Prima degli occhi ( capitolo 5 )

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Il primo giorno di lezioni per Chiara fu una liberazione, l'emozione di entrare in facoltà, di sedere in un'aula che nulla aveva a che vedere con quelle del liceo, di sentirsi indipendente davvero. Seguì con parecchia attenzione, anche perché quando si comincia qualcosa lo si fa sempre con le intenzioni migliori, poi però di solito non si finisce come si è iniziato. L'inizio però è sempre pieno di entusiasmo. Come quando si inizia a scrivere su un nuovo quaderno, le prime cinque pagine sono impeccabili, neanche una correzione, tutto perfettamente allineato, ma basta il primo errore a fare prevalere l'anarchia. Dalla quinta pagina in poi sembrerà il quaderno di un folle psicopatico. Se la giornata non fosse stata così significativa sicuramente avrebbe prevalso su di lei quel gran bordello che c'era nella sua testa. La noia tende a trascinarci nel disagio e credo sia uno dei motivi per il quale le persone ricche spesso cadono in depressione. Chi deve lavorare e ha mille pensieri per la testa, fa fatica a trovare il tempo di deprimersi. Uscita da lezione si infilò le cuffie nelle orecchie, Bon Iver cantava "Halocene", una di quelle canzoni che rallentano il mondo intorno a te, dolce e delicata come la colonna sonora di un film d'amore. Chiara aveva assolutamente bisogno di colonne sonore, di associare ogni momento ad una canzone. L'attesa del tram era uno di quei momenti nel quale osservare la vita, con la musica nel cervello. Una tizia precedeva un cane che la seguiva zompettando, tenendo lo stesso ritmo della sua camminata. La musica trasformò quell'immagine. Il marciapiede diventò una strada sterrata con il niente intorno, impolverata e arida. La tizia e il suo fedele cane avrebbero camminato senza sosta, fermandosi ogni tanto per riposare e sdraiarsi vicini. Il cane poi però iniziò a cagare sul marciapiede e svanì la magia. Il 18 si fece aspettare parecchio, le porte si aprirono già in corsa, i tram a Torino si comportano in questo modo. Chiara lasciò scendere un signore anziano e poi salì, una bimba se ne stava in piedi, per mano alla madre, e la fissava con aria da smorfiosetta. Quando guardi un bambino incrociando il suo sguardo possono succedere diverse cose: che lui sia timido e che quindi si nasconda all'istante, che lui sia intraprendente e che quindi ti saluti o ti sorrida facendoti qualche boccaccia, oppure che sia arrogante. Questa era una stronzetta, che se non fosse che si sarebbe sentita una merda, un innocuo sgambetto glielo avrebbe fatto volentieri. Il tram attardò la partenza, colpa di un ragazzo che stava tra le porte non permettendo all'autista di chiuderle. Poco dopo arrivò affannata una ragazza che lui fece salire. Lei era in piena crisi respiratoria ma lui, dopo aver ringraziato l'autista per l'attesa forzata, la baciò e la strinse in un abbraccio. Chiara, con molta invidia per quella coppia, prese il cellulare per cambiare musica e si accorse dell'ennesimo messaggio di Marco:

"Chiara io rimango qui una settimana, non buttiamo via quel poco tempo che abbiamo, ho voglia di stare con te stasera".

Ignorò il messaggio e decise che serviva un'altra colonna sonora, Gue Pequeno "Rose Nere". Prima di rispondergli aveva bisogno di capire che cosa lei volesse da questa situazione. Mostrare debolezza, cadendogli tra le braccia, rischiando di essere solo lo sfizio di un ragazzo tornato single? Magari togliersi lei uno sfizio? Buttarsi a capofitto in quella storia? Intanto Gue, come lei, aveva le idee poco chiare:

"Ti dedicherei un assolo ma non so suonare,

ti regalo un usignolo io non so cantare,

e piango un fiume come l'orinoco

mandami una foto,

vorrei farti posto nel mio cuore

ma fa troppo freddo, è vuoto".

Intorno a lei la gente sembrava passiva, volti stanchi e affaticati, persone dentro una scatola di lamiera che scivolava lungo una strada di cemento. Qualcuno più sfortunato stava in piedi, aggrappato, in bilico, in balia delle curve. Chiara invece aveva bisogno di guardare la strada, doveva sapere dove si stava andando, quando ci sarebbe stata una curva, quando si sarebbe dovuta reggere più forte.

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