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Cap.17

L'orologio dall'altra parte del castello rintoccò la mezzanotte, ma Piton non sembrò sentirla.
Al contrario, sedeva stanco su uno sgabello nella penombra del suo ufficio accanto a boccette di pozioni pronte per l'uso, maleodoranti calderoni vuoti e un pensatoio.
Anzi, il pensatoio.
Lo stesso che Silente gli aveva affidato poco prima della sua fuga da Hogwarts.

Nemmeno quello importava, in quel momento.

Nulla importava.

Perché l'aveva persa.
L'aveva persa per sempre.

La sua dolce e amata Lily, con i suoi fluenti capelli ramati e quegli occhi smeraldini capaci di incantare chiunque la guardasse, l'aveva persa una volta per tutte.

Sapeva bene che, in realtà, la sua dolce metà era diventata irraggiungibile quando Potter -quel presuntuoso e arrogante giocatore di Quidditch - l'aveva sposata.
La situazione era poi peggiorata quando, il 31 luglio del 1980, era venuto al mondo il figlio di Potter.

Anzi, loro figlio.

Nonostante tutto lui, Severus, aveva continuato a sperare, pregare che lei e Potter si lasciassero, così da poter subentrare,
Ma chi mai avrebbe lasciato James Potter?
Poi, Voldemort li aveva uccisi e tutte le speranze di Severus si erano dissolte...fino a qualche mese prima, quando i Potter erano tornati in vita, resuscitati grazie a qualche miracolo o a qualche strana magia.

E lì, aveva ricominciato a sperare, invano.
Lily e James erano sempre insieme.
Alle riunioni dell'Ordine – l'unico momento in cui Severus li incontrava - sedevano sempre accanto, parlavano sempre con Black - il pidocchioso amico di Potter - e, più di una volta, Severus li aveva intravisti scambiarsi bollenti baci in stanze vuote.

Poi, ovviamente, c'era il piccolo di casa Potter.
Identico a suo padre in tutto e per tutto, ma con gli occhi della madre.

Per Severus era diventato un'altra tortura.
L'ennesima prova, anzi la prova vivente, che James Potter si era portato via per sempre Lily, che l'aveva fatta sua e che Piton non sarebbe mai riuscito ad averla.
Quante volte aveva sognato di mettere le mani intorno al collo di quel ragazzino e farlo fuori?
Una preoccupazione in meno, si diceva.
A quel punto, però, Lily lo avrebbe ucciso.
In senso letterale.

Guai azzardarsi a toccare il suo piccolino.
Quando si parlava di Harry, Lily diventava peggio di Petunia.
Quella sera ne aveva dato dimostrazione.

"Tuo marito, invece?"

"Mio marito? Vuoi mettere in mezzo mio marito?"

"E' lui la causa di tutto"

Ed era vero.
Era a causa sua se lui, Severus, e Lily avevano litigato.
Era a causa sua se l'aveva chiamata in quel modo impronunciabile.
Era a causa sua se l'aveva persa.
"No, lui è il tuo capro espiatorio perfetto" lo corresse Lily con fervore.
Quando si trattava di difendere la sua famiglia,
pensò Piton, si trasformava in una leonessa.
Ma per Potter...
Ricordava ancora bene quando, da piccoli, lo insultavano.
"Spocchioso e arrogante" lo definiva lei.
Ma, alla fine, la conversazione era degenerata.

E il finale aveva fatto male. Molto male.

Severus ritornò alla realtà.
La realtà nella quale tutto, nella sua vita, era cupo.
Più di prima, ora che Lily se n'era andata.

Era stata chiara, anche troppo.
"Non mettere mai più in mezzo mio figlio"
Non erano tanto quelle parole a ferirlo.
Erano gli occhi.
Sempre allegri, sempre pieni di vita.

Prima, invece, puntati su di lui erano traboccanti di disgusto.

Estrasse la bacchetta, la puntò alla propria tempia, estrasse il ricordo e lo gettò nel pensatoio.
Un' ulteriore prova del suo fallimento scacciato via dalla sua mente.

Una lacrima gli scivolò lungo la guancia, per poi raggiungere la mascella e cadde a terra.
Una seconda.
Poi, una terza.
Quella sera, per la prima volta dopo anni – per la precisione dalla notte della morte di Lily- Severus Piton pianse.


Il ritorno dei Potter || (COMPLETA)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora