Segreti

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Il sole stava tramontando. I suoi riflessi rossastri si stagliavano nel cielo e sembravano trafiggere le nuvole, che si macchiavano di rosa e color pesca. Il venticello fresco vibrava tra le foglie che emettevano un dolce fruscio, e cadevano, lente e inesorabili. Finn le guardava durante la caduta e non appena toccavano terra dava un tiro alla sigaretta, soffiava la nuvoletta di fumo e tornava a concentrarsi sulla foglia che più lo colpiva.  E si ripeteva, ritmicamente.
Lui, l'autunno e i suoi pensieri. I suo dannati pensieri. Lo avevano seguito fino a Londra e non lo avevano lasciato in pace; ed adesso si sentiva vuoto e amareggiato. Diede un tiro alla sigaretta, con gli occhi chiusi, inclinò il capo e soffiò. Era da giorni che non fumava, precisamente dalla prima volta in cui lui e Celestia si erano parlati. Non ne aveva sentito il bisogno perché c'era solo un pensiero che gli occupava la testa: lei. E allora perché adesso si sentiva in quel modo? Perché si sentiva così solo?
Semplice, perché quegli attimi di felicità erano solo parentesi che si chiudevano nel giro di poco tempo.  Stava bene quando lei lo guardava ma poi distoglieva lo sguardo e lui si sentiva peggio di prima. Si sentiva vuoto, senza nulla. Era questa la sensazione che aveva sempre addosso e che lui odiava. Una lieve pressione sulla spalla lo fece sussultare.
<< Ecco dov'eri>> Malchom si sedette accanto a lui << Non ti ho visto tornare in camera dopo pranzo e mi sono preoccupato. Sono ormai le sei>>
<< Preoccupato? E cosa vuoi che succeda qui? >>
<< Beh, potresti trovarti dietro le chiappe di Mister Pack>>
Lui sorrise << Fa una dieta a base di fagioli quello lì>> soffiò via il fumo.
Malchom lo osservò << Era da un po' che non fumavi>> disse.
Lui annuì << Sì, qualche giorno>> convenne.
Silenzio. Malchom proiettò il busto in avanti per guardarlo meglio in faccia
<< Ehi amico, cosa succede>>
Finn inghiottì un po' di fumo, poi prese il telefono e glielo mostrò
<< Leggi l'ultimo messaggio che mi è arrivato, l'ho copiato e tradotto nelle note, giusto per ricordarmelo>>
Malchom obbedì << Natalia? E chi è?>.
<< Non ne ho idea, leggi.>>
<< "Ciao Finn, sono Natalia. Lo specifico perché sono abbastanza sicura che tu abbia cancellato il mio numero. Sinceramente credo che sia anche improbabile che tu ti ricordi di me visto il genere di persona che sei. Ti chiederai perché ti scrivo, ma la risposta è semplice: perché sei uno stronzo. Un pezzo di merda, un bastardo approfittatore con il cuore di pietra. Eccome se lo sei, non sono mie parole, sono i pensieri di tutti. Non solo delle ragazze che ti sei portato letto scaricandole il mattino dopo, ma anche dei tuoi amici che davanti a te fanno gli splendidi ma che in realtà ti odiano. Fai schifo. Ti odiano tutti perché sei uno stronzo. Spero che qualcuno ti spezzi il cuore lì, a Londra, così scopri come ci si sente.">> Malchom strabuzzò gli occhi << Wow, questa ti odia a morte. Ma che le hai fatto?>>
<<Nulla, ci siamo divertiti una notte e lei ha dato per scontato che io l'amassi.>>
Gettò la cicca di sigaretta per terra << Ed io non mi ricordavo nemmeno il suo nome>>
<< Ma fottitene Finn, è solo una bimba capricciosa>>
Finn scosse la testa << Una bimba capricciosa che dice la verità>> giunse le mani e ci nascose dentro la bocca, chiuse gli occhi.
Malchom gli scosse la spalla << Amico, non dirmi che te la prendi per una cazzata simile. Tu sei tu, tu sei Finn, il ragazzo più forte, simpatico e apprezzato di tutto il collage, tu..>>
<<Io cosa Malchom? Io cosa?! Io non sono niente>> ruggì Finn alzandosi in piedi. Malchom tirò la schiena in dietro, l'altro scosse la testa e cominciò a passeggiare in tondo << Non capisco cosa la gente pensa che io sia. Un super-eroe forse? Un ragazzo sempre felice e che ha tutto ciò che desidera? Beh non è così. Ma perché nessuno vuole conoscermi abbastanza da scoprire chi sono realmente? Perché nessuno sa quello che penso? Perché nessuno sa che sono solo un ragazzo cresciuto senza un padre e che non riesce a fidarsi di nessuno?>>
<< Finn..>>
Diede un calcio ad un albero << Dannazione Malchom, perché? Perché sono così, con questi continui pensieri disconnessi che mi incasinano la testa e a nessuno importa nulla, perché nessuno capisce quello che ho dentro>> un altro calcio. Malchom non gli staccava gli occhi di dosso, Finn si sedette nuovamente accanto a lui e sospirò. << Scusa lo sfogo>>
<< Ti prego, continua.>>
Finn si stupì di tale richiesta, volse lo sguardo verso il bosco e si stropicciò il viso.
<<Io non ho mai voluto ferire nessuno. Non ho mai voluto far star male mia madre, il mio patrigno e nessuna di quelle ragazze. Ma evidentemente è l'unica cosa che sono capace di fare, allora ho preso un aereo pensando di dimenticarmi dei miei problemi>> entrambi i ragazzi seguirono con lo sguardo la caduta di una foglia rossa e poi ripresero.
<< È solo che non ci riesco, non riesco a provare qualcosa di forte, qualcosa di vero. Sento che i miei sentimenti sono intorpiditi, e sento che nulla riesce a svegliarli>>
<< Non è vero >> affermò Malchom.
<<Che vuoi dire?>>
<< C'è qualcuno che ti fa provare qualcosa, e non puoi negarlo. Sto parlando di Celestia>>
<<Beh è vero, con lei è diverso. Ma è scostante e spesso mi fa sentire più male che altro>>
<< E allora? Ti fa sentire vivo. È questo quello di cui hai bisogno Finn. Se ti sei preso una cotta per una stramba non ci puoi far nulla, ma è comunque qualcosa. >> Malchom annaspava alla ricerca delle giuste parole, si avvicinò all'amico <<Io so che non sei così Finn, io so che sei molto di più di quello che hai detto, il contrario delle parole scritte in quel messaggio. Tu sei buono Finn, se forte e gentile>>
Finn rifletté su quelle parole. Malchom aveva ragione: non importava quello che provava quando Celestia se ne andava, ma quello che provava quando era con lei. Non importava che lei fosse così emblematica e sfuggevole, perché lui provava qualcosa ed era disposto a mettersi alla rincorsa di lei. Perché con il suo veleno avrebbe potuto salvarlo, con le sue spine avrebbe potuto accarezzarlo. E lui avrebbe finalmente sentito qualcosa.
E l'avrebbe fatta stare bene o male, qualsiasi cosa lei desiderasse, purché fossero stati sempre vicini.

Denise teneva tra le mani una tazza di tè caldo. Tremava tutta nonostante la grossa coperta sulle spalle, bevve un sorso e posò la tazza sulle gambe, piantando gli occhi sgranati sulla ragazza che aveva davanti.
<< Quindi sia tu che Arae che Deneb che Antares siete...>>
<< Ti prego Denise, abbassa la voce>>
Celestia camminò velocemente verso di lei con i capelli che le svolazzavano dietro << Non devi dirlo a nessuno ok? Non devi dire nulla di quello che sai adesso>>
L'altra bevve un sorso, leggermente più tranquilla << Non sono stupida.>> Celestia si gettò a pancia in su sul letto. << Lo so>> commentò.
Denise fissò il punto della pancia coperto da una fasciatura.
<<Fa male?>>
<< Intendi la pancia?>>
Denise posò la tazza sulla sedia che aveva accanto << Tutto>>
Celestia ci rifletté un po', lo sguardo al soffitto << Un po'>> fece. Si sollevò sui gomiti trattenendo un gemito << Non avrei mai voluto che tu vedessi quelle cose. Non avrei mai valuto dover ricorrere ai miei poteri, è una cosa spaventosa per te, immagino.>>
<< No>> rispose l'altra << Tu mi hai salvato. La cosa spaventosa è quel...>>
<<. Demone>> concluse per lei Celestia.
<< Già, lui>> Denise riprese a tremare. La ragazza dai capelli azzurri si mise a sedere e si avvicinò a lei, abbracciandola << È tutti finito, è andato via. E Adesso che sappiamo che c'è un incubo che si aggira da queste parti io e le altre ragazze ci prepareremo per sconfiggerlo>>
Denise annuì << Grazie Celestia, non oso pensare cosa sarebbe successo senza di te>>
Celestia sorrise << Mi piace questa sensazione>>
<< Che intendi dire?>>
<< Sapere di essere servita a qualcuno>>
Furono interrotte da qualcuno che bussò alla porta. Denise sussultò
<< Tranquilla fece l'altra, figurati se un demone bussa alla porta>>
Si alzò ed andò ad aprire.
Si trovò davanti Finn
<< Ciao, stavi pensando che oggi quando te ne sei andata dal bosco mi sei sembrata un po' giù e sono venuto a vedere come stai...>> Fece scivolare lo sguardo e ammutolì << Dimmi un po', non credi che ci sia troppo freddo per starsene in reggiseno?>>
<< Ma che vuoi dire>> si arrestò, abbassò lo sguardo e si ricordò di aver tolto la maglietta per medicare la ferita. Arrossí violentemente
<< Non guardarmi, maniaco!>> E corse dentro lasciando la porta aperta.
Finn tirò un profondo respiro << calmo, stai calmo>> ripeteva sottovoce. Entrò e chiuse la porta
<< Ciao>>
Lui sobbalzò << Oh, ciao Denise. Non dirmi che anche tu sei mezza nuda>>
<< Non dirmi che ti dispiace di averla vista >> commentò lei << Comunque no, sono ben coperta, tranquillo>>
Lui si sedette accanto a lei, osservando la coperta e la tazza di tè
<< Hai freddo?>>
Sorrise << Un po'>>
Celestia tornò con indosso una felpa nera e dei leggins.
<< Sapete che stavo pensando>> esordì Finn. Le altre scossero la testa
<< Che dovremmo essere più amici. Venite in camera mia e di Malchom questa sera, giochiamo alla play>>
Denise fece spallucce << Per me va bene?>> Guardarono Celestia in attesa di risposta, lei ruotò gli occhi al cielo
<<E va bene>>concesse
<< Allora è deciso>> festeggiò lui, rivolse a Celestia un dolce sguardo
<<E se non piove magari andiamo a guardare le stelle>>

Stella MaledettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora