33.É facile scappare.

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"La situazione é questa : siamo di nuovo nella merda, quelli di Quarto Oggiaro hanno corrotto i Nigeriani nostri e ora siamo rimasti praticamente soli, capito che infami?" spiegò Marra, gesticolando fin troppo.
"Sicuro fra? I Nigeriani ce li riprendiamo tutti, ma dobbiamo fare per forza qualcosa contro quelli di Quarto."
"In quelli di Quarto chi c'é?" Domandai.
"Il cugino della tua amica, i suoi amici, Fabrizio e la sua crew." Spiegò Marra contando sulle dita.
"Voglio partecipare anche io alla sistemazione di Fabrizio, voglio vendetta per mio padre."
"Tu stai buona e non fai proprio nulla." Iniziò Cosimo.
Mi girai e lo fulminai con lo sguardo, per poi tornare a parlare con Marra...
"Propongo una morte dolorosa."
"Un colpo in fronte e via." Suggerì Cosimo.
"Vedremo, vedremo... Siete dei nostri?" Domandò.
"Certo che..."
"Certo che sì!" Esclamai io, senza dare il tempo a Cosimo per finire la frase.
"A posto, venite da me? Ci sono anche Enzo e gli altri."
Cosimo mi guardò un attimo prima di rispondere, era evidente che non aveva la minima voglia di muoversi da casa.
"Dai bro non fare quella faccia, scopi stasera." gli disse Fabio, lasciando intendere che aveva capito bene la situazione.
Scoppiai a ridere per la faccia di Cosimo, che era tra lo stupore e lo scazzo.
"Quindi vi siete chiariti?" domandò Fabio.
"In un certo senso." risposi.
"Meglio così, almeno non avremo problemi."
"Già."
"Bro, stasera andiamo a mangiare da Joe?" domandò Cosimo.
"Sì, ci ha invitato, sai dov'é il posto?"
"Sui navigli, poi ti so dire la via."
"A posto, grazie mille."
"Ci vediamo da me? Devo proprio andare!"
"Arriviamo per le quattro, va bene?"
"Perfetto, scusatemi ma il dovere mi chiama."
"Tranquillo, non preoccuparti." rise Cosimo.
"Occhio a non metterla già incinta."
"Tranquillo, so quello che faccio."
Nel giro di qualche minuto Fabio era già in ascensore e Cosimo stava richiudendo la porta.
Io mi ero nuovamente sdraiata sul divano, occupandone una buona parte.
"Ho capito, seguiremo il consiglio di Marra." disse quasi rassegnato.
"Inizio a pensare che tu venga a casa mia solo per il mio divano." rise.
"Io invece inizio a pensare che tu mi voglia solo per scopare, vedi te." dissi con fin troppa acidità.
"Sai che non é così." rispose con uno sguardo severo.
"Sarà, ma io ho questa impressione."
"Toglitela dalla testa, se volevo una con cui scopare solo, di sicuro non chiamavo te." disse sedendosi accanto a me.
"Mettitelo in testa." concluse.
"Boh, Cosimo..." dissi mettendomi a sedere a gambe incrociate verso di lui.
"Cazzo, fattele due domande! Se fossi la troia di turno, non ti porterei con i miei amici, non ti scriverei che mi manchi e non ti porterei nel posto in cui so che ti piace tanto andare!" sbottò.
"E come mai ogni volta che siamo insieme, scopiamo solo? Non mi sembra che tu voglia altro."
"Posso assicurarti che con quelle da cui voglio solo scopare, non ci sto a coccolarle dopo averlo fatto, non mi sembra di averti mai cacciata di casa dopo aver scopato.
Fidati di me per una buona volta."
Forse quella volta era sincero, forse non dovevo fare la paranoica.
Mi alzai di poco e gli presi il viso tra le mani, mi avvicinai di poco e gli lasciai un bacio sulla guancia.
"Scusami Cos, davvero."
"Ricominciamo da zero." disse quasi come un ordine.
"Va bene."
"Ti amo." sussurrò.
"Anche io."
Mi ritrovai stretta tra le sue braccia per circa la centesima volta.
Ricambiai l'abbraccio, trovavo che stringersi in quel modo servisse a dire ciò che a voce, sia per orgoglio che per altro, non si riusciva a dire.
In fondo, nell'abbraccio, venivano quasi azzerate le distanze, invadendo così gli spazi dell'altra persona.
Come normale che fosse, quando si litigava, l'ultima cosa che si voleva era stare attaccato o comunque molto vicino a quell'altra persona; abbracciarsi era come dire "okay, abbiamo litigato ma io ti amo lo stesso, non m'interessa altro che stare vicino a te."
In quel momento avevo deciso di lasciarmi perdere tra le sue braccia, nonostante le mie costole iniziassero a risentire del suo abbraccio ammazza-ossa.
" É meglio se ci prepariamo, da quanto ho capito ne abbiamo per le lunghe." sussurrò al mio orecchio.
"Sì, é meglio."
Mi staccai da lui e scesi dal divano, recuperai il mio telefono e andai in camera sua : il suo armadio era un'altra delle cose che amavo di casa sua, era a dir poco enorme e conteneva tantissimi vestiti.
"Ti dispiace se ti frego una felpa? La riprendo stasera!" urlai dalla sua camera.
"Fai come vuoi."
Scelsi una felpa nera e la indossai, era una delle poche più piccole che c'erano, perciò non mi stava nemmeno esageratamente grande.
Nel giro di mezz'ora eravamo in macchina, pronti per partire alla volta della Barona.
Erano almeno due settimane che non tornavo lì, anzi, forse era molto di più.
"Cosimo..."
"Sì?"
"Non é che mi faresti...Un favore...?"
"Tutto quello che vuoi." sorrise.
"Un giorno di questi dovrei fare un salto al cimitero, ma non mi va di andarci sola."
"Ti accompagno io, non preoccuparti."
"Grazie."
"Figurati."

Scarface || Gué PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora