~ In The Lair of The Beast ~

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Salutò Lord Monocrome con un cenno della mano. Non sapeva per quanto sarebbe rimasto a casa del Vampiro, mandò giù il nodo che aveva in gola, non sapeva neanche se sarebbe tornato. 

Bussò alla porta e l’uscio si aprì con uno scricchiolio sinistro. La porta non era chiusa a chiave, perciò il suo lui doveva essere lì da qualche parte. Avanzò a tentoni nel buio per trovare l’interruttore della luce, ma non era preparato a quello che si ritrovò davanti una volta che la luce si accese. Trattenne a stento un urlo. 

Dentro quella casa regnava il caos più completo. I quadri e le fotografie erano state frantumate a terra, i mobili erano rovesciati sul pavimento lacerati da profonde artigliate, le stesse che avevano squarciato il divano e le tende, le stesse che avevano dilaniato le pareti. Si incollò al muro che aveva alle spalle. In ogni stanza si ripeteva la medesima scena come un tetro e silenzioso mantra. Il panico prese il sopravvento, dov’era Marshall? 

-Marshall? – lo chiamò e la sua voce uscì strozzata e di almeno due ottave più alta. Non era più spaventato per la vita di lui, ne era terrorizzato. 

“Oh Glob! Fa che non gli sia successo niente!” Riuscì ad arrivare fino alle scale e le salì con gambe molli. La stanza era silenziosa e lui nel buio non riuscì dapprima a vedere nulla. 

-Marshall?- sussurrò non fiducioso stavolta della propria voce e il suo sussurro in quell’oscurità fu potente quanto un grido. Pian piano gli occhi si abituarono al buio, non riusciva a vedere bene ma era meglio di niente. –Marshall?- ritentò. 

Finalmente lo vide. Era seduto sul pavimento, addossato ad una parete anch’essa graffiata, con le braccia pallide e magre che riposavano molli ai fianchi. Aveva la testa reclinata leggermente all’indietro, il volto, come le braccia, pallidissimo e scheletrico, formava uno strano contrasto con le occhiaie scure e le labbra livide. Anche gli occhi rivelavano una gran sofferenza, occhi infossati e stanchi, occhi che non avevano mai smesso di guardarlo da quando aveva messo piede lì dentro. 

Gumball stentava a credere che lui fosse davvero il suo Vampiro, quello che lo prendeva sempre in giro, quello che aveva imparato ad amare. Si avvicinò pian piano. Il petto del moro si alzava e si abbassava affannosamente in cerca di ossigeno, come se ne avesse avuto davvero di bisogno. 

-Vattene.- Di nuovo la voce di Marshall sembrò più simile al verso di una belva. Come quel giorno. 

Il principe scosse la testa, anche se rimanere avesse significato morire, non voleva andarsene. Il suo posto era lì accanto a lui. 

-Non..pu..- le parole gli morirono in gola e Marshall si sentiva troppo stanco per riprovare. Chiuse gli occhi lentamente. Anche pensare era una fatica immane. Voleva solo lasciarsi andare…

Riaprì gli occhi e incrociò quelli del Principe, vide solo un oceano rosa. 

“Rosa.” Erano di nuovo rosa. Rabbrividì. 

“Rosa.” Se solo avesse potuto far smettere quell’incessante martellio che aveva in testa. 

“Rosa.” Se solo i denti avessero smesso di pulsare così dolorosamente. 

“Dolore.” Se solo… “Dolore.” 

Sbatté le palpebre. “A cosa stava pensando?" Non riusciva a ricordarlo. 

Si sentì scuotere leggermente. Non si era accorto di aver chiuso di nuovo gli occhi. Li aprì, annegandoli nel rosa. 

Gumball era rimasto per tutto il tempo a fissarlo. Aveva capito finalmente. Riusciva a leggere negli occhi di Marshall il bisogno. Bisogno di nutrirsi. Bisogno di tornare a respirare. Bisogno di tornare a vivere. Perché era questo che aveva cercato di dirgli lui quel giorno. Un Vampiro è già morto. Non può morire di fame o di sete se smette di nutrirsi, semplicemente la sua pelle si sfalda. E la sua mente? Precipita nell’abisso in pasto alla belva. E lui l’aveva compreso soltanto in quell’istante! Si diede una manata sulla fronte. 
“Stupido! Sono uno stupido di proporzioni gigantesche!” Forse però non era ancora troppo tardi… forse poteva ancora fare qualcosa, in fondo il rosa era una gradazione di quel colore. Prese le spalle di Marshall e lo scosse leggermente. Le pupille del Vampiro si restrinsero, sembravano quelle di un serpente. Sotto lo sguardo sempre più perso del moro si alzò la manica del braccio sinistro e gli porse il polso. 

A Bite in The Shadow [ GumLee] [Ita] [Bl]Where stories live. Discover now