongiorno piccola" disse ancora con gli occhi chiusi.
"Buongiorno Cos" sbiascicai cercando di svegliarmi del tutto.
Rimanemmo abbracciati ancora un po', fino a quando non vibrò il telefono di Cosimo sul comodino.
Scesi da lui e mi sedetti sul materasso, mentre lui leggeva il messaggio.
Lo guardai meglio, aveva la mascella serrata e gli occhi puntati al display.
Notai che la sua espressione mutò dall' indecisa allo scazzo, voleva dire che Marra - o qualcun altro del giro- lo aveva avvertito di qualcosa di veramente importante.
"Cos, tutto apposto?"
"Sì sì, più o meno"
"Come sarebbe 'più o meno'?"
"Ho detto a Marra che siamo arrivati vicino a Roma e mi ha detto che bisogna stare attenti alle zone in cui passiamo. Anni fa Marra e uno di Roma, di cui mi sfugge il nome, avevano avuto una discussione che era sfociata in una rissa vera e propria... Quelli di quel giro ci odiano,  e noi odiamo loro"
"Da queste parti non dovrebbe esserci anche Davide?"
Mi guardò sopreso, dopo ci pensò un attimo e gli si illuminò lo sguardo.
"Per qualche giorno siamo sistemati!" disse posando il telefono sul comodino.
"Quindi? Cosa facciamo?"
"Per ora direi di stare ancora un po' qua, poi vediamo"
Passammo il resto della mattinata a provocarci piacere e a coccolarci dopo esserci divertiti.

"Tutto bene?" chiese Cosimo quando mi vide con lo sguardo perso fuori dal finestrino.
"Alla grande" risposi con fare disinteressato.
La sua mano era di nuovo sul mio ginocchio, mi piaceva quel tipo di contatto.
"Sicura? A me non sembra"
"Cos, non ti preoccupare, stavo soltanto pensando"
"Sarà"
Nel giro di poco arrivammo all'indirizzo che Davide ci aveva dato, era fuori Roma, una zona abbastanza tranquilla.
La tensione era abbastanza evidente, se da un lato era un fattore positivo la tranquillità di quella zona, dall'altro era negativo, nel senso che chiunque avrebbe potuto entrare in casa o fare qualsiasi altra cosa senza che qualche vicino di casa o passante sentisse il casino.
Non mi sembrava poi così una buona idea, speravo che in qualche modo qualcuno rimanesse lì con noi.
Fuori da casa trovammo un uomo ad aspettarci, uno che aveva l'aria di uno che comanda.
Non mi inquietava, percepivo quel senso di autorità in un modo assurdo.
Non mi era mai successo così.
Il tipo ci lasciò le chiavi e sparì, ci aveva detto che per qualsiasi cosa bisognava chiamare Davide.
Da dentro non era male, certo, era un po' piccola, ma per due persone andava più che bene.
"Carino il posto, no?" chiese avvicinandosi a me.
"Non male"
Gli avvolsi il collo con le braccia e le sue mani finirono sui miei fianchi.
Gli lasciai un bacio a stampo.
"Per un po' staremo tranquilli, qua non ci conosce praticamente nessuno"
"No, poi tutti ti conoscono come Guè Pequeno, lo spacciatore boss, non come te stesso. È una cosa più che positiva"
"Già" disse con una voce più roca del solito.
"Comunque anche te sei strano" gli feci notare.
Lo avevo visto più teso, sembrava che nascondesse qualcosa.
"È la situazione, tutto lì"
"Speriamo"
"Ho visto che tra qualche giorno c'è un concerto di un gruppo metal emergente, potremmo andarci"
Feci una smorfia, il metal non era per niente il mio genere.
"Se vuoi ti accompagno, così magari vado anche a vedere per tatuarmi"
"Va bene, intanto già che ci siamo potremmo chiedere un po' in giro se conoscono tua sorella, è un evento nazionale quindi forse la conosce qualcuno"
"Speriamo" dissi tornando seria di colpo.
"Tra una settimana comunque penso che potremmo tornare a Milano"
Annuii leggermente e mi lasciai andare tra le sue braccia.
Appoggiai un orecchio al suo petto e chiusi gli occhi.
Erano dei momenti magici.
Non c'era cosa migliore che stare tra le sue braccia.
"Andiamo a fare un giro? Che ne so, magari andiamo a vedere per il tuo tatuatore"
"Dai sì"
Mi staccai da lui ed andai a cercare la giacca che avevo precedentemente appoggiato sul tavolo.
Me la infilai e presi la borsa, dopo uscimmo di casa e andammo alla fermata dell'autobus più vicina.
Il 23 Dicembre era veramente difficile trovare qualcuno disposto a tatuarti, ma con un po' d'impegno avremmo trovato qualcuno.
Giravamo mano nella mano per le vie del centro, avevamo fatto un sacco di foto dalla fontana di Trevi e dal Colosseo, era tutto splendido.
Dopo aver girato in lungo e in largo il centro alla ricerca di qualche suo vecchio conoscente, finimmo in una zona abbastanza periferica.
Iniziavo a non capire perchè fossimo finiti lì.
"Magari spiegami cosa ci facciamo qua... "
"Te vai a tatuarti, io ho da fare due o tre giri"
"Giri, come?"
"Niente di che, devo vedermi con Davide" sorrise falsamente.
Non gli risposi, mi limitai soltanto a fissarlo dritto negli occhi.
"Cosimo... "
"Non voglio farti stare in pensiero"
"Quindi è qualcosa di cui mi devo preoccupare" giunsi subito a conclusioni affrettate.
"No, te l'ho detto, è una cazzata"
"Vabbè, farò finta di crederti"
"Credimi, non ho bisogno di mentirti"

Speriamo.

Annuii e gli lasciai un bacio a stampo, dopodiché ci dividemmo : lui andò verso casa di Davide mentre io andai verso il negozio del tatuatore situato proprio in fondo alla via.
Cosimo mi aveva detto che era un suo amico e che con i tattoo ci sapeva fare proprio bene.
Entrai e trovai un tipo apparentemente giovane, non superava i trent'anni, carnagione olivastra e capelli scuri.
Faccia da tossico al massimo livello.
Però m'ispirava simpatia.
"Buongiorno"
"Giorno" rispose.
"Sei Giulia?" chiese poco dopo.
"Sì,  piacere"

E questo com'è che sapeva il mio nome?
"Emanuele, Manuel per gli amici" si presentò.
"Sei qua per il tatuaggio?"
"Sì" risposi sorpresa "Come..."
"Cosimo mi ha chiamato prima, vieni che incominciamo"
Lo seguii nella stanzetta dove tatuava, gli spiegai brevemente l'idea che avevo e si mise a disegnare.
Sostanzialmente l'idea che avevo per quel tatuaggio era quella che avevo spiegato a Cosimo giorni prima, ovvero una rosa sulla spalla.
Mi stesi sul lettino e lasciai fare al tatuatore tutto quello che doveva fare.
Ci mise un'ora e mezza buona a finire il tatuaggio, avevo deciso di farlo in bianco e nero in modo che la rosa risultasse quasi nera.
Era tutto un gioco di ombre.
Il risultato era stupendo, era meglio di come lo avevo immaginato.
"É bellissimo" commenti quando lo vidi riflesso nel piccolo specchietto.
"Già, è molto bello"
Mi fasciò la spalla e mi fece rivestire.

[…]
"Sono a casa" sbraitò Cosimo entrando in casa.
Feci un cenno con la mano e tornai alla mia serie TV.
Ero sul divano con una coperta addosso e un pacchetto di patatine sul pavimento.
"C'è qualcosa da mangiare?" chiese dopo essersi tolto la giacca ed averla appoggiata sull'appendino.
"Nel freezer c'è una pizza surgelata"
"Okay"
"Tutto apposto?" chiese visibilmente incerto.
"Certo"
"A me non sembra" commentò.
Non mi andava a genio l'idea che facesse così il misterioso riguardo a quello che faceva in giro.
Volevo sapere se dovevo prepararmi ad altri guai o no.
Si sedette accanto a me e fissò a lungo il televisore, poi prese parola.
"Oggi ero da Davide" iniziò "Sono tornato a smazzare l'ero al parco, ho tirato su qualche soldo per noi"
Mi tirai su di scatto e mi sedetti a gambe incrociate.
"Stai scherzando"
"L'ho fatto per noi" provò a convincermi.
"Non mi sembra una situazione così tragica, la nostra" cercai di mantenere la calma.
"No, infatti, ma è per stare tranquilli"
"Bah... "
"Fidati" allungò la mano per accarezzarmi una guancia.
Mi avvicinai a lui e gli lasciai un bacio a stampo.
"Vorrei passare qualche giorno tranquilla, non con il pensiero che da un momento all'altro qualcuno faccia eruzione in casa e ci lasci un colpo in fronte"
"Non preoccuparti di nulla, nessuno ci verrà a rompere il cazzo"
"Quanto dobbiamo stare qua?"
"Quanto vogliamo, un giorno pensavo di andare a salutare i miei a Firenze"
"Potremmo andarci per la cena del 25" suggerii.
"Va benissimo, domani mattina chiamo mia madre e glielo dico, è curiosa di sapere come sei"
Gli lasciai un altro bacio e mi alzai, avevo il telefono che continuava a squillare.
"Pronto Jake?"
"Ciao Giu', Cosimo è lì con te?"
"Sì"
"Me lo passi?"
"Arriva"
Porsi il telefono a Cosimo, lui mi guardò interrogativamente e rispose.
"Dimmi Jake... Sicuro? Quindi ve ne occupate voi?  Ok... Okay, va bene"
Spense la chiamata in poco tempo e appoggiò il telefono al divano.
"Cosa è successo stavolta?"
"Daniele continua a mandare messaggi minatori, ma ha trovato chi non si fa problemi a eliminarlo dal gioco"
"Jake?"
"Jake e quelli di Cinisello"
"Minchia... "
Non volevo assistere alla sistemazione di Daniele.

COSIMO'S POV
Lei si era addormentata sul divano, io ero accanto a lei.
Più la guardavo e più mi accorgevo che quella era la persona di cui avevo bisogno.
Avevo paura di perderla.
Mi vibrò il telefono.
Speravo non fosse di nuovo lei, doveva lasciarmi stare.
Erano già troppe le cose che le tenevo nascoste, non volevo che ce ne fossero altre.

Da : Silvia.
"Pensi che ignorarmi renda tutto più facile?"
"Dobbiamo parlare, e seriamente anche! "

Sono in ritardo sparato, lo so.
Non è un granché, non l'ho riletto,  quindi scusate per eventuali errori.
Il prossimo capitolo spero venga fuori meglio.
Alla prossima ❤

Scarface || Gué PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora